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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.08.2009 Una fiction sul Trio Lescano
L'incredibile storia delle tre sorelle ebree olandesi raccontata sul set di Maurizio Zaccaro

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 agosto 2009
Pagina: 41
Autore: Maurizio Porro
Titolo: «I misteri del Trio Lescano. Thriller sulle cantanti 'spie'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/08/2009, a pag. 41, l'articolo di Maurizio Porro dal titolo "I misteri del Trio Lescano. Thriller sulle cantanti 'spie'".

 Trio Lescano

MILANO — Basta accennare «Mara­mao perché sei morto»? o «Tuli Tuli, Tuli-pan», che viene subito evocata un’epoca. Sono i biglietti da visita del­­l’Italia di regime dal 1935 al ’45 con quelle tre sorelline intonate che veniva­no dall’Olanda, ebree da parte di ma­dre: erano Sandra, Giuditta, Ketty Le­schan; Trio Vocale sorelle Lescano, la garanzia della tragica superficialità d’epoca, del delirio futurista (oggi infat­ti le reincarnano tre drag queen, Le so­relle Marinetti) quando si cantava «Ma le gambe» e «Il pinguino innamora­to ». Ed ecco «Le ragazze dello swing», nuova fiction di Maurizio Zaccaro sul set in autunno: accanto alle canzonette ci sarà la storia segreta di queste tre ra­gazze adorate dal pubblico, tollerate dal regime, infine per le leggi razziali castigate, anche se un documento ora scoperto in una casa d’aste proverebbe che il duce, ammiratore, abbia conces­so loro la cittadinanza italiana d’accor­do col re. Nel 1943, con l’accusa di spio­naggio, le sorelle vennero arrestate e condotte a Genova, nel carcere Marassi dove, per la loro conoscenza del tede­sco, furono costrette a fare da interpre­ti negli interrogatori ai partigiani. Furo­no avvistate in una pensioncina a Saint Vincent fino al ’44, poi, finita la guerra, la più giovane delle sorelle, Ketty la­sciò il trio. Le altre due partirono per il Sudamerica dove continuarono a canta­re fino al 1952. Poi di loro non si è sapu­to più nulla.
«L’idea del film che ho scritto con la mia complice Laura Ippoliti, che per me è come un Grillo Parlante, nasce dalle chiacchiere appassionanti col mio amico scrittore milanese Gabriele Eschenazi che da tempo sta scrivendo un libro sul Trio Lescano e con cui ab­biamo sviluppato questa parabola arti­stica e politica». Ma è difficile ritrovare le fonti, le voci, i dischi, i documenti, i testimoni. «Ci sono nella storia colpi di scena, come l’arresto delle Lescano durante un concerto al teatro Grattacie­lo di Genova, da lì condotte al Marassi. È un racconto pieno di buchi neri ma riempito col cinema: una vita che è una sceneggiatura. Oggi rimangono so­lo alcune delle molte canzoni incise, una manciata di foto, qualche film d’epoca come un documentario olan­dese. Perciò ci siamo sentiti più liberi, non solo di documentare la storia di quelle tre, ma di evocarle e farle rivive­re, rispettando le sorprese del cinema, non di quella fiction che spiega tutto e subito, detta 'Vedi e getta'».
Prodotto da Susanna Bolchi per Rai e dalla Casanova di Barbareschi, il film diventa un cruciverba amarcord per chi ha lunga memoria, ma anche un thriller politico in cui le sorelline furo­no perfino accusate di lanciare, spie de­gli anglo americani, messaggi in codi­ce
proprio cantando «Tuli-pan». «In­fatti noi rispettiamo anche questa leg­genda, c’è nel film l’interrogatorio. Quello che è certo è che dal ’39 al ’43 il governo era allarmato dalle Canzoni della Fronda, pronte a essere interpre­tate dal pubblico in chiave ironica con riferimenti non casuali al regime. 'Ma­ramao' fu tra le prima ad avere guai (si disse che era una parodia della vicenda di Galeazzo Ciano, ndr. ). Poi 'Pippo non lo sa' con riferimenti ai gerarchi, 'Crapa pelada' dei Cetra e 'Tulip time', brano pop americano, che rese sospet­te le Lescano».
Che infatti da allora, dopo la scoper­ta dell’ascendenza ebraica, non vissero più nel mondo dorato di microfoni (nel ’38 guadagnavano mille lire al gior­no, altro che al mese) e furono spedite all’inferno. Per le nuove Lescano l’auto­re cerca da mesi ragazze non italiane e brave canterine, se possibile somiglian­ti all’originale. «Ripenso a quel che di­ceva Bresson al momento di scegliere il cast: non mi importa ciò che gli atto­ri
mi mostrano ma quello che mi na­scondono ». Tra poco Zaccaro andrà ad Amsterdam, dove un centinaio di ra­gazze prepara gorgheggi, il 26 ottobre il primo ciak: «E ringrazio i produttori di aver acquistato i diritti di ben 12 pez­zi dell’epoca che le mie nuove Lescano canteranno » .
Una di loro, Alexandra, la maggio­re, sarà sicuramente la bella unghere­se Andrea Osvart, mentre la ex Emma­nuelle Sylva Kristel farà mammà, Mari­na Massironi sarà una prostituta fre­quentata da Giuseppe Battiston, il cini­co
ma simpatico impresario, Gianni Ferreri colui che per primo le lanciò, Maurizio Marchetti il gerarca Ferran­te. Nel corso della storia si incontrano personaggi noti dello swing del tem­po, dal grande Kramer Gorni (nome e cognome) al maestro Pippo Barzizza, da Rabagliati a Panzeri. Ancora una volta, dopo «Lo smemorato di Colle­gno », torna in flash back all’epoca di regime. «Sì all’Italia cialtrona che ho studiato in film capolavoro come Il fe­derale e Una giornata particolare , cer­cando di inserire anche aspetti meno noti e tragicamente buffi, come il ten­tativo da parte di Starace di spostare il Capodanno dal 31 dicembre al 28 otto­bre, la marcia su Roma. E le Lescano erano comunque le canterine del pote­re » .
Nel titolo c’è anche la leggerezza del­lo swing? «Erano ragazze come tante al­tre, ma straniere in un mondo chiuso e autarchico: anche se star dovevano ogni sei mesi rinnovare il permesso di soggiorno, come fanno oggi tanti im­migrati. Lo swing era il loro dono e lo portarono attraverso l’Eiar, la Rai del­l’epoca, nelle case e nei teatri». Quale era la loro arma di seduzione? «Sem­bra strano, ma la loro origine stranie­ra, il loro accento bizzarro che portava allegria e speranza in anni d’autar­chia quando il concerto Arm­strong era annunciato sui poster come una grande serata musicale con Luigi Braccioforte, sfidando ogni senso del ridicolo».

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