La guerra di al Qaida contro Hamas non è finita qui Lo scontro non è isolato: i qaidisti responsabili attacchi a Tzahal e in Cisgiordania
Testata: Il Foglio Data: 18 agosto 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Perché la guerra di al Qaida contro Hamas non è finita qui»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/08/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Perché la guerra di al Qaida contro Hamas non è finita qui ".
" Guerrieri di Allah "
Gerusalemme. La guerra è “on its way”, sta arrivando, non finirà qui, ha tuonato sul suo sito il gruppo di al Qaida che opera a Gaza – Jund Ansar Allah, i cosiddetti Guerrieri di Allah – dopo gli scontri con Hamas alla fine della scorsa settimana a Rafah, nella Striscia di Gaza. Il responso è a favore del gruppo palestinese: ventiquattro morti in tutto, di cui sei di Hamas (tra cui un comandante tra i più noti anche agli israeliani); gli altri sono tutti salafiti, e tra di loro c’è anche il leader Abdel Latif Moussa. E’ stato proprio quest’ultimo a scatenare l’ira di Hamas (che detiene il controllo sulla Striscia dopo averlo strappato con la forza ai rivali di Fatah e non ha quindi alcuna intenzione di cedere centimetri di potere a nessuno: la solidarietà ha un limite anche tra gli islamisti), proclamando Gaza “un emirato di al Qaida” e chiedendo agli abitanti di voltare le spalle a Hamas giurando fedeltà a Osama bin Laden e al Qaida. Hamas non ha gradito – al Qaida da queste parti sta alzando un po’ troppo la testa – e ha colpito prima la casa di Moussa e poi la moschea da cui predicava con colpi di mortaio e mitragliatrici pesanti, lasciando sul campo anche un altro uomo forte dei qaidisti, noto come “il siriano”. I Guerrieri ora minacciano vendetta, dicono alla gente della Striscia di stare alla larga dai luoghi – moschee e istituzioni – in cui bazzicano gli uomini di Hamas, perché li sarà guerra e nessuno sarà risparmiato. Lo scontro non è affatto isolato: i qaidisti sono ritenuti responsabili di un tentativo di attacco ai soldati israeliani di qualche tempo fa su un valico tra la Striscia e Israele e sarebbero anche coinvolti nell’assalto al matrimonio di un parente di Mohammed Dahlan, uomo della sicurezza di Fatah, a Ramallah, in cui ci sono stati dieci morti. La faida è aperta e Gaza è un territorio molto ambito: non è soltanto la patria della causa palestinese contro il nemico Israele – la distruzione dello stato ebraico è il più grande collante esistente all’interno del mondo del jihad islamico – ma è anche un punto di collegamento importante con gli altri gruppi, in particolare con quelli che operano nel vicino Egitto, al di là del valico di Rafah, sotto gli occhi mezzi socchiusi del rais, Hosni Mubarak, oggi in visita d’onore alla Casa Bianca di Mr. Obama. Il bottino della Striscia è troppo grande per essere lasciato tutto in mano a Hamas, al Qaida vuole andarsi a prendere la sua parte e così ha organizzato un’agguerrita campagna di reclutamento, accusando il movimento palestinese di aver da un lato fallito l’obiettivo di imporre la legge islamica nella regione e dall’altro di aver adottato una linea troppo aperturista con Israele. Il risultato è che al Qaida è ormai infiltrata stabilmente nel sud della Striscia, nelle aree intorno a Rafah, laddove anche l’intelligence di Gerusalemme aveva segnalato – restando inascoltata – la presenza massiccia di radicali qaidisti nei Territori. Come spesso accade nel mondo islamista, gli scontri interni sono ben più mortiferi di quelli scatenati contro il nemico comune. Basti pensare all’Iraq o alle faide nelle aree tribali pachistane o alla Striscia di Gaza, appunto, già sconquassata dagli scontri tra le brigate di Fatah e quelle di Hamas – durante la guerra di inizio anno, Hamas approfittò della presenza israeliana per far fuori un po’ di nemici fedeli al presidente Abu Mazen, tanto per fare pulizia nelle fila dei rivali e relegarli in Cisgiordania – e ora logorata anche dalle ambizioni di al Qaida. Al di là della lotta contro Israele, l’America e l’occidente, vince tra i jihadisti la regola stalinista per cui chi non è d’accordo viene ucciso. Anche chi sta costruendo uno stato islamico, come è ormai diventata la Striscia di Gaza. C’è sempre qualcuno che non è contento e si picca di poterlo creare meglio, lo stato islamico, più fedele alla volontà divina. E per farlo è disposto a tutto, anche e soprattutto a uccidere i fratelli musulmani.
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