Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/08/2009, a pag. 13, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Appelli in Israele: 'Liberare Barghouti' ".
Marwan Barghuti
GERUSALEMME — Marwan Barghouti è al terzo posto nella classifica degli eletti al nuovo Comitato Centrale di Fatah al Congresso di Betlemme. Metà dei 2.200 delegati hanno votato per lui. E se c’è una figura nel Fatah che è davvero popolare tra i palestinesi, è proprio lui, il leader dell’intifada arrestato nel 2002 da Israele e condannato per l’omicidio di 5 israeliani. Secondo un sondaggio del «Centro palestinese di ricerca su politica e sondaggi», se le presidenziali si tenessero ora, il presidente Abu Mazen riceverebbe il 49% dei voti contro il 44% del leader di Hamas Ismail Hanyieh. Ma se Barghouti sfidasse Hamas, vincerebbe col 64%.
L’elezione al Comitato centrale è una vittoria simbolica per il momento, dato che Barghouti si trova nella prigione israeliana di Hadarim, condannato a restarvi a vita. Sua moglie Fadwa ha lanciato ieri un appello a Israele perché lo liberi, dicendo che la sua nomina prova che i palestinesi e il Fatah sono uniti intorno a lui. Anche in Israele si sono levate voci per il suo rilascio: «Rafforzerebbe l’ala moderata, che sostiene una soluzione diplomatica e un accordo con Israele», ha detto il ministro laburista per le Minoranze Avishai Braverman, appoggiato da Binyamin Ben Eliezer (Commercio e Industria). Sono contrari però non solo esponenti del Likud, ma anche la leader dell’opposizione Tzipi Livni: «È un assassino. Il fatto che i palestinesi lo abbiano scelto per guidare Fatah o che qualcuno di noi pensi che possa essere un partner migliore di altri non giustifica la sua liberazione». Non è la prima volta. Il presidente Shimon Peres promise nel 2007 che lo avrebbe graziato. L’anno scorso si parlò di includerlo in uno scambio con Hamas in cambio del soldato Gilad Shalit. Fonti israeliane hanno detto che l’Autorità nazionale palestinese non vuole che Barghouti sia rilasciato.
Barghouti, 50 anni, membro del Fatah dall’età di 15, è un leader della lotta armata contro l’occupazione ma ha anche la fama di pragmatico, aperto alla pace e sostenitore della soluzione dei due stati. Leader della prima intifada, espulso in Giordania, tornò nel 1994, e appoggiò gli accordi di Oslo. Ma dopo il fallimento del processo di pace, riprese le armi guidando i Tanzim, braccio armato del Fatah. Lo Shin Bet lo considera «l’architetto del terrore» della seconda intifada. Nel giugno 2004, un tribunale israeliano lo ha condannato a 5 ergastoli. Lui ha proclamato che la resistenza continuerà, benché abbia condannato l’uccisione di civili in Israele.
Barghouti appartiene alla «nuova guardia» del Fatah, i leader cresciuti nei Territori occupati e legittimati dall’intifada che per la prima volta sono ora entrati nel Comitato centrale. Aveva già sfidato la «vecchia guardia»: nel 2004 presentandosi inizialmente alle presidenziali in competizione con Abu Mazen e nel 2005 fondando il partito «Al Mustaqbal». Ma in entrambi i casi aveva fatto marcia indietro su pressione di Fatah. Altri esponenti della «nuova guardia» eletti nel Comitato centrale: Jibril Rajoub e Mohammed Dahlan, ex capi della sicurezza in Cisgiordania e a Gaza dopo Oslo, Jamal Muheisen, governatore di Nablus, Hussein al-Sheikh, che si fa chiamare «segretario generale del Fatah» nonostante il titolo sia di Barg houti, e Mohammad Shtayyeh, consulente di Abu Mazen. Non è un fronte unito. «Bocciato» l’ex premier Abu Ala, ci sono 14 nuove facce nel Comitato di 19 membri, ma la maggioranza sono membri della vecchia guardia.
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