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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Uno Stato palestinese fra due anni 30/08/2009

 Salaam Fayad

E' posssibile arrivare ad un accordo fra le parti che renda prefigurabile uno Stato palestinese ? Finora, le offerte di Israele sono state tutte respinte, malgrado contenessero ciò che, a voce, la leadership palestinese richiedeva. Gaza, Cisgiordania al 95%, Gerusalemme est capitale, il rientro di un numero limitato di rifugiati, un accordo economico quale risarcimento per gli altri che avevano lasciato nel 1948 le loro case durante la guerra scatenata dai governi arabi per distruggere lo Stato ebraico appena risorto. Nelle trattative avrebbe pesato la cacciata degli ebrei dai paesi arabi, che, come numero, era superiore a quello dei rifugiati (800.000 contro 600.000). La risposta palestinese è stata sempre no, non importa se al governo in Israele ci fosse il centro destra oppure il centro sinistra, con Arafat prima, con Abu Mazen dopo, la tattica era sempre quella, sorrisi e strette di mano con in mezzo quale mediatore il presidente americano, poi il regolare, scontato, no. Le dichiarazioni dell´altro giorno del Primo Ministro dell´Anp Salaam Fayad, sembrano però aprire uno scenario nuovo, anche se appare del tutto improvvisato. Fayad ha infatti dichiarato che, indipendentemente dall´approvazione israeliana, entro un paio d´anni lo Stato palestinese può essere dichiarato unilateralmente, almeno "de facto". Un´ipotesi campata in aria, una caratteristica che ha sempre contraddistinto l´incapacità palestinese di prefigurare, nelle sue strutture di base, lo Stato da costruire. Lo scriveva ieri R.A.Segre "L'annuncio è rivoluzionario perché implicitamente riconosce che per creare uno stato - come sostiene Netanyahu - occorre occuparsi «dell'economia, delle fogne e delle scuole», piuttosto di come distruggere il vicino." In poche parole la sintesi di quello che manca alla leadership palestinese, che dagli anni ´60 in avanti, si è solo preoccupata di distruggere Israele invece di studiare come gli ebrei avessero, in attesa del riconoscimento internazionale, già creato sul territorio tutte le strutture dello Stato e venire. Se ne avessero imitato la capacità propositiva, la discussione non sarebbe ancora a questo punto. C´è invece chi ha letto il documento di Fayad come qualcosa di innovativo, propositivo, senza rendersi conto di quanto fosse ancora intriso di violenza verbale e progettiale. A Umberto De Giovannangeli è parso innovativo in modo assoluto, mentre l´idea di far partire in Cisgiordania focolai di manifestazioni "pacifiste", in collaborazione con le Ong israeliane, che hanno finora creato pericolose tensioni e nient´altro, mi pare essere l´estremo tentativo di una intifada sotto nuove spoglie, essendo fallite le altre. Non aver capito come la barriera di sicurezza sia stato il mezzo che ha sconfitto, senza altre vittime, il terrorismo dei martiri-suicidi, rivela la sostanziale incapacità del duo Fayad-Mazen a sedersi intorno a un tavolo per discutere con la controparte israeliana di misure concrete. Il bisogno di condirle con parole roboanti, Apartheid e simili, è purtroppo indicativo di come l´Anp non abbia ancora imparato il valore e il peso delle parole. Senza entrare nel merito dell´aspetto più rilevante della dichiarazione di Fayad, che sembra ignorare come alla stessa Anp è permesso svolgere le sue funzioni essenziali. L´accordo ad interim israelo-palestinese del 1995, sulla Cisgiordania e Gaza, è quello che rende legittima l´ammnistrazione palestinese nei territori, con tutte le regole relative al suo funzionamento. Così come regola i rapporti tra Anp e Israele, per quanto riguarda la sicurezza e le relazioni economiche. Un accordo che poteva prefigurare un trattato definitivo fra due stati, una volta raggiunta la pace. Prevedeva anche, ma si vede che Salaam Fayad se n´è dimenticato, che non poteva essere modificato senza il consenso delle due parti (articolo XXXI delle clausole finali). Che adesso si sia reso conto che vanno realizzate le infrastrutture per creare uno Stato, è un fatto positivo, ma la presentazione che ne ha fatto entusiasmerà solo alcuni commentatori, sempre pronti ad applaudire le chiacchiere e ad ignorare i contenuti seri quando mancano. Il fatto che al posto della resistenza armata, arrivi la " disobbidienza civile pacifica" non ci pare rappresenti un passo avanti. E´ l´ingresso ufficiale dell´anarchia organizzata al posto di colloqui seri fra le parti. Quel che manca sempre ai palestinesi è una coscienza su come si fa davvero la pace, non è un caso che per decenni hanno dimostrato di non averla mai realmente cercata e voluta.

Angelo Pezzana


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