Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/09/2009, a pag. 17, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Offensiva talebana. Capo degli 007 ucciso da kamikaze ".
Abdullah Laghmani era stato capo dell’intelligence a Kandahar
KABUL — Quando, a metà mattinata, giunge la notizia della morte del numero due dei servizi segreti nazionali, a Kabul si rafforza l’emergenza. Controlli più severi ai posti di blocco, chiuse le arterie che corrono lungo i ministeri principali, presso la zona delle ambasciate e i comandi militari. Soprattutto viene transennato Sheer Por, il quartiere residenziale dove si trova l’abitazione della vittima. «Se i talebani sono riusciti così facilmente a uccidere Abdullah Laghmani significa che sono sempre più in grado di colpire a piacimento », commenta a caldo Tolo tv , la più diffusa emittente privata, con toni che ricordano da vicino quelli diffusi al tempo degli attentati appena prima delle elezioni due settimane fa. A mezzogiorno è già chiara la dinamica dell’attentato. Un kamikaze a piedi riesce a penetrare il cordone della sicurezza attorno ad Abdullah Laghmani mentre questi sta recandosi alla moschea di Mehtarlam, il capoluogo della regione di Laghman, un centinaio di chilometri a est di Kabul. Nell’esplosione perdono la vita altre 23 persone, tra cui il direttore esecutivo dell’ufficio del governatore ed il capo del consiglio provinciale. I feriti sarebbero una quarantina. Poco dopo i portavoce talebani rivendicano ai media locali e internazionali la paternità dell’azione.
Il servizio dell’intelligence nazionale (noto come Nds, da «National Directory for Security ») è colpito nel profondo. Da molti anni Laghmani era considerato fedelissimo del suo potente direttore, il tagiko Amirullah Saleh, che sin dalla metà degli anni Novanta fu uomo di punta nella lotta contro i talebani tra i ranghi dell’Alleanza del Nord. Pur se di origine pashtun, Laghmani a sua volta aveva militato tra i mujaheddin tagiki e in seguito Saleh gli aveva affidato incarichi molto delicati, che l’avevano portato a coltivare anche rapporti diretti con lo stesso presidente Hamid Karzai. Prima di diventare numero due degli 007, Laghmani era stato capo dell’intelligence a Kandahar, la roccaforte della guerriglia talebana, e aveva svolto missioni volte a rafforzare la rete di informatori nelle regioni orientali e nelle Zone Tribali pachistane. Ieri pomeriggio Karzai ha comunque voluto sminuire la gravità della perdita. «Troveremo presto uomini altrettanto validi nella lotta al terrorismo », ha commentato.
Il presidente ha del resto urgente bisogno di rafforzare la propria posizione. Lo scrutinio continua tra infinite incertezza. Ieri pomeriggio la Commissione elettorale ha diffuso nuovi risultati parziali: con il 60,34 per cento seggi scrutinati, Karzai sarebbe in testa con il 47,3 per cento delle preferenze e lo sfidante Abdullah Abdullah sarebbe a quota 32,6 per cento. Un passo avanti verso la riconferma per Karzai dunque, ma ancora sotto la soglia del 50 per cento più uno, che secondo la Costituzione gli permetterebbe di restare al suo posto senza andare al ballottaggio. E ad alimentare le insicurezze restano le accuse di broglio. Ancora ieri la Commissione per la verifica delle denunce delle irregolarità nelle elezioni ha reso noto di considerare rilevanti almeno 652 casi. La sua presidenza ha potenzialmente l’autorità per dichiarare nullo il voto.
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