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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Non c'è libertà di stampa in Svezia 24/08/2009

 
Zvi e Michelle Mazel

Non c’è libertà di stampa in Svezia, lo ha affermato in una intervista-video andata in onda ieri sera sul sito del Jerusalem Post, Zvi Mazel, già ambasciatore in Svezia, e oggi figura di primo piano del Jerusalem Center for Public Affairs.Anche il Post, uscito oggi nelle edicole, dedica molti interventi alla questione svedese. Tra gli altri, un articolo di Michelle Mazel, moglie dell’ambasciatore Zvi, che rievoca l’odio contro Israele negli anni in cui rappresentavano lo Stato ebraico a Stoccolma. Questa atteggiamento non deve stupire,ha dichiarato Mazel, perchè in Svezia l’80% della stampa quotidiana appartiene, o fa riferimento, in modo particolare i quattro giornali a diffusione nazionale che escono nella capitale, più un centinaio di regionali, al Partito Socialdemocratico e ai sindacati, due forze da sempre schierate contro Israele. E’ dunque questo il motivo per cui il governo svedese si rifiuta di prendere le distanze dall’articolo di Donald Bostrom uscito sul Aftonbladet, nel quale l’esercito di difesa israeliano veniva accusato di sequestrare per poi uccidere dei palestinesi al fine di commerciarne gli organi. Una tesi che ricorda i “blood libel” di medioevale memoria. Ma c’è di più, il governo svedese è intervenuto invece per censurare il comporatmento della sua ambasciatrice in Israele, Elisabeth Borsiin Bonnier, che aveva definito quell’articolo “a disgrace”, una sciagura. L’ambasciatore Zvi Mazel ha poi affermato che in occasione della prossima visita del Ministro degli Esteri svedese Carl Bildt, prevista per i primi di settembre, il governo israeliano non potrà non affronatare la questione, sempre che non intervenga un fatto nuovo prima. Così come dovrà essere affrontato con urgenza il problema dell’antisemitismo in Europa. E’ vero che Raoul Wallenberg, svedese, è stato un eroe della resistenza contro i nazisti in Ungheria, salvando più di centomila ebrei, ma così non è stato il comportamento del governo svedese, che ha collaborato attivamente con la Germania nazista. Intanto Aftonbladet è tornato ieri a ribadire le accuse, citanto le dichiarazioni, di 17 anni fa, di una famiglia palestinese, alla quale era stato restituito il corpo del figlio morto durante uno scontro a fuoco privo di organi. Una testimonianza di valore propagandistico, essendo impossibile stabilire come siano andate le cose 17 anni fa ! Ma se questa è la serietà della stampa svedese, allora bene ha fatto l’ambasciatore Zvi Mazel, conosciuto per non avere peli sulla lingua, a rivelarne i retroscena. Altro che libertà di stampa ! Nel 2003 un quotidiano svedese scrisse “ se volete saperne di più sul genocidio, non andate a Auschwitz, andate a Betlemme “. Il clima non è cambiato, semmai è peggiorato.

Angelo Pezzana


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