Shoà-clandestini, un paragone fuori luogo L'opinione di Riccardo Pacifici, presidente CE di Roma
Testata: Informazione Corretta Data: 24 agosto 2009 Pagina: 1 Autore: Riccardo Pacifici Titolo: «Appelli del mondo cattolico da condividere.Ma paralleli con la Shoah e accuse all'Italia sono fuorvianti»
Clandestini - Pacifici: "Appelli del mondo cattolico da condividere. Ma paralleli con la Shoah e accuse all'Italia sono fuorvianti"
L’appello dei giorni scorsi dal mondo cattolico a non rimanere indifferenti di fronte alle tragedie e alle morti nel Mediterraneo di poveri disperati, non solo deve essere condiviso, ma abbiamo anche il dovere di rafforzarlo e di renderlo più efficace. Un dovere che nella tradizione ebraica proviene da un passo del primo comandamento: “Ricordati che sei stato schiavo in terra d'Egitto”. Non è però possibile condividere nello stesso appello il passaggio che accusa l’Italia di razzismo e ancora peggio evoca la tragedia della Shoah. Un paragone non solo fuorviante, ma che rischia di far perdere significato, credibilità e importanza al messaggio principale, che è quello di combattere il comune nemico dell’indifferenza. L’Italia non è un paese razzista. Non lo è il suo Governo (così come non lo erano quelli precedenti, quando di morti delle carrette del mare comunque leggevamo spesso sui giornali). Soprattutto è la Costituzione che garantisce Asilo politico a coloro che scappano da nazioni in cui sono discriminati o privati dei diritti civili. Bene lo ricordano gli ebrei fuggiti dalla Libia, dal Libano, dall’Iran e da altri Paesi arabi, che negli ultimi 40 anni hanno trovato accoglienza e solidarietà nel nostro Paese e si sono perfettamente integrati. Per combattere l’indifferenza, specie durante le vacanze e in questi tempi difficili, in cui le famiglie non arrivano alla fine del mese, dobbiamo sapere distinguere e spiegarci. Soprattutto evitare slogan demagogici. Tra gli immigrati c’è chi viene immaginando di avere un lavoro e non essere oggetto e sfruttamento di organizzazioni malavitose nostrane. C’è chi viene per garantire serenità ai nostri figli e ai nostri anziani o chi per assistere i malati nelle corsie degli ospedali. Tutto questo non solo rappresenta per noi europei un benessere economico ma anche un ricchezza culturale di cui dobbiamo essere orgogliosi e grati. Gli Usa, come il Canada, l’Australia, e tanti altri Paesi, anche in Europa, hanno leggi sull’immigrazione ben più severe delle nostre. Lo sanno molti italiani ed europei che ambiscono alla Green Card americana. Nessuno però si è mai sognato di accusare queste nazioni di razzismo. Ma più sono severe le leggi sull’immigrazione, maggiore è la garanzia che questi immigrati possano integrarsi nel nostro Paese e non dover vivere l’umiliazione quotidiana e ancora peggio la discriminazione. Dentro quelle barche che affondano (ma anche quelle che invece approdano senza vittime sulle nostre spiagge) spesso si annidano pericolosi terroristi, che non solo minacciano la sicurezza dell’Europa, ma spesso hanno come primo “target” le nostre Sinagoghe e le nostre scuole. Questo non significa avere paura ma essere consapevoli e, nonostante tutto, avere la forza di non voltare le spalle. Il dovere dell’accoglienza per noi è sotto certi aspetti un precetto e anche per questo dobbiamo far sentire la nostra voce. Riportando però il dibattito sui giusti binari e soprattutto avendo la forza morale di non limitarsi alle critiche, ma di portare proposte costruttive e operative. Solo così potremmo aiutare questi poveri disperati del mare. Un problema la cui matrice ha origini da organizzazioni criminali in Africa e in Medio Oriente, ma che deve trovare una comune risposta. Certamente da parte dell’Italia e dagli italiani tutti, ma anche da uno sforzo comune nell'ambito dell'Unione europea. Di questo discuteremo nella Consulta della Comunità Ebraica di Roma con il Presidente della Camera Gianfranco Fini il 16 settembre alle 19.45 nella sala della Protomoteca del Campidoglio. Chi desidera informazioni o annunciare la propria presenza prenotando un posto può rivolgersi a: consulta@romaebraica.it
Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma