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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.08.2009 Lotta fra terroristi a Gaza
Hamas contro i ' guerrieri di Dio '

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 agosto 2009
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Hamas attacca i 'guerrieri di Dio' nella moschea: 16 morti»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/08/2009, a pag. 17, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Hamas attacca i «guerrieri di Dio» nella moschea: 16 morti ".

 Jund Ansar Allah

GERUSALEMME — I «Guer­rieri di Dio» sfidano Hamas a Gaza dichiarando la «nascita dell’emirato islamico», a partire da Rafah. Lo scontro tra il grup­po ultraradicale di jihadisti ispi­rato ad Al Qaeda e il partito isla­mico palestinese, che controlla Gaza dal giugno 2007, è esploso ieri durante la preghiera del ve­nerdì. E si è concluso con una sparatoria in moschea: almeno 16 vittime tra le quali miliziani, un membro di Hamas e una bambina di 11 anni, secondo fonti mediche. Ferite un centi­naio di persone.
Scalzo, lunga barba grigia, tu­nica bianca e rossa, Abdel-Latif Mousa, il leader di Jund Ansar Allah (i Guerrieri di Dio) ha in­fiammato i seguaci — alcune centinaia — in una moschea di Rafah dichiarando la Striscia un «emirato islamico» e accusando Hamas, partito islamico con im­pronta nazionale palestinese, di non voler attuare con il rigore necessario la Sharia. «Preferisco­no incontrare i membri del Con­gresso, e Blair e Carter. Se Ha­mas dovesse scegliere la via di Allah e la via della Jihad, noi sa­remmo i loro servi, ma se cerca­no di attaccare le nostre mo­schee, taglieremo loro le brac­cia ». Mousa, noto anche con il nome di battaglia Abu al-Nour al-Maqdessi (nome che lo iden­tifica come «uomo pio» o forse fa riferimento ad Al Quds, il no­me arabo di Gerusalemme), ha accusato Hamas di aver sottrat­to al suo gruppo armi per un va­lore di 120mila dollari, ha giura­to fedeltà a Bin Laden, ma non è chiaro se vi siano contatti con­creti con Al Qaeda. Lo hanno scortato in moschea decine di miliziani armati di kalashnikov: uno di loro indossava quella che sembrava una cintu­ra- esplosiva. Molti erano vestiti di nero, coi volti coperti da pas­samontagna o kefieh, oppure con abiti di stile pachistano. La polizia di Hamas ha circondato la moschea. Mousa li ha avverti­ti: «Non provate a entrare, o sa­rà la vostra fine». La sparatoria è iniziata fuori, e alla fine la mo­schea è stata espugnata. Tra i morti vi sarebbe anche un mem­bro del braccio armato di Ha­mas, Jibril al Shimali.
Dopo il giugno 2007, diversi gruppi jihadisti salafiti (tra i quali anche Jaysh Al-Islam e Fa­th Al-Islam) hanno chiesto con insistenza ad Hamas la creazio­ne di un emirato islamico a Ga­za, l’imposizione totale della sharia, e la jihad senza tregua contro Israele. La gente a Gaza li chiama «jaljalat», terremoto. Il rifiuto di Hamas, che pure re­centemente
ha lanciato una campagna per «rafforzare la mo­ralità » a Gaza ma da sette mesi ha rispettato un cessate il fuoco con Israele, ha scatenato una lot­ta per il potere: gli estremisti cercano di portare a termine da soli i propri obiettivi. Due mesi fa, tre «Guerrieri di Dio» erano morti nel tentativo di attaccare a cavallo una base israeliana al confine. I due campi si sono in­fangati a vicenda nelle moschee e nei media. Israele sostiene che questi miliziani vengono dal­­l’Iraq e dall’Afghanistan. Hamas nega. «Gruppi simili non esisto­no a Gaza», ha ribadito ieri il lea­der del partito Ismail Haniyeh, anche lui in un sermone in mo­schea. Si tratterebbe di «propa­ganda sionista» per colpire Ha­mas. Il ministero dell’Interno ha definito Mousa «un pazzo». Lui, fuggito alla sparatoria, si è rifugiato nella sua abitazione, difesa da miliziani e messa sot­to assedio nella notte dalla poli­zia di Hamas.

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