Dei religiosi a tempo pieno che per religione diventano teppisti: non è questa una straordinaria offesa all'ebraismo? 13/08/2009
gruppo estremista chiamato Toledot Aaron
Sono quasi due mesi che continuano, ogni sabato: alcune centinaia di "haredim", (i "timorati", come si definiscono collettivamente i diversi gruppi definiti di solito dalla stampa "ultraortodossi", che si vestono per lo più come nella Russia di duecento anni fa, sono esentati dal servizio militare, vivono secondo regole antiche dedicandosi allo studio della Torah, e per lo più si rifiutano di riconoscere la legittimità dello stato di Israele) provocano violenti scontri ogni sabato a Gerusalemme, per impedire l'apertura festiva di un parcheggio, peraltro esterno ai "loro" quartieri e gestito da non ebrei. Gli stessi gruppi hanno provocato gravi incidenti e danneggiamenti vandalici per protestare contro l'arresto di una donna appartenente a uno dei loro raggruppamenti più estremi, accusata di aver gravemente maltrattato un suo figlio di due anni lasciandolo in uno stato di denutrizione estrema. Ancora alcuni di loro (identificati come haredim di Satmar, la più grossa setta chassidica violentemente antisionista), hanno sequestrato per qualche tempo l'altro ieri la macchina che portava il sindaco di Gerusalemme a un incontro con un rabbino, bombardandolo di pietre e di insulti "al limite del linciaggio". Per fortuna il sindaco è stato salvato da rinforzi di polizia e da bravo ex maggiore dei paracadutisti non si è mostrato affatto sconvolto dall'agguato. Ma i teppisti insistono e hanno annunciato che andranno ad aspettarlo sotto casa. Io qui non voglio giudicare i torti e le ragioni di questi gruppi – del resto non mi metterò neanche a discutere l'inconsueta iniziativa di una cinquantina di illustri rabbini haredim che, a quanto riferisce Haaretz, che l'altro giorno hanno percorso in lungo e in largo in arereo il territorio israeliano, recitando dal cielo preghiere e cantando inni cabbalistici con il lodevole intento di sottrarre in questo strano modo la popolazione al rischio dell'influenza suina. Per diplomazia mi limiterò ora a enunciare una certa qual sorpresa per questa inconsueta mescolanza di aerei e kabbalah. Ma torniamo ai teppisti. Potrei essere perfino disposto ad ammettere provvisoriamente, per amor di cartolina, che possa essere auspicabile, alla faccia del pluralismo, proibire il parcheggio a Gerusalemme di sabato; mi posso perfino spingere a non oppormi al bizzarro dogma che la madre, pur ripresa da una telecamera mentre bloccava i tubi destinati alla nutrizione artificiale di suo figlio, debba essere per forza innocente e perseguitata solo perché appartiene a un gruppo estremista chiamato Toledot Aaron. Ammettiamo pure, per un attimo, ai fini della nostra discussione discussione, che l'organizzazione ombrella dei gruppi haredim più estremisti, 'Eda Haredit, abbia ragione nel merito su tutti questi punti. Proprio tutti. Resta però un grande problema. Perché la violenza? Perché questi gesti inarticolati, queste facce contorte dei manifestanti, perché tirare sassi e non discutere, bruciare cassonetti e non manifestare pacificamente, spaccare semafori e non votare? Perché questo disprezzo degli altri, l'odio di chi vuole vedere il sangue di quelli che non la pensano come lui? Perché della gente che si considera religiosa, che dice di lavorare quotidianamente per elevare lo spirito, che si ritiene pura e mansueta, che aspira alla perfezione religiosa non trova delle forme meno primitive e soprattutto meno selvagge di esprimere il suo dissenso? Israele è un paese libero, nessuno impedisce loro di parlare. Ci sono parecchi deputati e ministri molto osservanti e legati al movimento haredì (anche se questi estremisti non votano neppure per loro, pur di non riconoscere lo Stato). Tutti possono manifestare pacificamente, purché rispettino i diritti altrui. Perché dunque uomini che hanno deciso di passare la vita a pregare e studiare, di fronte a un problema che li divide dalla maggioranza, invece di avere fiducia nelle loro ragioni e nell'appoggio del divino, che credono di rispettare senza compromessi, non sanno altro che fare i teppisti? Chi ha insegnato loro a farsi giustizia da sé, a distruggere i beni collettivi, a mettere in pericolo con sassi e botte l'incolumità dei dipendenti comunali mandati a riparare quel che loro rompono? C'è un evidente distacco in questo caso fra la minuziosa osservanza delle pratiche religiose e l'etica vera, il sentimento del bene comune, il buon senso. E' una crisi morale che ricade sui loro maestri e sui metodi educativi che li formano, sull'isolazionismo ghettificante delle loro comunità, una profonda crisi morale che spezza per questi estremisti quel rapporto fra studio della legge e etica che è sempre stato il cuore dell'ebraismo; una crisi che riguarda questi "ultraortodossi" ma che si ripercuote negativamente sull'ebraismo in generale. Se portare in evidenza i simboli religiosi e rispettare le regole della Torah induce a menare le mani e a spaccare tutto, a ferire e picchiare, a rompere e rovinare, che senso educativo ha tutto il rispetto delle regole? Dei religiosi a tempo pieno che per religione diventano teppisti: non è questa una straordinaria offesa all'ebraismo? Qualcuno dice che si tratta di ragazzi sfuggiti al controllo dei loro rabbini. Sarà, ma perché allora in ambienti così ristretti, con un controllo sociale così forte, non li hanno denunciati o almeno isolati? Perché i maestri non li hanno allontanati dalle manifestazioni o hanno cessato di farne, visto che erano inquinate dai teppisti? Era isolato anche il figlio del rabbino capo di Hedera, processato per aver investito volontariamente una povera custode di parcheggio colpevole di esigere da lui il pedaggio dovuto, tanto isolato che in aula fu in grado di esibire una lettera di appoggio firmata da rabbi Ovadia Josef in persona, forse il più autorevole rabbino oggi in Israele (quello che peraltro ai tempi della guerra del Libano disse che i soldati morivano per colpa loro, perché non pregavano abbastanza...)? Erano isolati i picchiatori (vicini ai hassidim di Gur, a quanto si dice) che riunendosi sotto il nome iranian/saudita di "comitato per la diffusione della virtù e la punizione del vizio" invasero qualche mese fa la casa di una donna a la picchiarono perché pensavano fosse un'adultera? Sono isolati quelli che malmenano le donne che rifiutano di stare sul retro dei pullman sessualmente segregati, che fanno tanta invidia ai Fratelli Musulmani? No, purtroppo non sono isolati. C'è un rabbinato sempre più dominato da questa mentalità isolazionista e bigotta. C'è un 10-15 per cento di israeliani che si comporta più o meno come loro, anche se magari senza violenza esplicita, li segue e li approva. E non isola la loro violenza, la trova comunque preferibile al normale funzionamento di uno Stato democratico, in cui le teste si votano, non si tagliano e neppure si ammaccano a sassate. Come ho già scritto altre volte, questo atteggiamento è un pericolo per Israele, non meno significativo della sfida della minoranza araba. E come questa, è favorita da ragioni demografiche. Quel che aggiungo oggi è che sono bestemmiatori, loro, i loro maestri per grandi e famosi e potenti che siano, e anche chi fra gli haredim non si dissocia esplicitamente da loro. I loro atti non solo vanno contro la legittimità dello Stato, ma contro il senso millenario dell'ebraismo.