Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/08/2009, a pag. 19, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Un miliardario hippie per il Medio Oriente ".
Sir Richard Charles Nicholas Branson, a Gerusalemme per sostenere gli Elders, da lui definiti " questo straordinario gruppo di 12 anziani, premi Nobel dall’altissimo profilo morale, da Jimmy Carter a Desmond Tutu, da Kofi Annan a Muhammad Yunus, che ha deciso d’impegnarsi fra Israele e Palestina. ". Sul profilo morale di Jimmy Carter, Desmond Tutu, Mary Robinson, abbiamo già detto che cosa pensiamo. E sul loro impegno per Israele anche. Finora hanno dimostrato solo di impegnarsi per gli arabi, definendo Israele uno Stato di apartheid e tenendo gli occhi ben sigillati sul terrorismo arabo.
Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere le due lettere da Gerusalemme di Angelo Pezzana titolate " Quattro brutti ceffi a Yad Vashem " e " I quattro brutti ceffi, ecco cosa dicono ".
Ecco l'articolo di Francesco Battistini:
GERUSALEMME — Forse, ogni tanto, qualche volta, se proprio un inglese deve capitare da queste parti a occuparsi della pace, non sarebbe male ci venisse Tony Blair. Che per fare questo lavoro è strapagato dal Quartetto, occupa con la sua gigantesca delegazione e i suoi gipponi a chilometri zero un intero piano e un bel po’ di posteggio dell’American Colony (due milioni e mezzo all’anno solo d’albergo: saldati anche da noi europei), eppure da mesi non si fa vedere in Medio Oriente. Pazienza.
Assente Blair, arriva Branson. Il suo carissimo amico Sir Richard Charles Nicholas Branson, «Sir Virgin», il miliardario londinese mezzo hippie e mezzo avventuriero, sessantenne amante delle linee aeree e dei palloni aerostatici, collezionista di carte di credito e trasvolatore nello spazio infinito, ora folgorato sulla via di Gerusalemme. «Sono qui a sostenere gli Elders — s’aggira in una lussuosa hall —, questo straordinario gruppo di 12 anziani, premi Nobel dall’altissimo profilo morale, da Jimmy Carter a Desmond Tutu, da Kofi Annan a Muhammad Yunus, che ha deciso d’impegnarsi fra Israele e Palestina. Mi piacciono, questi vecchietti, perché non prendono ordini da nessuno. E, come me, vogliono solo la pace».
Like a Virgin, smarrito e curioso, Sir Richard non sa molto di Medio Oriente: «È la prima volta che ci vengo». Ma vola in quota, cerca credito. E dall’alto dei suoi sei miliardi di patrimonio, delle 360 aziende, della posizione 261 nella classifica dei paperoni mondiali, dell’esperienza nelle battaglie per l’ambiente o per il Sudan, sfodera ottimismo: «Anche in Irlanda sembrava impossibile, la pace. E invece adesso vedi Ian Paisley che beve, ride e magari gioca pure a golf con quelli che una volta lo consideravano un terrorista». C’entra qualcosa George Mitchell, l’inviato americano che il governo israeliano detesta quasi più d’Obama, l’uomo che sull’Ira ha costruito i suoi trionfi? Sir Richard evita giudizi: «Se parli con un ragazzo ebreo e uno arabo, è ovvio che vogliano la stessa cosa. Per questo i loro politici, più anziani, devono trovare un compromesso. La soluzione dei due Stati è necessaria. E c’è un’enorme possibilità d’arrivarci entro diciotto mesi. Lo so, è quel che si dice da 50 anni, ma adesso c’è una grande opportunità. E ognuno di noi deve cercare d’afferrarla».
L’uomo che lanciò i Sex Pistols e i punk, va da Peres e da Abu Mazen con la straordinaria band degli Elders, messi insieme due anni fa da Mandela e già sperimentati con qualche successo fra le crisi del Kenya e dello Zimbabwe. Spesso fuorigioco, trattati un po’ come simpatiche glorie vintage, questi Platters della pace hanno ancora acuti perforanti. L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, guardando il campo profughi di Kalandya e il Muro, l’altro ieri ha finito per dire proprio quel che di solito piace ai palestinesi e manda in bestia gl’israeliani: «Parlare di apartheid non aiuterà il processo di pace. Ma questa è un’apartheid. Simile a quella vissuta dalla mia gente». Poca diplomazia? Pessima comunicazione, pensa Branson: «A me pare che gl’israeliani abbiano un problema di pubbliche relazioni. Hanno molte cose che funzionano: gli ospedali che curano i palestinesi, le ong... Ma queste cose non arrivano. In questi giorni si stanno evacuando altre famiglie palestinesi dalle loro case. Non conosco i particolari della questione. Ma riuscite a immaginare qualcosa di peggio, per le pr d’Israele? Dopo la Seconda guerra mondiale, questo piccolo Paese era simpatico al mondo. Un po’ come l’America dopo l’11 settembre. Poi, sia per l’America che per Israele, parte di quella simpatia s’è persa. E qualcosa bisogna fare».
Fate la lira, non fate la guerra? Il vecchio hippie non è venuto a mettere degli euro nei loro cannoni. E non parla d’affari, nonostante le voci: una partecipazione negli aerei dell’El-Al, se il processo di pace ne moltiplicherà le rotte, o nei cellulari locali... «Siamo qui solo per ascoltare e imparare — dice Jeff Skoll, il fondatore di eBay, l’amico ebreo che fa da guida — e magari concretizzare qualcosa...». In che senso? Cita i Sex Pistols: tranquilli, questo non è un «filthy lucre tour», un tour per il lurido guadagno. Peace & Love, nient’altro. Già, mica si chiama Tony Blair.
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