Gilad Shalit
" Perdonaci per non averti saputo proteggere, per non essere riusciti ancora a salvarti dalle immense sofferenze che stai provando ", sono le parole pronunciate da Aviva Shalit, madre di Gilad, nel giorno del terzo compleanno, vissuto da prigioniero di Hamas, trascorso in chissà quale luogo, da 1161 giorni lontano dai suoi cari, da quando fu rapito il 25 giugno 2006 al confine con Gaza. C´è un solo nome per definire tanta crudeltà, barbarie, sono barbari e non soltanto nemici i terroristi che oltre ad uccidere, arrivano a torturare lentamente, giorno dopo giorno, un essere umano. " Malgrado tutti i nostri sforzi, non siamo ancora riusciti a riportarti a casa ", ha continuato Aviva, mentre lo scorso giovedì migliaia di persone si recavano al Muro Occidentale per una preghera collettiva nel nome di Gilad. Anni di paura, di speranza, di annunci, conclusi finora in un niente di fatto, coscienti che la richiesta di Hamas di liberare, in cambio di Gilad, un migliaio di criminali dalle prigioni israeliane era un prezzo insostenibile da sopportare, in una altalena di incontri, prima tramite la mediazione egiziana, e ora, dopo il suo fallimento, quella tedesca. Un rapimento che non ha pesato nel conflitto più di tanto, un atto crudele quanto inutile per infliggere dolore e niente altro. Uno stato democratico non può accettare di venire a patti con una entità terrorista, qui non c´entrano le posizioni di forza da difendere a qualunque costo, in Israele, anche la vita di un solo cittadino, pur di essere salvata, impegna il governo fino allo spasimo. La gente spera che il miracolo avvenga, perchè gli israeliani amano la vita, non è la morte o il martirio che invocano. In poche parole sono un popolo civile, a differenza dei barbari, per i quali l´onore più grande è potersi fare esplodere in mezzo agli ebrei per ammazzarne il più possibile. Netanyahu dovrebbe averne discusso durante l´incontro a Berlino con Angela Merkel, ma non se ne conoscono i risultati. Aviva, ne sono certo, tratterebbe anche con il diavolo, pur di riavere a casa Gilad. Il diavolo, in questo caso, è Hamas, che non deve rispondere a nessuna legge internazionale, nessuna regola civile, perchè tutto gli viene concesso, non deve rendere conto a nessuno, perchè nessuno chiede ai barbari di giustificare il loro comportamento. Un tempo, però, i barbari li si combatteva. Oggi non più, è la democrazia ad essere sotto accusa, sarei curioso di sapere come reagirebbe l´opinione pubblica internazionale se Israele applicasse gli stessi metodi di Hamas. La domanda è ovviamente retorica, la risposta la conosciamo già.
Angelo Pezzana |