Cari amici, non voglio parlare oggi di politica o di religione, ma di istruzione. Roba seria, per cui questa sarà una cartolina poco divertente, ma importante. L'istruzione un problema essenziale per tutti i paesi oggi, dato che la società contemporanea è basata sulla conoscenza; ma è particolarmente importante per Israele, un piccolo Stato senza quasi materie prime o risorse energetiche, che ha poco territorio per vivere solo di agricoltura ed è circondato da nemici che rendono difficile e costoso il commercio. Israele, in effetti, vive di intelligenza, ha uno dei sistemi educativi migliori del mondo, e per esempio è secondo solo agli Stati Uniti nei brevetti di alta tecnologia. Anche la sua sopravvivenza militare è legata all'innovazione tecnologica, non potendo basarsi né sulla quantità di truppe, né sulla potenza economica. Bene, tutto questo è a rischio. Una ricerca sui dati del ministero dell'Istruzione condotta dal Taub Center for Social Policy Research, un centro studi indipendente con base a Gerusalemme, mostra che le scuole Haredi e arabe insieme quest'anno iscriveranno il 48 per cento degli scolari israeliani. Dieci anni fa erano il 39 per cento, gli scolari arabi nel frattempo sono cresciuti del 10 per cento, gli haredim del 51 per cento, le scuole religiose di stato dell'otto per cento, le scuole "normali" sono diminuite. Voi direte che non c'è niente di male, che gli arabi hanno diritto a studiare nella loro scuola nella loro lingua (giusto) e che gli haredim hanno ragione a continuare a educare i loro figli come hanno sempre fatto, sulla Torah nei primi anni e poi sul Talmud. Anche questo sarebbe giusto, se fosse una parte del curriculum. Invece questi bambini studiano solo questo, non sanno nulla non dico di storia dell'arte (tutte quelle immagini...) o di musica strumentale (che, si sa, per i fondamentalisti di tutte le religioni è immorale) ma anche del teorema di Pitagora, di fisica, di geografia o di storia (esclusa quella sacra, naturalmente). Il risultato di questa situazione è che quasi metà dei ragazzi nati in Israele sono sottratti a un'educazione moderna. Gli arabi lo sono perché il loro sistema educativo è antiquato e inefficiente: il risultato medio ai test psicotecnici all'uscita della scuola media è di 14 punti percentuali inferiori a quelli degli studenti ebrei e dato che l'intelligenza non c'entra con l'appartenenza etnica questo significa che le loro scuole autogestite sono disastrosamente inefficienti. Gli haredim semplicemente non partecipano al test, perché il loro sistema non impartisce le nozioni di base (il core curriculum) che è verificato dalle prove. Inutile dire che il livello di disoccupazione e di assistenzialismo in questi gruppi di popolazione è assai più alto che nel resto, e continua a crescere. Se proiettiamo questi dati fra vent'anni, si profila un disastro economico e sociale: una popolazione in maggioranza ignorante, incapace di vivere in una moderna società occidentale e fra l'altro fanatizzata in senso antisionista o quanto meno sleale allo stato alle cui spalle vive. Un problema non inferiore a quello del terrorismo e dell'ostilità internazionale organizzata, che queste cartoline non si stancano di denunciare. Il patto che il gruppo dirigente di Ben Gurion strinse con gli ambienti ultraortodossi alla fondazione dello Stato mostra oggi tutti i suoi prezzi non solo in materia di diritti civili (per fare solo un esempio, l'assenza di un diritto familiare civile in Israele è un problema molto grave) ma anche in termini economici e sociali. La sola speranza è che prima o poi emerga un governo abbastanza forte da non dipendere dai partiti religiosi e abbastanza determinato da imporre a tutti gli istituti di istruzione di tutti gli orientamenti un curriculum di base (matematica, scienze, storia, geografia ecc.) e standard minimi di qualità. Purtroppo niente del genere si vede all'orizzonte.
Ugo Volli |