Mushir al-Masri, portavoce di Hamas
Una piccola notizia fra le molte che i giornali italiani non riportano, perché non si accordano al loro grande schema ideologico dei palestinesi buoni che vogliono la pace, contro i cattivi di Hamas (forse) e gli ancor più cattivi e imperialisti israeliani. Anche quando non sono tanto divertenti, ve le scrivo, per permettervi di pensare più liberamente fuori dagli schemi poilitically correct.
Dice dunque un autorevole portavoce di Hamas, il deputato Mushir al-Masri, che a giugno scorso "we were very close to striking a deal that would have resulted in the release of Israeli soldier Gilad Schalit", eravamo [evidentemente Hamas e Israele] molto vicini a un accordo che avrebbe portato alla liberazione di Shalit, "But Abbas personally intervened to prevent the prisoner exchange because he was opposed to the release of Hamas legislators and officials from Israeli prison." ma il presidente palestinese Abbas intervenne personalmente per impedire lo scambio dei prigionieri, opponendosi al rilascio di funzionari e parlamentari di Hamas dalle prigioni israeliane" perché "was afraid that the release of the Hamas figures would undermine his authority and revive the debate about his legitimacy as president of the PA, particularly since his term in office expired at the beginning of this year," aveva cioè paura che il rilascio delle personalità di Hamas avrebbe minato la sua autorità e rilanciato il dibattito sulla legittimità della sua presidenza dell'autorità palestinese, decaduta dall'inizio di quest'anno." All'opposizione di Abbas, secondo Mushir al-Masri si sarebbero uniti anche gli americani.
Nessuno di noi può sapere, naturalmente, se le parole di Hamas siano veritiere o solo un tentativo di spargere zizzania. In entrambi i casi, però, si vede che le cose nel conflitto fra israeliani e palestinesi sono più confuse di quel che sembrano e che le due fazioni palestinesi non sono poi così diverse fra loro. Quell'opposizione fra moderati e terroristi che alcuni si ostinano a vedere è al massimo una divergenza tattica. Resta il fatto che al povero Shalit, rapito tre anni e mezzo fa,non rimane altro che fare la posta in un gioco assai più grande e complicato, senza che nessuno, a parte Israele, abbia interesse a liberarlo. In particolare quelli che si sciacquano la bocca un giorno sì e l'altro pure con i diritti umani e le convenzioni di Ginevra.
Ugo Volli