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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.08.2009 Il quotidiano comunista vorrebbe le frontiere aperte fra Israele e Gaza/Cisgiordania
Per la libera circolazione di terroristi? Gli rispondiamo con una 'Lettera da Gerusalemme' di Angelo Pezzana

Testata: Il Manifesto
Data: 21 agosto 2009
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Gli Usa a Israele: basta visti solo per i territori Anp»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 21/08/2009, a pag. 10, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Gli Usa a Israele: basta visti solo per i territori Anp ".

A commento dell'articolo di Michele Giorgio, ripubblichiamo la "Lettera da Gerusalemme" di Angelo Pezzana del 18/08/2009 dal titolo " Israele, che pretese ! ". Ecco gli articoli:

Angelo Pezzana : " Israele, che pretese ! "

Essendo lo sport preferito dai pacifisti dei mezzo mondo quello di recarsi in Israele, o nei territori occupati, come vengono sempre definiti, anche se sotto amministrazione o sovranità palestinese, per frapporsi alle vigenti leggi, reclamando il diritto/dovere di infrangerle, la pretesa che lo Stato ebraico dica pure sì, accomodatevi, mi sembra davvero esagerata. Questa convinzione, che mi sembrava sensata anche prima che l’avvertissero le Autorità preposte, la vedo adesso avverarsi nel timbro che all’entrata in Israele, dall’Aeroporto Ben Gurion, vine messo sui documenti di entrata se l’intenzione è quella di andare, via Israele, nei territori palestinesi o a Gaza. In pratica un timbro che ne impedisce il ritorno per la stessa via. Ma come, si sono alzate subito le proteste, Israele ci impedisce di venire a rompere le scatole, creare disordini, e, quando va bene (perchè spesso l’obiettivo è pure questo) lasciarci anche il morto, e quel cattivo dello Stato ebraico non ci permette di usare il proprio territorio come se fosse casa nostra ? Ne è nata subito una Ong, ti pareva, dal nome solenne di “Right to enter”, capito ?, chiunque ha il diritto di entrare nel paese altrui e guai a chi si permette di impedirlo. E’ dallo scoppio della seconda intifada nel 2000 che Israele controlla chi entra con maggiore severità, visti gli ospiti che ne hanno approfittato negli anni nei quali i terroristi suicidi si facevano saltare in aria con eccessiva frequenza. Posso capire che possa dispiacere ai pacifisti che questo non accada più, grazie alla barriera di sicurezza che impedisce l’ingresso ai portatori sani di cinture esplosive, di israeliani non ne muoiono più a causa loro. Ma che adesso ci siano degli impedimenti a chi viene in Israele, con tutte le buone intenzioni, e i relativi finanziamenti, per impedire allo Stato ebraico di applicare le sue leggi, capisco che possa irritare molti. E pensare che una soluzione, se proprio vogliono visitare Gaza o i territori governati dall’Anp, ce l’avrebbero pure, sarebbe sufficiente che invece di passare per Israele, vi entrassero passando dall’Egitto per Gaza, e dalla Giordania per l’Anp. Com’è che non lo fanno ? Eppure, in questo modo, eviterebbero di mettere piede su questa terra dell’Apartheid, come loro definiscono la democrazia israeliana, non darebbero un soldo ai taxisti israeliani, nè si nutrirebbero di Pitta o Fefafel, negando un forte contributo all’economia dello Stato ebraico. Perchè insistere, perchè continuare a scendere in questo bellissimo aeroporto che è il Ben Gurion di Tel Aviv, quando ci sono Egitto e Giordania a disposizione ? E’ vero che hanno fatto la pace con Israele, ma,insomma, qualche peccato glielo si può anche condonare. Da parte mia spero che le Autorità, quelle con la A maiuscola, alle quali mi riferivo all’inizio, tengano duro, non mollino la presa, ingresso sbarrato a chi vuole entrare per sputarci in faccia.

Michele Giorgio : " Gli Usa a Israele: basta visti solo per i territori Anp " 

 Michele Giorgio

L’Europa continua colpevolmente a rimanere in silenzio e, almeno per questa volta, si devono ringraziare gli Stati Uniti per aver concentrato l’attenzione sull’ultima delle gravi limitazioni poste dalle autorità israeliane ai movimenti dei palestinesi e dei cittadini stranieri nei Territori occupati. Il quotidiano israeliano Haaretz ieri ha riferito che Washington ha criticato Israele per le «inaccettabili » restrizioni poste all'ingresso degli stranieri diretti in Cisgiordania tramite il valico con la Giordania sul ponte Allenby o provenienti dal territorio israeliano, ossia dall’aeroporto «Ben Gurion » di Tel Aviv. Da qualche tempo gli israeliani hanno cominciato a porre sui passaporti dei visitatori (in particolare quelli di origine palestinese) diretti nelle città formalmente sotto il controllo dell’Anp, timbri di ingresso che vietano tassativamemte di entrare in Israele, nelle aree «C» (circa il 50% della Cisgiordania) ancora sotto la piena autorità dell’esercito israeliano, a Gerusalemme Est e anche nella Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti, ha scritto Haaretz, vogliono da Israele spiegazioni sulle ragioni di queste limitazioni e due giorni fa il Dipartimento di Stato ha comunicato che «gli Usa si aspettano che tutti i cittadini americani siano trattati in modo uguale, indipendentemente dalla nazione di origine o da altra cittadinanza». Buona parte di coloro che si sono visti stampare sul passaporto il visto «PNA-only» sono cittadini statunitensi con origini palestinesi che vanno a visitare parenti ed amici. Ma non mancano gli europei. Il provvedimento israeliano, parte di recenti decisioni prese dal ministero dell’interno nei confronti dei cittadini stranieri, rappresenta inoltre una aperta violazione degli accordi israelopalestinesi di Oslo (1993) che al paragrafo 14, articolo 28 del III Allegato, stabiliscono che le persone provenienti da paesi che mantengono rapporti diplomatici con Israele e che intendono recarsi nei territori palestinesi, hanno diritto di entrare anche nello Stato ebraico. Non possono peraltro essere dimenticati i «respingimenti» all’aeroporto internazionale di Tel Aviv o al ponte di Allenby di non pochi cittadini stranieri, specie di quelli più giovani, che dichiarano o sono sospettati di volersi recare in Cisgiordania. Avranno un peso le critiche statunitensi? È difficile crederlo leggendo le dichiarazioni rilasciate dal ministro israeliano per gli affari strategici Moshe Yaalon, detto Bughi, che ha dichiarato «di non temere gli americani ». Rivolgendosi due giorni fa a un forum di estrema destra diretto dall’ultranazionalista Moshe Feiglin, Yaalon non solo ha rispedito al mittente la richiesta Usa di un blocco dell’espansione delle colonie ebraiche nei Territori occupati (che Israele, secondo le indiscrezioni potrebbe attuare per un periodo di tre-sei mesi), ma ha attaccato a fondo i mezzi d’informazione e i movimenti pacifisti, come Peace Now. «I politicanti ci portano la colomba della pace e tocca poi all'esercito pulire ciò che si lascia dietro», ha detto il ministro in evidente riferimento alle devastanti operazioni militari israeliane, come quella recente compiuta nella Striscia diGaza. «Per salvare lo Stato - ha continuato Yaalon, un eroe del movimento dei coloni - dobbiamo affrontare la questione del virus che è Peace Now e, se volete, le elite, i cui danni sono grandi.Dal mio punto di vista gli ebrei dovrebbero vivere per sempre in ogni parte della (biblica) Terra di Israele».

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