Nei cinque o sei giorni impiegati a litigare i delegati di Al Fatah hanno trovato il tempo per lavorare al loro statuto interno? 15/08/2009
Fatah
Cari amici, prima che cada completamente nel dimenticatoio il congresso di Al Fatah a Betlemme, quello che si è concluso con "elezioni più truccate di quelle iraniane", come ha detto uno degli esclusi, il vecchio Abu Ala ex primo ministro di Arafat, vorrei richiamare la vostra attenzione su un paio di dettagli. Il primo è la lettera spedita al congresso dal sesto re dell'Arabia Saudita, 'Abd Allah bin 'Abd al-'Aziz Al Sa'ud, meglio conosciuto come 'Abd Allah o Re Abdullah, che fra i suoi molti meriti ha quello di essere stato nominato dal presidente Napolitano Cavaliere di gran Croce Decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e di essere stato immortalato in una fotografia con Barak "Hussein" Obama ("l'arabo che gli americani chiamano presidente") giustamente impegnato in un profondo inchino davanti a lui, mentre gli bacia quasi la mano. Dice dunque il nostro Cordone : "The arrogant and criminal enemy was not able, during years of continued aggression, to hurt the Palestinian cause as much as the Palestinians hurt their cause themselves in the past few months." "L'arrogante e criminale nemico" che "non è stato in grado durante anni di continua aggressione di danneggiare la causa palestinese come hanno fatto i palestinesi stessi negli ultimi mesi" (dividendosi cioè fra Hamastan e Fatahstan) è naturalmente Israele. Non vi pare un autentico linguaggio reale? Il linguaggio giusto per chi vuol fare un'onesta mediazione? Infatti è stata l'Arabia Saudita, quella che considera Israele un "nemico" per di più "arrogante e criminale" a promuovere il piano che Fatah (ma forse anche Hamas e in definitiva anche Obama) più o meno ambiguamente fanno capire che potrebbero accettare: la pace, o una "lunga tregua", in cambio del ritorno ai confini del '49, al rientro dei "profughi" e dei loro discendenti (tre milioni e passa di persone che arabizzerebbero completamente Israele). Una bella mediazione, no, "il piano di pace arabo" che tutti vantano? Del messaggio del Cordone sui giornali si è letto. Quello di cui non si è parlato è lo statuto interno di Al Fatah, che è diverso dal suo programma politico esterno. A me risulta che contenga fra l'altro questi punti: l'articolo 13 richiede "l'instaurazione di uno stato sovrano democratico palestinese sull'intero territorio della Palestina" ("dal fiume al mare", come si usa dire). Il 17 stabilisce che "la rivoluzione armata popolare è la sola strada per la liberazione della Palestina". Il 19 chiarisce che "la lotta non avrà termine fino all'eliminazione dell'entità sionista e alla liberazione della Palestina", il 9 spiega che "la liberazione della Terra Santa e la custodia dei suoi luoghi santi (che sono proibiti agli infedeli) è un compito arabo, islamico e umanitario", il 12 invoca "la completa liberazione della Palestina e l'eliminazione economica, politica, militare e culturale dello Stato dell'occupazione sionista"). Come vedete, le buone intenzioni sono tante, quello che Charles De Gaulle chiamava "un vasto programma". La domanda che mi faccio è nei cinque o sei giorni impiegati a farsi male da soli, per parafrasare il Cordone, passati cioè a litigare, complottare, dividersi le spoglie ecc. i millecinquecento delegati di Al Fatah hanno trovato il tempo per lavorare su questo statuto interno? In altri termini è ancora valido o no? Se ne può trovare una copia aggiornata? Sarebbe interessante leggerla, magari nella versione originale araba, non nelle traduzioni edulcorate per gli occidentali. Forse a studiare questo documento anche Obama ed Eurabia capirebbero qualcosa di più delle dinamiche della pace e della guerra in Medio Oriente.