Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/08/2009, a pag. 17, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " L’Iran mette al bando il nuovo film di Kiarostami ".
Abbas Kiarostami
«La bellezza dell’arte sta nella reazione che suscita», ha detto Abbas Kiarostami. La reazione degli iraniani al suo nuovo film, Copia Conforme , girato in Toscana, il regista non potrà vederla. Le riprese sono iniziate a giugno, ma il ministero della Cultura e della Guida islamica ha già annunciato che «in Iran non potrà essere visto perché non sono state richieste le necessarie licenze per la produzione e la proiezione ». Nel dare la notizia, il funzionario Jamal Shourjeh ha definito il film - il primo che Kiarostami gira integralmente all’estero — «una realizzazione personale».
Nessun lavoro del maestro della «nouvelle vogue» del cinema iraniano ha ottenuto la licenza per la proiezione in patria nell’ultimo decennio. Il Sapore della Ciliegia , per cui vinse la Palma d’Oro a Cannes nel 1997, e Il Vento ci porterà via (Leone d’Argento a Venezia nel ’99) sono stati mostrati al festival di Teheran, il resto neppure lì, spiega al Corriere Mehdi Abdollahzadeh, critico cinematografico iraniano che vive in Svizzera e conosce Kiarostami da 12 anni. Juliette Binoche, protagonista di Copia Conforme, l’aveva previsto: «Non potrà mai venir proiettato perché appaio con i miei capelli liberi». Binoche è una gallerista francese che incontra uno scrittore inglese ad una conferenza sulla differenza tra originale e copia: gli chiederà di sposarlo, per finta. E’ stata in Iran due volte: nel 2008, due deputati si sono detti contrari al concedere visti ad attori come lei che «distruggono la cultura diventando modelli per i giovani » (era apparsa su Playboy ).
La notizia «mi riempie di tristezza e di rabbia», dice da Berlino Bahman Ghobadi, regista di Nessuno sa niente sui gatti persiani , spiegando che in Iran ormai riesce a lavorare solo chi fa film commissionati dal governo.
Di solito però i lavori di Kiarostami vengono censurati senza annunci ufficiali, dice Abdollahzadeh. «Dichiarare che lo bandiscono può mirare a intimidire ulteriormente gli intellettuali». A giugno, i registi «erano entrati nella mischia elettorale per la prima volta dopo 30 anni» appoggiando il rivale di Ahmadinejad, Mir Hussein Mousavi. «Ma dopo la frode, si sono ritirati nei loro appartamenti di nord Teheran», afferma Abdollahzadeh. «Le autorità sono riuscite a imporre il silenzio». Kiarostami non ha sostenuto Mousavi. Ha detto che non avrebbe votato. A fine giugno, però, ha firmato con una trentina di registi un appello contro la repressione delle proteste, avvertendo che può causare una «guerra civile». Quattro anni fa scrisse una lettera ad Ahmadinejad, in cui spiegava che non aveva votato per lui ma per il suo rivale. Un messaggio non aspro, amichevole: diceva di apprezzare l’intenzione del presidente di aiutare i poveri ma che la gente troppo sincera non è adatta a governare. Di solito però «si occupa del suo lavoro e sta lontano dalla politica », spiega Abdollahzadeh. Le autorità gli permettono di girare i suoi film. «Alcuni sostengono che ha fatto un accordo. Ma io no: credo che non interferiscano perché le sue attività internazionali giovano alla politica estera, ma in Iran i film non li proiettano perché fanno pensare la gente».
Registi più critici, come Jafar Panahi, sono stati incarcerati durante le proteste post-elettorali. Oppure viene infangata la loro reputazione: contro Ghobadi, che ha definito una frode la vittoria di Ahmadinejad, c’è una campagna online che lo definisce immorale per le sue relazioni con diverse donne tra cui Roxana Saberi. E i media di Stato hanno falsamente dichiarato che Dariush Mehrjui sarebbe stato arrestato a Dubai perché in possesso di droga: era apparso in un video pro-Mousavi prima del voto. Mentre colleghi come Mohsen Makhmalbaf e, temporaneamente, lo stesso Ghobadi hanno scelto l’esilio, Kiarostami «crede che sarebbe finito come artista, perderebbe l’ispirazione», spiega Abdollahzadeh. Aspetta che i suoi film tornino a casa illegalmente, come Dvd pirata.
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