La non proliferazione nucleare è uno dei temi su cui Barack Obama sta insistendo con maggiore convinzione Perchè l'Iran continua il suo programma?
Testata: Il Foglio Data: 15 agosto 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Se Obama abbocca alla trappola araba sul nucleare israeliano»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/08/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Se Obama abbocca alla trappola araba sul nucleare israeliano ".
Lega Araba
Gerusalemme. La Lega araba rinnova i suoi sforzi per costringere Israele a svelare il piano nucleare che ufficialmente non ha mai annunciato, nonostante tutti gli indizi dicano il contrario. Periodicamente i ventidue paesi arabi fanno pressione perché Israele aderisca al Trattato di non-proliferazione nucleare e sia sottoposto al controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aeia). Il 29 giugno il segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, ha inviato una lettera al ministro degli Esteri della Svezia, Carl Bildt, per convincere l’Unione europea (la Svezia è presidente di turno) a sottoporre il caso israeliano all’assemblea generale dell’Aeia il mese prossimo. Moussa ha allegato alla lettera una bozza di risoluzione, chiedendo al ministro di farsi promotore dell’iniziativa: “Speriamo che il suo paese sostenga la bozza di risoluzione. Sfortunatamente la Svezia è fra i paesi che lo scorso anno ha bloccato un’iniziativa analoga”. Il testo è stato inviato in copia anche agli altri 26 ministri degli Esteri dell’Unione europea. Negli ultimi anni le pressioni della Lega araba hanno progressivamente acquisito il favore della comunità internazionale, e nel 2008 la proposta araba non è passata al vaglio dell’Agenzia per pochi voti. Per i paesi arabi la presenza o meno di armi nucleari in Israele è un fatto che riguarda la sicurezza dell’area ma anche un argomento politicamente appuntito: se gli ispettori svelassero ufficialmente la riserva nucleare di Gerusalemme, i paesi arabi avrebbero un altro appiglio per arrogarsi il diritto di proliferare a loro volta. E le richieste israeliane di fermare il piano atomico dell’Iran – che Teheran si ostina a dipingere come esclusivamente a scopo civile – s’invischierebbero nel gioco delle accuse incrociate. A settembre i 150 membri dell’Aeia si ripresenteranno con uno sfondo politico diverso rispetto a quello di un anno fa. Molto dipende dalla politica degli Stati Uniti. La non proliferazione nucleare è uno dei temi su cui il presidente americano, Barack Obama, sta insistendo con maggiore convinzione. In settimana il consigliere chiave sulla proliferazione, Susan Burk, ha confermato l’interesse del presidente a fare un passo verso la trasparenza e alla Casa Bianca stanno studiando un’istituzione internazionale che permetta ai singoli paesi di rifornirsi di energia nucleare evitando che il bisogno energetico diventi il pretesto per impiantare programmi nucleari autonomi, sempre a rischio di una conversione militare. Il 23 settembre Obama presiederà il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul tema dell’espansione nucleare e in marzo è in programma a Washington il summit sulla sicurezza nucleare. Al G8 dell’Aquila Obama ha detto che avrebbe invitato circa una trentina di paesi per discutere delle minacce terroristiche legate agli armamenti atomici, ma la Casa Bianca ha un grosso dubbio: invitare o non invitare Israele? Il dilemma non sembra lasciare via d’uscita su entrambi i lati; in caso d’invito, l’America ammetterebbe implicitamente che in territorio israeliano ci sono quelle armi di cui Gerusalemme non parla; lasciando fuori dal tavolo Israele, l’America escluderebbe dai dialoghi ufficiali il principale alleato nell’area. Nell’ultimo mese un fitto lavoro diplomatico (ufficiale e sotterraneo) fra Washington e Gerusalemme ha lasciato trasparire i malumori fra i due governi: l’America vuole che Israele fermi gli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est come condizione dell’inizio del processo di pace, e il primo ministro, Benjamin Netanyahu, sul tema si sta muovendo con grande circospezione. La proliferazione nucleare è la nuova prova per capire lo stato di salute della diplomazia. E per la strana congiuntura politica, Washington potrebbe essere un alleato della Lega araba nel chiedere trasparenza nucleare a Israele.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante