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Di 'Avvenire' si sa già da che parte sta 02/09/2009

------Messaggio inoltrato
Da: Segre Fast Web
Data: Wed, 02 Sep 2009 08:47:35 +0200
A: lettere@avvenire.it

Oggetto: Alla cortese attenzione del Direttore

Egregio Direttore, le scrivo a proposito dell'articolo di Fabio Proverbio
uscito ieri sul quotidiano da lei diretto.
Chi si reca in paesi lontani, ancor più se versano in condizioni di guerra,
ha il dovere di riportare ai lettori una situazione del tutto fedele e
completa. Non è deontologicamente corretto riportare solamente una parte di
quel che si è visto. E non averlo eventualmente visto, non è certo una
giustificazione.
Mi spiego meglio, andando lungo le parole dell'articolo di Proverbio.
Frontiera di Rafah: Proverbio scrive di un "incomprensibile embargo";
possibile che non conosca le situazioni di oggi e le cause che le hanno
determinate? Non lo credo, ma andiamo oltre.
Poi Proverbio racconta dei traffici che si svolgono attorno a quelle merci
che entrano nella Striscia tramite i classici mercati locali. Da come ne
parla, si direbbe che questo sia stato, per il suo inviato, il primo viaggio
in un paese arabo, del quale dimostra di ignorare usi e costumi
antichissimi. Il mercanteggiare arabo è una tradizione che ha regole
precise.
Dopo "tre giorni perduti a Gerusalemme per ottenere i permessi" (almeno a
Gerusalemme ha ottenuto quei permessi che evidentemente al Cairo non è
riuscito ad ottenere. Peccato che, da buon cristiano, non abbia osservato
nulla delle bellezze di questa città, nella snervante attesa!), incontra
"don Manuel Musallam, parroco della piccola comunità cristiana di Gaza". E
qui finge di credere alla favoletta di un unico popolo, cristiano e
musulmano, perfettamente integrato. Non conosce i numeri dei cristiani che,
nonostante le frontiere chiuse, se ne vanno, anche per non sottomettersi
alle regole ed ai metodi dei fondamentalisti islamici di Hamas? E non
conosce i pericoli che don Musallam avrebbe corso se avesse parlato
francamente?
Finalmente Proverbio si accorge del territorio di guerra che sta visitando
(tra l'altro, per giungervi, ha attraversato un altro territorio sul quale
in 8 anni sono caduti, e continuano a cadere, oltre 10.000 razzi, ma di
questo non fa menzione!), e così reclama che i malati sono abbandonati al
loro destino. Bisognerebbe ricordare a Proverbio come, perfino nei giorni
dei combattimenti, gli ospedali di Gaza erano tutt'altro che pieni, come ci
è stato descritto da inviati attenti di quotidiani a grande tiratura. E
bisognerebbe ricordargli pure che, per i malati più gravi, le frontiere con
Israele e gli ospedali israeliani sono aperti, caso unico al mondo tra paesi
in guerra,nonostante i tentativi di Hamas di infiltrare kamikaze anche con
le autoambulanze.
Apprendiamo poi che "gruppi di bambini cercano la serenità nel gioco";
voglio chiedere, per suo tramite, signor Direttore, a Proverbio, se ha visto
alcuni di quei programmi televisivi che la televisione di Hamas trasmette
per i bambini piccoli e meno piccoli. Se li avesse visti, certo non
scriverebbe quelle parole, ma dovrebbe urlare la propria indignazione verso
i responsabili di Hamas che manipolano in modo vergognoso le menti dei più
giovani, allo scopo di indurli ad odiare "gli ebrei".
Non esistono "cecchini israeliani", signor Direttore, e Proverbio dovrebbe
approfondire quella che è la realtà sul terreno di frontiera, dove Israele
cerca, in tutti i modi, di difendersi dai tranelli studiati continuamente da
Hamas per entrare in territorio israeliano, anche con tunnel sotterranei,
per rapire chiunque capiti a tiro, o magari ucciderlo direttamente sul posto
(in territorio israeliano, per intenderci). Il giorno che i palestinesi la
smetteranno di voler uccidere tutti gli israeliani, e proprio tutti, certe
restrizioni verranno a cadere.
Quanto ai "volontari delle Ong, che si interpongono come scudi umani", mi
viene da chiedere a Proverbio perché non ha chiesto loro per quale ragione
lavorano in difesa solo di una parte, e non invece della PACE. Forse che la
vita umana di un palestinese e quella di un israeliano hanno due valori
diversi? Mi sembra un concetto poco accettabile per il suo giornale. Eppure
non ho mai letto che si siano mossi contro i kamikaze, o in difesa di Gilad
Shalit, detenuto da oltre tre anni nella Striscia, nel totale disprezzo di
tutte le leggi internazionali.
Anche i pescatori subiscono severe limitazioni nelle loro attività, ma
Proverbio dovrebbe scrivere chiaramente che non esiste altro modo per
cercare di frenare il passaggio di tanto materiale bellico verso la
Striscia. Vogliamo tutti insieme cercare di eliminare le condizioni di
guerra, unica strada per obbligare, anche chi non vuole, a risolvere i
problemi con le parole?
E' certamente vero che "il sistema economico di Gaza è caratterizzato da
livelli altissimi di disoccupazione". Ma si è chiesto Proverbio perché il
denaro che arriva in quantità ingentissima nella Striscia venga utilizzato
per acquistare armi e per arricchire i capi, anziché per costruire fabbriche
che farebbero lavorare la gente? Perfino quelle strutture che gli israeliani
avevano lasciato al momento del ritiro deciso da Sharon, sono state
criminalmente distrutte, mentre le si sarebbero potute utilizzare per
produrre reddito, come facevano prima gli ebrei. Ma il benessere dei
palestinesi non fa il gioco dei capi di Hamas.
Scrive poi Proverbio: "l'impressione è che oggi il popolo palestinese sia
pronto al dialogo con Israele". Lo sappiamo, o meglio lo speriamo in molti.
Ma avrei voluto leggere che purtroppo chi si dichiara "pronto al dialogo con
Israele" viene passato per le armi come traditore (le cronache delle scorse
settimane sono piene di questi episodi).
Chiude Proverbio il suo articolo parlando di "un ragazzo che vende
tortorelle, con lo sguardo smarrito, per le strade buie della periferia di
Gaza". Dica, signor Direttore, al suo inviato, che forse ci sarà stato anche
questo ragazzo (ed io ne visto uno, il mese scorso, anche nel Caucaso, e
allora?), ma a Gaza ci sono anche tante bancherelle piene di frutta e
verdura, e la popolazione è ben nutrita. Le immagini sono a disposizione di
tutti, sui siti palestinesi. Basta aver voglia di informarsi. Possibile che
Proverbio non se ne sia accorto? Comunque non ne ha parlato. Ma un vero
inviato deve raccontare fedelmente tutto quello che vede.
Distinti saluti
Emanuel Segre Amar

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