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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.08.2009 Un gruppo di intellettuali italiani firma un appello per Hosni al vertice Unesco
Negando che sia un antisemita. Rispondiamo ripubblicando la denuncia di BHL, Elie Wiesel, Claude Lanzmann

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 agosto 2009
Pagina: 35
Autore: Dino Messina
Titolo: «Appello per Hosni al vertice Unesco. Ma c’è chi lo accusa di antisemitismo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/08/2009, a pag. 35, l'articolo di Dino Messina dal titolo " Appello per Hosni al vertice Unesco. Ma c’è chi lo accusa di antisemitismo ".

L'articolo riporta la notizia di un appello a sostegno della candidatura di Farouk Hosni a direttore dell'Unesco. I firmatari sono un centinaio di intellettuali italiani, i quali negano l'evidenza: Farouk Hosni, ministro della cultura egiziano è un antisemita e un anti israeliano.
In maggio Bernard - Henri Lévy, Elie Wiesel e Claude Lanzmann avevano scritto un appello contro la sua candidatura nel quale elencavano tutte le dichiarazioni e le sue azioni antisemite pubblicato sul CORRIERE della SERA (22/05/2009 " L'Unesco e il candidato che odia Israele ") che riportiamo oggi. Ecco gli articoli:

Bernard - Henri Lévy, Elie Wiesel e Claude Lanzmann : L'Unesco e il candidato che odia Israele "


BHL, Elie Wiesel, Claude Lanzmann

C hi ha dichiarato, nel­l’aprile 2001, che «Israele non ha mai contribuito alla civilizzazione, in nessun’epoca, perché non ha mai fatto altro che appropriarsi del bene altrui»? E chi ha ricominciato, quasi due mesi dopo, asserendo che «la cultura israeliana è una cultura inumana; è una cultura aggressiva, razzista, pretenziosa, che si basa su un principio semplicissimo: rubare quello che non le appartiene per poi pretendere di impadronirsene»?
Chi ha dichiarato, nel 1977, ripetendolo in seguito su tutti i toni, di essere «nemico accanito» di qualsiasi tentativo di normalizzazione dei rapporti del proprio Paese con Israele? O ancora recentemente, nel 2008, chi ha risposto a un deputato del Parlamento egiziano, preoccupato del fatto che potessero essere introdotti libri israeliani nella Biblioteca d’Alessandria: «Bruciamo questi libri; magari li brucerò io stesso davanti a voi»? Chi, nel 2001, sul quotidiano egiziano Ruz-al-Yusuf, ha detto che Israele era «aiutato», nei suoi oscuri maneggi, dall’«infiltrazione degli ebrei nei mass media internazionali» e dalla loro diabolica abilità a «diffondere menzogne»? A chi dobbiamo queste dichiarazioni insensate, questo florilegio dell’odio, della stupidità, del cospirazionismo più sfrenato? A Farouk Hosny, ministro della Cultura egiziano da più di 15 anni e, di sicuro, prossimo direttore generale dell’Unesco se, entro il 30 maggio, data di chiusura delle candidature, non si farà nulla per fermare la sua marcia apparentemente irresistibile verso una delle cariche di responsabilità culturale più importanti del Pianeta. Peggio ancora: quelle appena citate sono soltanto alcune — e non le più nauseabonde — fra le innumerevoli dichiarazioni dello stesso tenore che costellano la carriera del signor Farouk Hosny da una quindicina d’anni e che, di conseguenza, lo precedono quando aspira, come oggi, a un ruolo culturale federatore.
L’evidenza è dunque questa: il signor Farouk Hosny non è degno di tale ruolo; il signor Farouk Hosny è il contrario di quello che è un uomo di pace, di dialogo e di cultura; il signor Farouk Hosny è un uomo pericoloso, un incendiario dei cuori e degli spiriti; resta solo poco, pochissimo tempo per evitare di commettere il grave errore di elevarlo a uno dei più eminenti incarichi. Invitiamo quindi la comunità internazionale a risparmiarsi la vergogna che rappresenterebbe la nomina di Farouk Hosny, già data come quasi acquisita dall’interessato, a direttore generale dell’Unesco.
Invitiamo tutti i Paesi che amano la libertà e la cultura a prendere le iniziative che s’impongono per scongiurare tale minaccia ed evitare all’Unesco il naufragio che questa nomina costituirebbe. Invitiamo il presidente egiziano, in omaggio al suo compatriota Naguib Mahfuz, premio Nobel per la letteratura, che in questi giorni si starà rivoltando nella tomba, in omaggio al suo Paese e all’alta civiltà di cui è l’erede, a prendere coscienza della situazione, a sconfessare con la massima urgenza il suo ministro e comunque a ritirarne la candidatura.
Certo, l’Unesco ha commesso altri sbagli in passato, ma questo sarebbe un insulto così enorme, così odioso, così incomprensibile; sarebbe una provocazione così manifestamente contraria ai propri ideali che non riuscirebbe a risollevarsi. Non c’è un minuto da perdere per impedire che l’irreparabile si compia. Bisogna, senza indugio, fare appello alla coscienza di ognuno per evitare che l’Unesco cada nelle mani di un uomo che, quando sente la parola cultura, risponde con l’autodafé.

Dino Messina : " Appello per Hosni al vertice Unesco. Ma c’è chi lo accusa di antisemitismo "

Farouk Hosni

In un appello al mondo diffuso sul suo sito web ha chiesto scusa per quell’attacco sconsiderato contro la cultura israeliana: «Bruciamo questi libri; magari li brucerò io stesso davanti a voi». Sono parole, scrive Farouk Hosni, ministro egiziano della Cultura dal 1987 e candidato alla direzione generale dell’Unesco, «che ho pronunciato involontariamente... nella foga della discussione politica». E si proclama uomo di pace e di dialogo, al punto da sfidare i circoli estremisti del suo Paese invitando di recente il direttore d’orchestra israeliano Daniel Barenboim a tenere un concerto al Cairo. Nell’imminenza della decisione, che sarà presa tra il 9 e il 23 settembre a Parigi durante la sessione del Consiglio generale dell'Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza, la cultura e la comunicazione, quelle parole tuttavia pesano ancora. Il fatto che Israele abbia tolto il veto non ha sopito i malumori. Dopo l’appello contro la candidatura al vertice Unesco del ministro egiziano — firmato il 22 maggio scorso da Bernard-Henri Lévy, Claude Lanzmann ed Elie Wiesel — e la lettera aperta dello stesso tenore inviata il 24 luglio da Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl, ai colleghi parlamentari, un centinaio di intellettuali italiani ha ora sottoscritto una lettera in favore di Hosni. Tra i firmatari il regista Franco Zeffirelli, il critico cinematografico Gian Luigi Rondi, il presidente di Rai cinema Franco Scaglia, le attrici Manuela Kustermann e Mascia Musy, il critico d’arte dell’«Osservatore Romano» Sandro Barbagallo, l’architetto e creatore dell’Estate romana Renato Nicolini. A guidare il nutrito gruppo degli amici italiani di Hosni il gallerista romano Carmine Siniscalco, insieme con l’ex ambasciatore in Egitto Antonio Baldini e l’ex ambasciatore Usa in Marocco Frederick Vreeland. Nel gruppo anche il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta.
Hosni, prima di diventare ministro è stato per otto anni incaricato culturale a Parigi e ha diretto l’Accademia d’arte egiziana di Roma, città dove ha ancora molti
amici. Pittore, oltre che politico e organizzatore culturale, nella primavera del 2004 ha esposto le sue opere astratte nella Gipsoteca del Vittoriano, in una mostra curata proprio dal promotore dell’appello in suo favore, Carmine Siniscalco. I firmatari dichiarano di essere «assolutamente favorevoli» alla candidatura di Hosni, conoscendone «il pensiero di uomo di pace e per la pace, portavoce di un Paese, quale l’Egitto, internazionalmente apprezzato per la sua politica moderata e intesa a promuovere il dialogo». Hosni poi «non può essere accusato di politica culturale antisemita sulla base di alcune asserzioni mal tradotte e male interpretate». In verità l’estensore dell’appello si rivela più realista del re, perché lo stesso ministro ha ammesso di aver pronunciato quelle frasi e ha chiesto scusa. A sostenere la candidatura di Hosni oltre all’Egitto, ci sono Kuwait, Sudan e Libia. Tra gli altri candidati l’ex ministro algerino Mohammed Bedjaoui, il vice ministro degli Esteri russo, Alexandre Iakovenko, e la commissaria europea alle Relazioni esterne, Benita Ferrero- Waldner.

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