Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/08/2009, a pag. 15, l'articolo di Anais Ginori dal titolo " Francia, vietato anche il 'burkini' musulmana cacciata dalla piscina ".
Il titolo dell'articolo non è corretto. La donna non è stata "cacciata", le è stato specificato che il regolamento non prevede l'ingresso in acqua con un burkini. Tutte le piscine hanno un regolamento con restrizioni circa l'abbigliamento consentito per entrare in acqua. Il burkini non è un costume da bagno, non ha nulla a che vedere con il bikini, nè con altri generi di costume. Anais Ginori conclude l'articolo scrivendo : " Il dibattito resta più che altro teorico. Secondo alcune note dei servizi d´intelligence francese, soltanto 367 donne hanno indossato il burqa in Francia. E di "burkini" si conosce finora soltanto il caso di Carole. Ma per alcuni è già uno di troppo. ".
Nel caso specifico della piscina, il sindaco ha dichiarato che non si tratta di una questione religiosa, ma di norme igieniche. Non vediamo, perciò, il collegamento con la battaglia contro il burqa intrapresa da Sarkozy.
In ogni caso, visto che è Ginori a menzionarla, ribadiamo che il burqa è un simbolo di sottomissione e degradazione della donna, non un costume religioso e, per questo, non ha senso farne una questione di numeri e non importa se le donne che lo portano sono una minoranza. I loro diritti vanno tutelati.
Ecco l'articolo:
Burqini
PARIGI - Carole mostra la bimba che porta in braccio. «È per lei che lo faccio», dice la giovane francese, convertita all´Islam quando aveva 17 anni. «Senza questo costume non potrei fare il bagno con mia figlia nel rispetto dei principi del Corano».
Qualche mese fa, Carole è andata con il marito a Dubai e si è comprata il "burkini", un tre pezzi che copre dalla testa alle caviglie, lasciando intravedere soltanto il volto. Così vestita, la donna si è presentata alla piscina comunale di Emerainville, nella banlieue parigina. «Il regolamento non lo prevede», ha detto il bagnino allontanando la donna. Ieri il responsabile della piscina, Yannick Decampois, si è affrettato a specificare: «La politica non c´entra, è solo questione di igiene».
Troppo tardi. Dopo il burqa, ora anche il "burkini" entra a far parte del dibattito sulla difesa della laicità che il presidente Sarkozy ha riattizzato qualche settimana fa. «Il burqa è un simbolo di svilimento della donna, non è il benvenuto in Francia», aveva detto il capo dello Stato nel suo discorso a Versailles.
Carole, intervistata ieri dal Parisien, ha raccontato di voler sporgere denuncia per discriminazione alla procura locale. «Mi batterò fino alla fine», ha promesso la donna.
Inventato un paio di anni fa, il "burkini" è stato subito un successo tra le musulmane più ortodosse. Il nome contiene una contraddizione in termini: non c´è nulla di più lontano dal mitico costume due pezzi apparso negli anni Sessanta, simbolo dell´emancipazione femminile, dello scafandro con cui le donne musulmane sono vestite nei regimi islamici più integralisti. In Olanda, dove un anno fa è accaduto un caso simile a quello francese, il governo ha deciso di non vietare questi costumi integrali, mentre in Svezia alcuni stabilimenti li propongono addirittura in affitto.
«L´Islam non c´entra», taglia corto il sindaco locale, Alain Kelyor, a proposito della storia di Carole. «Non è un costume da bagno islamico - aggiunge - perché di questo non c´è traccia nel Corano». Il deputato comunista André Gerin pensa che dietro il caso della donna ci sia anche una manipolazione: «E´ una provocazione. Forse dei guru le hanno detto di presentarsi come vittima e di pubblicizzare la sua denuncia».
Il dibattito resta più che altro teorico. Secondo alcune note dei servizi d´intelligence francese, soltanto 367 donne hanno indossato il burqa in Francia. E di "burkini" si conosce finora soltanto il caso di Carole. Ma per alcuni è già uno di troppo.
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