lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.09.2009 Gheddafi attacca Israele
Non ci risulta che Berlusconi, l'unico leader dell'Ue in Libia, abbia risposto alle accuse farneticanti del dittatore libico. Perchè?

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 settembre 2009
Pagina: 3
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «E Gheddafi attacca Israele: 'Dietro le guerre in Africa'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/09/2009, a pag. 3, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " E Gheddafi attacca Israele: «Dietro le guerre in Africa» ".

Notiamo che fra tutti i leader dei Paesi dell'Europa, l'unico ad essere partito per la Libia è Silvio Berlusconi. Lo registriamo con preoccupazione perchè la politica del calar le brache non ha mai dato buoni frutti. Senza contare la brutta figura fatta da un governo che si è sempre dimostrato il migliore amico di Israele in Europa. Non ci risulta nessuna dichiarazione in risposta alle affermazioni psicopatiche del Re dei Re libico.
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — Una volta, mentre accoglieva una delegazione sotto la sua tenda, Gheddafi invitò ispirato a rimirare il cielo stellato. Per poi buttare l'ospite nell'imbarazzo: «L'unica stella che non sopporto - disse — è quella di David». Al­la festa dei suoi quarant'anni di dittatura, di fianco a campioni dei diritti umani co­me il leader dello Zimbabwe, Robert Mu­gabe, o il sudanese Omar Al Bashir ricerca­to dalla Corte dell'Aja, dalla sua tribuna di presidente dell'Unione africana, il Re di tutti i Re d'Africa ha mirato di nuovo al suo bersaglio preferito, colpevole di tutti i mali del continente: «Israele usa il prete­sto della protezione delle minoranze — ha detto — per alimentare le crisi in Dar­fur e nel Ciad. L'obbiettivo è di sfruttarne le ricchezze. Per questo, tutte le ambascia­te d'Israele in Africa devono essere chiu­se. Dietro tutti i conflitti africani, c'è la mano d'Israele». Un esempio? Il Movimen­to di liberazione del Sudan, ribelli del Dar­fur: «Il loro ufficio è a Tel Aviv».
All'erta, dunque: «E i fratelli africani trovino una soluzione per impedire alle potenze straniere di mettere le mani sulle nostre ricchezze, sull'uranio, sull'oro, sul gas, sul petrolio...».
Una soluzione. Non ha l'atomica irania­na. Non ha tutto quel petrolio. E quel che dice non è una novità. Insomma: Ghedda­fi non è Ahmadinejad. E quando i tg della sera israeliana leggono le ultime sparate, al ministero degli Esteri si preoccupano fi­no a un certo punto: «Quel circo itineran­te che è Gheddafi — replica Yilgal Pal­mor, portavoce di Avigdor Lieberman — è da tempo uno show tragicomico che im­barazza chi lo ospita e la nazione libica che ne paga il conto. C'è ancora qualcuno al mondo che prende sul serio ciò che di­ce quest'uomo, che dà peso alle azioni tep­pistiche di questo bulletto?». Anche l'invi­to a chiudere le ambasciate non spaventa: sono dieci in tutta l'Africa, anche se i Pae­si che riconoscono Israele sono 41 su 53, e i rapporti con governi come l'egiziano, l'etiope, il kenyota, il nigeriano o il suda­fricano sono a prova di bordate libiche.
L'attacco di Gheddafi, però, non è solo il ringhio di quello che Reagan chiamava «il cane pazzo». E nelle sue parole, c'è del vero: Israele ha iniziato davvero un'offen­siva diplomatica in Africa. Shimon Peres ha tessuto molti legami. E lo stesso Lieber­man
sta per partire in un tour come non se ne vedevano dagli anni '50. «Ci si è resi conto che c'è un grande movimento dell' Iran in quest'area — spiega Alex Ben-Zvi, collaboratore del ministero — e molti Pae­si ne stanno subendo l'influenza. In assen­za delle potenze europee, cerchiamo noi di spiegare i rischi di trattare con Tehe­ran. Proponendoci come partner econo­mici ». Tutto questo, osservano a Gerusa­lemme, irrita il colonnello. Senza dire dell' ultimo sgarbo: la protesta (accolta) della comunità ebraica del New Jersey, che per il suo viaggio negli Usa ha ottenuto di far­gli piantare la tenda da un'altra parte.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT