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Ugo Volli
Cartoline
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Cosa si insegna nelle yeshivot di Gerusalemme, una volta famose per la loro dottrina? 01/09/2009

Cari amici, avete presente l'immagine romantica degli ebrei chassidici come vien fuori dai libri di Martin Buber, da musical come "Il violinista sul tetto", dagli spettacoli teatrali da Moni Ovadia: poetici, trasognati indagatori dei misteri divini, mansueti uomini del Cielo incapaci di far male a una mosca, visionari incapaci di odio anche per i loro peggiori nemici. Be', qualcosa è cambiato, il latte del povero Tevye, così buono e saggio, è inacidito. Leggete il comportamento di alcuni di loro arrestati l'altro giorno dopo l'ennesima manifestazione violenta (non so se per impedire l'apertura di un parcheggio vicino alla Porta di Damasco della città vecchia di Gerusalemme, per impedire l'autopsia della vittima di un omicidio nei loro ambienti, per impedire l'arresto di una madre accusata di criminale denutrizione di un suo bambino: ogni pretesto è buono per creare disordini) Ecco la descrizione tratta da un articolo del Jerusalem Post:
"The hearing involving 11 of the suspects who had refused to identify themselves was held before Judge Miriam Lifshitz in two shifts at around 1 p.m. The other six, who had given the police their names, were brought before Judge Irit Cohen three hours later. One of the haredim entered Lifshitz's courtroom chanting "Shabbes koidesh" (holy Sabbath) over and over again. Another wore a tallit and covered his face with it. Before the hearing began, one of the suspects shouted, "The holy Sabbath will defeat you. You are fighting against the Holy One Blessed Be He." [...] Police prosecutor Yoram Hatan charged that one suspect had been caught with a knife in his possession, a second was suspected of throwing fruit and vegetables at police and a third had moved a garbage bin into the middle of the street. [...] since the beginning of the riots, 30 haredim have been charged, and 15 have been remanded in custody until the end of legal proceedings."
Traduco. "L'udienza riguardo a undici dei sospetti che avevano rifiutato di dare il loro nome alla polizia si è svolta dAvanti al giudice Miriam Lifshitz all'una di pomeriggio. Altri sei che si erano identificati sono stati portati tre ore dopo davanti al giudice Irit Cohen. Uno degli haredim è entrato nell'aula del giudice Lifshitz cantando a ripetizione "Shabbes koidesh" [Santo Shabbat]. Un altro indossava un tallit [scialle da preghiera] e si è coperto la faccia con quello.. Prima che l'udienza cominciasse, uno si è messo a urlare "Il santo Shabbat vi sconfiggerà. Voi state combattendo contro il Santo Benedetto" Il procuratore Yoram Hatan ha accusato uno dei sospetti di essere stato con un coltello in tasca, un secondo era incrinminato per aver gettato frutta e verdura alla polizia e un terzo per aver spostato un cassonetto in mezzo alla strada (per ostruire la circolazione). Dall'inizio dei disordini, trenta haredim sono stati incriminati e quindici hanno avuto la convalida dell'arresto fino alla fine del procedimento."
Tutto questo comportamento da tifosi di calcio o terroristi delle Brigate Rosse davanti a un tribunale israeliano, non a uno zarista o a un carnefice delle SS: cioè dentro un sistema legale che accorda la massima libertà di difendersi e tratta con equità chiunque. Lasciamo stare il merito della faccenda, le motivazioni, la difesa dello shabbat e i problemi teologici. Questi in teoria sono "chassidim", cioè pii, sono studiosi della Torah, eredi degli tzaddikim della Polonia e della Galizia, sono quelli che credono di impersonare l'anima spirituale dell'ebraismo, che pretendono tradita dal materialismo ateo dei sionisti. Che cosa è andato storto in questa nobile tradizione culturale e religiosa, fino a trasformare dei miti studiosi della legge in teppisti da stadio, violenti attaccabrighe, che non provano neanche a difendere il loro comportamento in tribunale argomentando, ma cercano solo di togliere dignità al giudizio? Cosa si insegna nelle yeshivot di Gerusalemme, una volta famose per la loro dottrina?

Ugo Volli

PS: Con questa assai triste siamo arrivati alla cartolina numero 200. Grazie a chi mi ha seguito in questi mesi e magari ha scritto per discutere le mie opinioni scanzonate e scorrette.


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