Pubblichiamo una lettera che affronta il problema dell'intelligenza e delle sue diversità. è indirizzata a Ugo Volli, che risponde subito dopo.
Volli rappresenta il tipo del razionalismo ebraico ateo costitutivo della piu¹ grande scuola di pensiero occidentale che, da Spinoza a Freud ad Einstein, ha posto la legge scientifica e cioè la Ragione a fondamento primo della propria weltanschauung. Gli è stato facile perchè è un professore di logica e quindi una familiarità con la idea di Ragione è fin quasi paradigmatica; ma il razionalismo, con il suo rigore gnoseologico e intellettuale finisce per diventare il viatico di una intelligenza superiore. Nel saggio di Sander Gilman "il mito della intelligenza ebraica" è presentato come un luogo comune, una diceria popolare senza fondamento scientifico e ne sono esaminate le aporie logiche delle concezioni che ne hanno difeso la ragionevolezza. La superintelligenza ebraica non è un mito, è una verità , ma non è un fatto religioso etnico antropologico o biologico: E' un fatto logico e cioè razionale. Il grande matematico tedesco Felix Klein notò che i giovani scolari ebrei e quelli tedeschi calcolavano in modo diverso: nei primi era inderogabile il procedere secondo la regola logica propria del modello matematico aplicato. Nei secondi, invece, prevaleva la propensione ad una economia del calcolo (informalità utile). Questo legame gnoseologico con la Legge è patrimonio esclusivo del pensiero ebraico, tanto che il mito di Daniele profeta giudeo riporta la ragione della sua impressionante intelligenza nel fatto di "essere rimasto fedele alle prescrizioni della Legge sì da conseguirne una intelligenza superiore" Quello che nel Kethubim (Dan(i)El), quindi, è mito, nella attuale teoria della intelligenza e della gnoseologia razionalista è verità scientifica: solo in una scuola di pensiero esclusivamente ebraica e razionalista come fu il Wienerkreis comparve per la prima volta nella storia del pensiero scientifico l'idea della unificazione dello scibile di tutte le scienze in un unico linguaggio di formulazione logicista o simbolista in senso logico. Questo fu possibile concepirlo solo in un ambito rigorosamente razionalistico come quello ebraico mitteleuropeo nel quale il vincolo di pensiero formalista (cioè l'inderogabilità epistemica della Legge) ha prodotto le migliori menti scientifiche del secolo. Questa idea ha una difficoltà gnoselogica di divulgazione, come la ebbe la divulgazione della relatività , che mi devo fermare perchà non ammette metafore o chiasmi. Quello che voglio dire è questo: chi si occupa di sistemi intelligenti si è accorto che nella implementazione di sistemi computazionali sempre più complessi, l'idea ebraica della Legge costituisce l'assioma esplicativo di ogni altra teoresi cognitiva: il Dio degli ebrei, secondo Einstein, è quello che distrugge la superstizione, cioè l'effetto dell'intelligenza. Nelle architetture computazionali di Rodney Brooks la comparsa dell'intelligenza è spontanea e succede alla completa distruzione del frame erroneo che ne impediva la comparsa. Questo significa che nella forma mentis ebraica razionalistica (e cioè di gnoseologia non empirista) è scritto l'enigma della Legge, cioè della legge dell'intelligenza, perchè il significato ebraico di "Legge" non è che questo, dalla agnizione del Sinai di Mosè alla legge del'insight di Kohler. Due vecchi ebrei come me.
lettera firmata
Gentile signor Bacchi, grazie per le sue interessanti osservazioni. Io mi ero limitato a una piccola questione d'attualità, lei allarga molto il quadro. Non so se sono del tutto d'accordo con lei, bisognerebbe parlarne più a fondo; ma le sono grato di avermi dato argomenti da pensare
ugo volli