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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.08.2009 Un articolo contro Moshe Ya'alon
Definito a torto 'fascista'. Gli rispondiamo con una 'Lettera da Gerusalemme' di Angelo Pezzana

Testata: Il Manifesto
Data: 27 agosto 2009
Pagina: 9
Autore: Uri Avnery
Titolo: «'Horror show' di destra a beneficio di Netanyahu»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 27/08/2009, a pag. 9,  l'articolo di Uri Avnery dal titolo "  «Horror show» di destra a beneficio di Netanyahu" .

L'articolo è un attacco al governo Netanyahu e al suo vice premier, Moshe Ya'alon. Per un ritratto di Moshe Ya'alon, riportiamo la "Lettera da Gerusalemme" di Angelo Pezzana del 21/08/2009 dal titolo " Entra in scena Moshe Ya'alon", in risposta all'articolo di Avnery.
Per quanto riguarda Uri Avnery, ricordiamo ai lettori che in Israele si è sempre dedicato al giornalismo scandalistico e che negli anni '60 predicava la fine del sionismo. Celebre la sua falsificazione della storia del ritiro da Gaza, da lui vista come una mossa per far vincere Hamas a Gaza e dividere la Cisgiordania. Viste le premesse è difficile prendere sul serio le sue parole. Ecco i due articoli:

Angelo Pezzana : " Entra in scena Moshe Ya'alon "

 Moshe Ya'alon

Moshe Ya’alon, Ministro per gli Affari Strategici e vice del premier Bibi Netanyahu, sta movimentando le acque per altri versi abbastanza tranquille dall’agosto israeliano. Uomo di prima fila del Likud, grande alleato di Bibi in campagna elettorale, di fatto il numero due del governo, sembra si sia stancato del ruolo fin qui svolto, e l’ha dimostrato con una serie di iniziative e dichiarazioni, in totale controtendenza con la politica tutta sfumature di Bibi, sia nei confronti dell’America che del rapporto con i palestinesi di Abu Mazen. Fin qui niente di nuovo, la politica israeliana, da sempre, assomiglia ad una corsa dove il problema non è arrivare primo, quanto uscire dal gruppo per dare vita a qualcosa di nuovo. A cancellare i partiti qui non è la magistratura, ma gli stessi leader, che con puntualità, invece di formare una corrente, escono dal partito e ne fondano uno nuovo. Questo potrebbe essere il percorso di Ya’alon, che si è spinto fino a partecipare ad un comizio in pubblico accanto a Moshe Feiglin, come dire la destra più estrema della politica israeliana, l’avversario interno più pericoloso che ha avuto Bibi nel Likud. Quale dybbuk si è impossessato di Moshe Ya’alon, si chiede Ha’artez, che dedica all’affare tutta la prima pagina, felice come non mai nel vedere nell’iniziativa di Ya’alon persino una possibile crisi di governo. Il quale, a parte la compagnia che si è scelto, ha pensato che era ora di dire a voce alta quello che molti israeliani pensano, non so se si può dire la maggioranza, ma tanti sicuramente si. Non temo il giudizio degli americani, ha detto in una intervista al Canale 2 della Tv, gli ebrei hanno il diritto di vivere ovunque sulla terra di Israele, aggiungendo che non temeva neppure le critiche delle élites e dei giornali che sicuramente lo avrebbero criticato. Definendo poi il movimento dei pacifisti Shalom Achshav (pace adesso) un virus dentro la società israeliana. Forse la parola virus è sopra le righe, essendo lo Stato ebraico una terra generosa nell’ospitare ogni tipo di ong, che lavorano alacremente, e in totale libertà di movimento e di espressione, contro la politica del governo, qualunque esso sia. Direi che la grossa polemica esplosa in questa calma estate è proprio quella sulla miriade di ong, finanziate spesso da capitali arabi, che arrivano direttamente o via Usa, che sono specializzate nel realizzare rapporti senza alcuna verifica seria sul territorio, ma dal contenuto altamente demagogico, quindi un’arma di propaganda contro Israele regalata ai suoi odiatori, poco importa se poi le varie tesi criminalizzanti Israele si sgonfiano, rivelandosi per quello che sono. La bufala però ha già fatto il giro di tutti i media mondiali, e in quanto alle smentite, uno ha un bel cercarle, non si trovano. Pace Adesso è stato un po’ l’antesignano degli attuali , e altri, l' obiettivo di raggiungere una pace con i palestinesi era di sicuro sincero, ma l’inutilità del suo attivismo politico stava nel fatto che la stragrande maggiornaza degli israeliani è già a favore della pace, il problema è come arrivarci. Invocarla non ne ha mai affrettato l’arrivo, l’esempio di Gaza lo dimostra. Se non è Shalom Achshav un virus, lo sono invece tutte le associazioni sorte dopo, che svolgono una vera e propria azione contro l'immagine del paese.Ma Israele si sente forte con la sua democrazia, questo è un paese dove la difesa dei diritti civili e umani, di tutti,indistintamente, è radicata nella società intera. Moshe Ya’alon, a differenza di chi lo critica, che ritengono le sue posizioni pericolose, una sfida alla democrazia, ha reso visibile la delusione che in Israele sta assumendo grandi proporzioni verso un conflitto che sembra non avere fine, e che Israele riuscirà a venirne fuori solo se assumerà un atteggiamento diverso da quello tenuto finora. Il dialogo c’è sempre stato, di piani per la pace ne sono stati redatti tanti, ma ora è chiaro a tutti che la società palestinese non è in grado di creare uno stato accettabile che confini con Israele. Quella che viene definita con sarcasmo in Europa l’ossessione per la sicurezza, qui ha un significato ben preciso. Persino i leaders dell’Anp, per sopravvivere al canone di giustizia che vige nella loro società, hanno bisogno della protezione dello shin bet (i servizi interni di sicurezza israeliani ), mentre si trovano nel West Bank. Il massacro a Gaza dei giorni scorsi - largamente ignorato dai media di tutto il mondo, Italia compresa - dove Hamas ha liquidato fisicamente una cellula ultrarivoluzionaria legata ad al Qaeda a colpi di mitra, uccidendone trenta e ferendone più di un centinaio - conferma purtroppo il livello di barbarie che caratterizza quella società. Bisogna cercare strade che nuove lo siano veramente, forse è questa la novità del messaggio di Moshe Ya’alon.

Il MANIFESTO - Uri Avnery : " «Horror show» di destra a beneficio di Netanyahu "

 Uri Avnery con Arafat

«Peace now è un virus» ha dichiarato Moshe («Bogie ») Yaalon, vice premier e membro del sestetto (i sei ministri che costituiscono il vero governo di Israele) partecipando di recente a una riunione della Jewish Leadership Faction. E non solo Peace now. Anche «tutti i media» sono un virus. Influenzano l’opinione pubblica «in maniera distorta, menzognera». Il virus comprende in generale quella che Yaalon definisce «l’elite». In aggiunta, anche i politici sono da biasimare. «Ogni volta che i politici fanno entrare la colomba della pace, noi, l’esercito, dopo dobbiamo ripulire». Non basta: «Gli ebrei hanno il diritto di risiedere in ogni luogo del Grande Israele» e se questo disturba gli americani, Yaalon ha la risposta pronta: «Io non ho paura degli americani!». Tutto ciò è stato detto pochi giorni dopo che Yaalon aveva effettuato una ben pubblicizzata visita ai Territori occupati palestinesi, accompagnato dal leader dello Shas, Eli Yishai, e da altri ministri dell’estrema destra. Questa banda aveva visitato gli avamposti delle colonie - che il governo israeliano molto tempo fa aveva promesso agli americani di smantellare - esprimenendo la propria totale opposizione all’evacuazione. La visita si era conclusa a Homesh, l’insediamento in Cisgiordania fatto sgombrare da Ariel Sharon nel corso del piano di «disimpegno» (2005), Ya’alon ne aveva richiesto il reinsediamento. (...) Se si mettono insieme tutti questi elementi - l’odio nei confronti dell’«elite», la glorificazione dell’esercito, il disprezzo verso i «politici », la demonizzazione dei pacifisti, l’incitamento contro i media - è l’orribile faccia del fascismo che emerge. Qui in Israele e in tutto il mondo. Non meno importanti il luogo e la compagnia. Yaalon ha parlato a una riunione della «Jewish Leadership Faction», un gruppo di ultra-ultra destra, entrati nel Likud con l’obiettivo dichiarato di conquistarlo dall’interno. E’ guidato da Moshe Feiglin, da cui il nome dei suoi seguaci, chiamati «i Feiglin». Alla vigilia delle ultime elezioni, Benyamin Netanyahu ha fatto ogni possibile sforzo, usando mezzi «kosher » e non troppo «kosher» per togliere Feiglin dalla lista dei candidati del Likud. Era determinato a evitare che il Likud fosse presentato come un partito di estrema destra. Il principale avversario del Likud, Kadima, si definiva un partito di centro o moderatamente di destra e cercava strenuamente di spingere a destra Netanyahu. Quest’ultimo pensava che, mettendo fuori Feiglin, avrebbe respinto questo attacco. La questione è se questo fosse il suo unico obiettivo. Se così era, perché ha messo Benny Begin, un personaggio che personifica l’estrema destra, nei primi posti della lista di ministri? E perché ha arruolato e abracciato Moshe Yaalon, già conosciuto come una persona dalle vedute di estrema destra? Un abbraccio che è costato molto caro, dal momento che, alla fine, Kadima, contro ogni aspettativa, ha guadagnato un seggio più del Likud. Ma Netanyhau, politico nato, aveva più di un obiettivo in mente. Temeva che Feiglin (sempre più popolare) potesse un giorno minacciare la tenuta della sua leadership nel Likud. Per vanificare questa possibilità, ha negato a Feiglin un seggio alla Knesset. E qui arriva Yaalon, protetto di Netanyahu, e si unisce a Feiglin. Come dice un detto ebraico, la rondine andò a far visita al corvo. Ma non è chiaro chi sia la rondine e chi sia il corvo. E’ Feiglin che sta usando Yaalon o è Yaalon che che intende usare Feiglin per posizionarsi come leader di un più vasto campo di estrema destra? Si dovrebbe anche prestare attenzione alla dichiarazione di Ya’alon «Io non ho paura degli americani». Gli americani chiedono il congelamento degli insediamenti? Ma che vadano al diavolo! Chi si credono di essere? Questi goyim (gentili) vogliono forse darci ordini? Barack Obama vuole dirci dove possiamo o non possiamo insediarci? Questo è un altro tratto distintivo dell’emergente fascismo israeliano: la prontezza a impegnarsi in uno scontro aperto con gli Usa, e specialmente con il presidente Obama. Già è in pieno svolgimento una campagna israeliana contro «Barack Saddam Hussein», il nuovo Hitler. La destra americana e quella di Israele trovano facilmente un linguaggio comune. Negli Usa uniti una israeliana sta guidando uno sforzo molto ben pubblicizzato di provare che Obama non è nato negli Stati Uniti, che suo padre non è mai stato un cittadino statunitense e che dunque dovrebbe essere cacciato dalla Casa Bianca. L’intera faccenda rasenta la follia. Israele dipende pressoché totalmente dagli Stati Uniti: assistenza economica, armi, cooperazione nell’intelligence, sostegno diplomatico per il diritto di veto al Consiglio di sicurezza. Netanyahu cerca di evitare lo scontro usando ogni mezzo, compreso l’inganno e i diversivi. Ed ecco che arrivano Ya’alon e Co. a incitare alla rivolta contro gli Stati uniti! C’èmetodo nella follia. Il sistema educativo israeliano esalta gli Zeloti che circa 1940 anni fa dichiararono guerra all’Impero romano. Gli Zeloti divennero i leader della comunità ebrea in Palestina e lanciarono una rivolta che non aveva alcuna possibilità di successo. I ribelli furono sconfitti, Gerusalemme fu distrutta, il Tempio incendiato e distrutto. Il «Boogie Horror Show» ha più vaste ramificazioni. Presenta l’immagine di un folle gruppo di estremisti che sfidano il moderato, responsabile Netanyahu. Netanyahu lancia segnali al presidente Obama e alla sua gente: Aiuto!. Se fate pressione su di me per congelare gli insediamenti e smantellare gli avamposti, sarà la mia fine! Il mio governo cadrà e voi dovrete vedervela con i pazzi. Sarebbe stato più convincente se Benyamin Netanyahu avesse usato le proprie prerogative legali e allontanato Yaalon dal governo, anche se ciò costituiva un rischio politico. Invece «Bibi» ha rimproverato «Boogie » come un maestro che rimprovera un allievo e gli ordina di scrivere cento volte «Farò il bravo». E’ così che Moshe Ya’alon resta vice primoministro, ministro in carica per gli affari strategici e membro del Sestetto di ministri che governa il paese (insieme a Avigdor Lieberman, Benny Begin, Eli Yishai, Dan Meridor e lo stesso Benyamin Netanyhau). Stando così le cose, Netanyahu non può sfuggire alle proprie responsabilità per ogni cosa che Ya’alon fa e dice.

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