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Ugo Volli
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Secondo B-XVI oggi, dopo quattro secoli di scienza moderna, è il Medioevo il modello perfetto della conoscenza 29/08/2009

Per una volta, vorrei fare un gioco con voi. Leggete questo brano, divertitevi alle sue bizzarrie, se vi sembra troppo astratto provate a considerarlo un buffo scioglilingua, poi provate a indovinare chi l'ha scritto.
"Amare significa voler conoscere e il desiderio e la ricerca della conoscenza sono una spinta interna dell'amore come tale. [...] La conoscenza presuppone per sua natura una certa 'conformazione' di soggetto e oggetto: un'intuizione fondamentale, già condensata nell'antico assioma secondo il quale 'il simile conosce il simile' [...] il coinvolgimento con l'oggetto conosciuto da parte del soggetto conoscente è conditio sine qua non della conoscenza stessa. E pertanto, non il distacco e l'assenza di coinvolgimento sono l'ideale da rincorrere, peraltro invano, nella ricerca di una conoscenza 'obiettiva', bensì un coinvolgimento adeguato con l'oggetto, un coinvolgimento atto a far giungere a chi interroga la conoscenza il suo specifico messaggio." Anche nelle scienze naturali, per le quali "l'oggetto sembra essere regolato da invariabili leggi di natura, la prospettiva dell'osservatore è un fattore che condiziona e determina il risultato dell'esperimento scientifico, e quindi della conoscenza scientifica come tale. La pura obiettività risulta perciò pura astrazione, espressione di una gnoseologia inadeguata e irrealistica [...] Ma se ciò è vero per le scienze naturali, lo è tanto più per quegli oggetti di conoscenza che a loro volta sono strutturalmente legati alla libertà degli uomini, alle loro scelte, alle loro diversità. Pensiamo alle scienze storiche, che si basano su testimonianze nelle quali convergono, come fattori influenzati del loro modo di comunicare la realtà che trasmettono, le visioni del mondo di chi le ha composte e le loro convinzioni, a loro volta legate a quelle del loro tempo, le loro situazioni personali, le scelte con cui essi si sono posti in rapporto alla realtà che descrivono, la loro levatura morale, le loro capacità e il loro ingegno, la loro cultura [...] un vero e proprio incontro tra un soggetto e un oggetto è necessario perché si possa parlare di conoscenza". Esso "ci fa guardare a soggetto e a oggetto non come a due grandezze che si possano reciprocamente mantenere ad asettica distanza al fine di preservarne la purezza; essi sono al contrario due realtà vive che si influenzano reciprocamente proprio quando vengono in contatto [...] L'onesta' intellettuale di colui che conosce sta tutta in quella somma arte di 'ospitare l'oggetto' in modo che esso possa rivelare se stesso quale veramente e', anche se non in modo integrale ed esaustivo. E l'accoglienza dell'oggetto, la disponibilità dell'ascolto che caratterizza il soggetto conoscente come vero amante della verità, si può descrivere come una sorta di 'simpatia' per l'oggetto", come "il pensiero medievale ci ha trasmesso".
Non è bellissimo? Ragazzi, fate attenzione alle persone con cui fate conoscenza. E l'autore? Ah, si chiama Benedetto, di mestiere fa il papa. Quel che avete letto è il messaggio mandato da Papa Ratzinger al Meeting per l'amicizia dei popoli, organizzato anche quest'anno da quella simpatica associazione che risponde al nome di Comunione e Liberazione. Almeno così come l'ho trovato citato sulla stampa.
Perché ve l'ho fatto leggere? Mah, perché possiate apprezzare la prosa di un papa, non proprio scorrevole come quella di Calvino, ma molto molto autorevole. E perché è divertente pensare che uno dei potenti del nostro tempo possa pensare oggi dopo quattro secoli di scienza moderna che il Medioevo è il modello perfetto della conoscenza, che per esempio dato che il "simile conosce il simile" i biologi ciccioni sono più adatti a studiare le balene dei magri, e quelli irsuti sono adatti a occuparsi dell'etologia degli orsi. Eccetera.
Ma anche perché in queste parole potete leggere la radice teorica di tutte le contraddizioni della Chiesa rispetto al mondo contemporaneo, all'Islam, a Israele. Non una posizione basata sulla conoscenza analitica dei fatti, che riconosce le differenze e le opposizioni. Ma un punto di vista partecipativo, che muove dall'identificazione di ciò che è "simile" per conoscerlo e "amarlo". Difficile negare che l'Islam tradizionale, con il suo timore per le donne e degli omosessuali, il suo rifiuto della modernità, il suo sistema giuridico autoritario sia sentito come più simile alla tradizione cattolica della modernità più liberale e individualista del nostro Occidente. Chi pensa che la Chiesa sia parte della difesa della libertà contro i suoi nemici, farebbe bene a rileggere la prosa papale con molta attenzione.

Ugo Volli


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