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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.08.2009 Le elezioni in Afghanistan sono state un successo
Ma Tariq Ali, sul quotidiano trinariciuto, sostiene il contrario

Testata: Il Manifesto
Data: 21 agosto 2009
Pagina: 1
Autore: Tariq Ali
Titolo: «Caos Afghano»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 21/08/2009, in prima pagina, l'articolo di Tariq Ali dal titolo " Caos Afghano ".

Tariq Ali inizia il suo articolo scrivendo : " Visto che la democrazia appare svuotata nelle sue roccaforti in Nord America e nell’Europa occidentale ". Non è ben chiaro a che cosa faccia riferimento dato che negli Stati Uniti e in Europa i diritti umani sono garantiti, la libertà di culto lo è, donne e omosessuali sono liberi di lottare contro le discrimanzioni, ci sono libertà d'espressione e di opinione, la libertà di stampa. Sono garantite le libere elezioni e ogni cittadino maggiorenne ha diritto di voto. Tutti valori della democrazia.
Secondo Tariq Ali, le elezioni in Afghanistan sono inutili : "
Qualunque sarà il risultato non cambierà nulla ". E' meglio lasciare la popolazione locale in mano all'integralismo islamico talebano?
Tariq Ali scrive : "
Lo stesso giorno in cui Obama ha pubblicamente espresso dispiacere per la morte di una giovane donna iraniana vittimadella repressione a Teheran, un drone statunitense ha ucciso 60 persone in Pakistan, tra cui donne e bambini, che anche la Bbc avrebbe difficoltà a descrivere come«militanti ». I loro nomi non significano nulla per il mondo, le loro immagini non verranno mostrate dai network tv. Le loromorti sono avvenute per «una buona causa».". La guerra in Pakistan e la repressione dei manifestanti contro il regime iraniano non sono paragonabili. Nel primo caso, si tratta di una guerra contro il terrorismo islamico. I talebani si nascondono nei villaggi e utilizzano la popolazione civile come scudo umano. Ciò che è successo in Iran ha un significato diverso. Neda è il simbolo della popolazione iraniana che ha trovato la forza per scendere in piazza e si è ribellata al suo dittatore.
Semmai Obama avrebbe dovuto condannare con più durezza la dittatura iraniana e dimostrare più solidarietà ai manifestanti che, tutt'ora, costretti a confessare sotto tortura, stanno subendo processi farsa in Iran.
La posizione di Tariq Ali sulle elezioni in Afghanistan non ci stupisce, viste le dichiarazioni rilasciate nell'intervista di Gabriela Jacomella dal titolo " Ci sono anche i laici, ma contano poco " del 13/08/2009 riportata nella rassegna di IC.
Secondo Tariq Ali lo scontro di civiltà è un'invenzione dell'occidente e la guerra in Afghanistan non è nata dalla necessità di combattere il terrorismo, ma dalla "
priorità data dall’Occidente alla guer­ra ".
Ecco l'articolo:

 Tariq Ali

Visto che la democrazia appare svuotata nelle sue roccaforti in Nord America e nell’Europa occidentale, cosa dobbiamo attenderci in Afghanistan? Siamo solo a una imitazione, a una elaborazione ideologica che dovremmo giustamente definire «democratismo », il volto accettabile di un potere autoritario. Lo abbiamo già visto in atto nell’Iraq occupato e nella farsa persino peggiore in corso in Afghanistan. L’idea che i risultatidaranno legittimità al candidato vincente non è altro che una fantasia di qualcuno a Kabul e una cinica manipolazione dell’establishment occidentale e della sua stampa addomesticata. Qualunque sarà il risultato non cambierà nulla. Hamid Karzai governa uno squallido narco-stato. Suo fratello Wali Karzai è l’uomo più ricco del paese che trae beneficio dai traffici di armi edroga e dalla presenza della Nato che tiene al potere suo fratello. I due candidati rivali di Karzai una volta facevano parte del governo. Entrambi sonodei buffoni desiderosi che Washington abbandoni Karzai e li metta alla prova. Lo stesso Karzai è coalizzato con religiosi fondamentalisti ultra-reazionari nell’Iran occidentale, sciiti ai quali hapromesso cinque incarichi di governo e l’approvazione di una legge volta a legalizzare lo stupro all’interno del matrimonio. Hillary Clinton tace. Lunga vita alla democrazia. L’Afghanistan è occupato dagli eserciti della Nato sotto ilcomando Usa e della nuova Amministrazione. Questa ora è la guerra di Obama, che ha fatto campagna per inviare nuove truppe in Afghanistan e per estendere la guerra, se necessario, al Pakistan. Lo stesso giorno in cui Obama ha pubblicamente espresso dispiacere per la morte di una giovane donna iraniana vittimadella repressione a Teheran, un drone statunitense ha ucciso 60 persone in Pakistan, tra cui donne e bambini, che anche la Bbc avrebbe difficoltà a descrivere come«militanti ». I loro nomi non significano nulla per il mondo, le loro immagini non verranno mostrate dai network tv. Le loromorti sono avvenute per «una buona causa». Loscorso maggio,GrahamFuller, ex capo dell’ufficio della Cia a Kabul, ha pubblicato una analisi della crisi regionale sull’Huffington Post. Ignorato dallaCasaBiancadaquandoha messoin discussione gran parte delle valutazioni su cui è stata fondata l’escalation bellica, Fuller ha parlato a nome di tanti membri degli apparati di intelligence nel suo paese e in Europa. Non capita spesso che mi trovi d’accordo con un uomo della Cia,maFullernon solo ha affermato cheObama«siè incamminatoperlo stessosentiero delfallimento in Pakistan percorsodaGeorgeBush»eche l’usodellaforzanonporteràallavittoria, ma ha anche spiegato ai lettori che i taliban sono tutti etnicamente pashtun e che i pashtun sono «tra i più ferventi nazionalisti, tribali e xenofobi popoli del mondo, uniti solo contro l’invasore straniero» e che «in ultima analisi sono più pashtun che islamisti». «È una fantasia - ha scritto - pensare di poter sigillare il confine tra Pakistan e Afghanistan». Noncredo che sia il solouomodella Cia in pensione ad andare indietro ai giorni in cui laCambogia venne invasa «per salvare il Vietnam». Insomma, l’Afghanistan è nel caos. Il Pakistan è nel caos. La soluzione diObama è parte del problema. C’è disperatamente bisogno di una «exit strategy». È in grado Obama di trovarne una prima della sua «uscita» dalla Casa Bianca? I segnali non sono incoraggianti

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