Desmond Tutu e Mary Robinson premiati da Obama
Scrivevo l’altro giorno dei quattro brutti ceffi (Robinson,Carter/Tutu/Cardoso) in giro per Israele e i Territori palestinesi, che avevano avuto la faccia tosta di farsi fotografare mentre visitavano Yad Vashem, il museo della Shoà. Oggi, due giorni dopo, ne ritrovo due, Robinson e Tutu, in prima pagina sul Jerusalem Post e Haaretz, in due interviste, curiosamente senza domande, limitandosi ad esporre il loro pensiero. Comincio con la Robinson, sperando che i lettori di IC ne conoscano bene le attività. E’ preoccupata, perchè teme che la soluzione dei due Stati sia in pericolo, perchè non c’è, dice, il congelamento totale degli insediamenti. Mentre la parte palestinese, secondo lei, deve essere più responsabile nell’arrivare al più presto ad un accordo tra Anp e Hamas, tutto qui, gli altri problemi, primo fra tutti il terrorismo, per lei non esistono. Dopo aver trascorso la vita a mettere in piedi iniziative contro Israele, la Robinson dice che il loro gruppo, quello dal bel nome di “Elders”, gli anziani, è molto bilanciato a favore di Israele, come lo sono le Ong che fanno riferimento ai finanziamenti internazionali. Incredibile ! Anche lei cita, come vedremo più avanti Tutu, la parola “riconciliazione”, che ricorda tanto il Sud Africa, un paragone che ricorre in tutti gli articoli che mirano a delegittimare la stessa esistenza dello Stato d’Israele. Poi, da persona saggia qual è, dice che la sicurezza si garantisce solo con una pace durevole. Bella scoperta ! Ha poi anche un occhio su Gaza, dove la condizione delle donne, dice, va peggiorando. Ma, dopo averlo ammesso, si guarda bene dal dire da chi dipende, non sia mai una critica che non sia solo verso Israele. E' anche fotogenica, come ce la mostra la International Herald Tribune, insieme a Jimmy Carter, mentre sorridono ai dimostranti che protestano contro la barriera di sicurezza di Modiin Illit. Certo, 'sta barriera che ha eliminato i terroristi suicidi sta proprio sulle palle agli odiatori, ma come si permette Israele, non si rendono conti 'sti ebrei che la barriera ha fottuto la resitenza armata ? Suvvia, non sono cose da fare, come dicono i Protocolli degli Anziani. Veniamo a Desmond Tutu, l’altro brutto ceffo, che dalle colonne di Haaretz, ci fa la morale e ci insegna la storia nella versione rivista e corretta da lui. Ha già vinto un Premio Nobel, e Obama gli ha messo al collo, come alla Robinson peraltro, la medaglia d’oro al valor civile, perchè non dovrebbe permetterselo ? L’attacco è magistrale, “ gli arabi stanno pagando la Shoà “, esordisce, dimenticando il volonteroso carnefice Muhammad Amin al-Husseini, il gran muftì di Gerusalemme alleato di Hitler nel medesimo progetto dal nome di Shoà. Ma lasciamo andare, sentiamo che cosa dice. E’ un vescovo anglicano, quindi un richiamo a Dio è d’obbligo, “ le mie posizioni arrivano direttamente dalla Torah” dice, e lasciamoglielo dire, al massimo fa sorridere, anche perchè subito dopo passa alla difesa d’ufficio di quel prof. Neve Gordon dell’Università Ben Gurion che ha chiesto il boicottaggio internazionale contro Israele, stato dell’Apartheid. Poter paragonare Israele al Sud Africa è musica per le orecchie di Tutu, se poi può citare addirittura un prof israeliano, è il massimo. Anche lui tira fuori dal cappello la magica parola, riconciliazione, come se fra uno stato democratico ed uno terrorista, che minaccia l’altro di distruzione, quella parola fosse d’attualità. Ma sia lui che la Robinson, e con loro quel piccolo ma vociante gruppo di ebrei, israeliani e non, che accecati dall’auto-odio, si propongono la scomparsa di Israele, soffocato in uno Stato binazionale, hanno capito quanto sia spendibile. Basta pronunciarla, scriverla, e d’incanto Israele si chiama Sud Africa. Che Haaretz faccia da megafono a Tutu, non stupisce, è la linea del giornale, che ormai ha perduto anche l’appoggio della sinistra moderata israeliana. Ma che pure il Jerusalem Post, che è su ben altre posizioni, riporti le dichiarazioni della signora Robinson, senza sentire l’urgenza, l’importanza di farle delle domande, beh, questo sì, è un brutto segnale. Speriamo sia solo un incidente di percorso.
Angelo Pezzana