Entra in scena Moshe Ya’alon Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Testata: Informazione Corretta Data: 21 agosto 2009 Pagina: 1 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Entra in scena Moshe Ya’alon»
Moshe Ya’alon
Moshe Ya’alon, Ministro per gli Affari Strategici e vice del premier Bibi Netanyahu, sta movimentando le acque per altri versi abbastanza tranquille dall’agosto israeliano. Uomo di prima fila del Likud, grande alleato di Bibi in campagna elettorale, di fatto il numero due del governo, sembra si sia stancato del ruolo fin qui svolto, e l’ha dimostrato con una serie di iniziative e dichiarazioni, in totale controtendenza con la politica tutta sfumature di Bibi, sia nei confronti dell’America che del rapporto con i palestinesi di Abu Mazen. Fin qui niente di nuovo, la politica israeliana, da sempre, assomiglia ad una corsa dove il problema non è arrivare primo, quanto uscire dal gruppo per dare vita a qualcosa di nuovo. A cancellare i partiti qui non è la magistratura, ma gli stessi leader, che con puntualità, invece di formare una corrente, escono dal partito e ne fondano uno nuovo. Questo potrebbe essere il percorso di Ya’alon, che si è spinto fino a partecipare ad un comizio in pubblico accanto a Moshe Feiglin, come dire la destra più estrema della politica israeliana, l’avversario interno più pericoloso che ha avuto Bibi nel Likud. Quale dybbuk si è impossessato di Moshe Ya’alon, si chiede Ha’artez, che dedica all’affare tutta la prima pagina, felice come non mai nel vedere nell’iniziativa di Ya’alon persino una possibile crisi di governo. Il quale, a parte la compagnia che si è scelto, ha pensato che era ora di dire a voce alta quello che molti israeliani pensano, non so se si può dire la maggioranza, ma tanti sicuramente si. Non temo il giudizio degli americani, ha detto in una intervista al Canale 2 della Tv, gli ebrei hanno il diritto di vivere ovunque sulla terra di Israele, aggiungendo che non temeva neppure le critiche delle élites e dei giornali che sicuramente lo avrebbero criticato. Definendo poi il movimento dei pacifisti Shalom Achshav (pace adesso) un virus dentro la società israeliana. Forse la parola virus è sopra le righe, essendo lo Stato ebraico una terra generosa nell’ospitare ogni tipo di ong, che lavorano alacremente, e in totale libertà di movimento e di espressione, contro la politica del governo, qualunque esso sia. Direi che la grossa polemica esplosa in questa calma estate è proprio quella sulla miriade di ong, finanziate spesso da capitali arabi, che arrivano direttamente o via Usa, che sono specializzate nel realizzare rapporti senza alcuna verifica seria sul territorio, ma dal contenuto altamente demagogico, quindi un’arma di propaganda contro Israele regalata ai suoi odiatori, poco importa se poi le varie tesi criminalizzanti Israele si sgonfiano, rivelandosi per quello che sono. La bufala però ha già fatto il giro di tutti i media mondiali, e in quanto alle smentite, uno ha un bel cercarle, non si trovano. Pace Adesso è stato un po’ l’antesignano degli attuali , e altri, l' obiettivo di raggiungere una pace con i palestinesi era di sicuro sincero, ma l’inutilità del suo attivismo politico stava nel fatto che la stragrande maggiornaza degli israeliani è già a favore della pace, il problema è come arrivarci. Invocarla non ne ha mai affrettato l’arrivo, l’esempio di Gaza lo dimostra. Se non è Shalom Achshav un virus, lo sono invece tutte le associazioni sorte dopo, che svolgono una vera e propria azione contro l'immagine del paese.Ma Israele si sente forte con la sua democrazia, questo è un paese dove la difesa dei diritti civili e umani, di tutti,indistintamente, è radicata nella società intera. Moshe Ya’alon, a differenza di chi lo critica, che ritengono le sue posizioni pericolose, una sfida alla democrazia, ha reso visibile la delusione che in Israele sta assumendo grandi proporzioni verso un conflitto che sembra non avere fine, e che Israele riuscirà a venirne fuori solo se assumerà un atteggiamento diverso da quello tenuto finora. Il dialogo c’è sempre stato, di piani per la pace ne sono stati redatti tanti, ma ora è chiaro a tutti che la società palestinese non è in grado di creare uno stato accettabile che confini con Israele. Quella che viene definita con sarcasmo in Europa l’ossessione per la sicurezza, qui ha un significato ben preciso. Persino i leaders dell’Anp, per sopravvivere al canone di giustizia che vige nella loro società, hanno bisogno della protezione dello shin bet (i servizi interni di sicurezza israeliani ), mentre si trovano nel West Bank. Il massacro a Gaza dei giorni scorsi - largamente ignorato dai media di tutto il mondo, Italia compresa - dove Hamas ha liquidato fisicamente una cellula ultrarivoluzionaria legata ad al Qaeda a colpi di mitra, uccidendone trenta e ferendone più di un centinaio - conferma purtroppo il livello di barbarie che caratterizza quella società. Bisogna cercare strade che nuove lo siano veramente, forse è questa la novità del messaggio di Moshe Ya’alon.