Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/08/2009, a pag. 17, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Hamas attacca i «guerrieri di Dio» nella moschea: 16 morti ".
Jund Ansar Allah
GERUSALEMME — I «Guerrieri di Dio» sfidano Hamas a Gaza dichiarando la «nascita dell’emirato islamico», a partire da Rafah. Lo scontro tra il gruppo ultraradicale di jihadisti ispirato ad Al Qaeda e il partito islamico palestinese, che controlla Gaza dal giugno 2007, è esploso ieri durante la preghiera del venerdì. E si è concluso con una sparatoria in moschea: almeno 16 vittime tra le quali miliziani, un membro di Hamas e una bambina di 11 anni, secondo fonti mediche. Ferite un centinaio di persone.
Scalzo, lunga barba grigia, tunica bianca e rossa, Abdel-Latif Mousa, il leader di Jund Ansar Allah (i Guerrieri di Dio) ha infiammato i seguaci — alcune centinaia — in una moschea di Rafah dichiarando la Striscia un «emirato islamico» e accusando Hamas, partito islamico con impronta nazionale palestinese, di non voler attuare con il rigore necessario la Sharia. «Preferiscono incontrare i membri del Congresso, e Blair e Carter. Se Hamas dovesse scegliere la via di Allah e la via della Jihad, noi saremmo i loro servi, ma se cercano di attaccare le nostre moschee, taglieremo loro le braccia ». Mousa, noto anche con il nome di battaglia Abu al-Nour al-Maqdessi (nome che lo identifica come «uomo pio» o forse fa riferimento ad Al Quds, il nome arabo di Gerusalemme), ha accusato Hamas di aver sottratto al suo gruppo armi per un valore di 120mila dollari, ha giurato fedeltà a Bin Laden, ma non è chiaro se vi siano contatti concreti con Al Qaeda. Lo hanno scortato in moschea decine di miliziani armati di kalashnikov: uno di loro indossava quella che sembrava una cintura- esplosiva. Molti erano vestiti di nero, coi volti coperti da passamontagna o kefieh, oppure con abiti di stile pachistano. La polizia di Hamas ha circondato la moschea. Mousa li ha avvertiti: «Non provate a entrare, o sarà la vostra fine». La sparatoria è iniziata fuori, e alla fine la moschea è stata espugnata. Tra i morti vi sarebbe anche un membro del braccio armato di Hamas, Jibril al Shimali.
Dopo il giugno 2007, diversi gruppi jihadisti salafiti (tra i quali anche Jaysh Al-Islam e Fath Al-Islam) hanno chiesto con insistenza ad Hamas la creazione di un emirato islamico a Gaza, l’imposizione totale della sharia, e la jihad senza tregua contro Israele. La gente a Gaza li chiama «jaljalat», terremoto. Il rifiuto di Hamas, che pure recentemente ha lanciato una campagna per «rafforzare la moralità » a Gaza ma da sette mesi ha rispettato un cessate il fuoco con Israele, ha scatenato una lotta per il potere: gli estremisti cercano di portare a termine da soli i propri obiettivi. Due mesi fa, tre «Guerrieri di Dio» erano morti nel tentativo di attaccare a cavallo una base israeliana al confine. I due campi si sono infangati a vicenda nelle moschee e nei media. Israele sostiene che questi miliziani vengono dall’Iraq e dall’Afghanistan. Hamas nega. «Gruppi simili non esistono a Gaza», ha ribadito ieri il leader del partito Ismail Haniyeh, anche lui in un sermone in moschea. Si tratterebbe di «propaganda sionista» per colpire Hamas. Il ministero dell’Interno ha definito Mousa «un pazzo». Lui, fuggito alla sparatoria, si è rifugiato nella sua abitazione, difesa da miliziani e messa sotto assedio nella notte dalla polizia di Hamas.
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