Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/09/2009, a pag. 19, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo " Turchia e Armenia pronte a normalizzare i rapporti ".
L’Armenia contesta alla Turchia di non voler riconoscere il genocidio dei suoi connazionali
La pazienza, la costanza e la determinazione a volte vincono e producono notizie di cui andar fieri. Turchia e Armenia, dopo decenni di gelo, hanno deciso — con la mediazione elvetica — di normalizzare i loro rapporti, finora inesistenti. Intendono scambiarsi gli ambasciatori, scongiurare nuovi conflitti e correggere assieme le incomprensioni del passato. Quasi sempre l’ottimismo non rientra nel quadro grigio e confuso della politica e degli interessi, ma la manifestazione di buona volontà offerta dai due Paesi disegna prospettive importanti: inimmaginabili fino a poco tempo fa. Addirittura sembravano un sogno quando l’anno scorso, sfidando atavici rancori, il presidente della Repubblica turca Abdullah Gul decise, incurante dei fischi, di sedersi accanto al suo omologo armeno Serge Sarkisian per assistere alla partita di calcio tra le due nazionali che cercano un posto al Campionato del mondo. Quando si tratta di fare la pace occorre superare ostacoli improvvisi, e magari utilizzare colpi di maglio verbali. Come ha fatto Sarkisian, rischiando di vanificare un anno di sforzi diplomatici con l’annuncio che, in assenza di un negoziato vero, non sarebbe andato in Turchia per la partita di ritorno, il 14 ottobre prossimo. Ieri i ministri degli Esteri dei due Paesi si sono finalmente accordati: sostenendo che entro sei settimane, una bozza per la normalizzazione delle relazioni sarà sottoposta ai rispettivi parlamenti. L’Armenia contesta alla Turchia di non voler riconoscere il genocidio dei suoi connazionali, tra il 1915 e il 1917; la Turchia, che fu il primo Paese a riconoscere l’Armenia dopo il crollo dell’Urss, chiuse le sue frontiere nel 1993 quando le forze armene si mobilitarono nell’enclave cristiana del Nagorno-Karabakh, quindi nel territorio dell’alleato Azerbaijan.
Contenzioso pesantissimo. Ma la volontà può superare qualsiasi ostacolo. E ora Ankara e Erevan si preparano a definire i dettagli su quattro impegni: normalizzazione delle relazioni, con apertura delle sedi diplomatiche; creazione di commissioni che dovranno analizzare ogni controversia; ridiscussione dell’accordo di Kars (1921) sui confini tra Turchia e Armenia; apertura delle frontiere e avvio di scambi commerciali.
Inutile ricordare che una spinta decisiva è stata data in aprile dal presidente degli Stati Uniti Obama, che ha incontrato i due ministri degli Esteri. Ma non si può sottacere come il progetto di accordo contenga importanti capitoli economici e strategici. Neutralizzare l’ostilità dell’Armenia favorisce i disegni della Turchia, sempre più intenzionata a diventare l’irrinunciabile canale di transito di tutte le risorse energetiche dell’area verso l’Europa. Certo, l’Azerbaijan, ricco di gas e petrolio, può avere qualche ragione di risentimento con Ankara (il Nagorno- Karabakh è una ferita aperta), di cui però non può fare a meno. Ancora una volta, quindi, quanto è accaduto conferma la linea vincente del premier turco Erdogan. Se normalizzazione vi sarà davvero, è anche e soprattutto merito suo.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante