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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Grete Weil, Conseguenze tardive 10/08/2009

Conseguenze tardive    Grete Weil
A cura di Camilla Brunelli
Giuntina                             Euro 12

Scrittrice ebrea nata a Monaco nel 1906, Grete Weil è costretta all’esilio in Olanda a causa della persecuzione razziale. Sfuggita solo fisicamente alla Shoah mentre il marito Edgar Weil fu deportato e ucciso a Mauthausen, la Weil torna a vivere in Germania al termine della guerra nel 1947. A lungo ignorata dalla critica ancor più che dal pubblico, la scrittrice ebrea pone al centro della sua produzione letteraria la rappresentazione della Shoah e dei suoi effetti sull’identità personale e sulla società tedesca, rifiutando una semplicistica rielaborazione del passato. Grete Weil che considera se stessa unicamente “testimone del dolore” in quanto non ha condiviso le sofferenze del marito ucciso nel campo di sterminio, affronta e tratta direttamente nella sua opera il “morbo Auschwitz” bel lungi dal “definirsi solamente influenzata da esso”. Tema centrale della sua narrativa è la deportazione e lo sterminio degli ebrei oltre alla condizione di vittime e alle “conseguenze tardive” di quel morbo: vale a dire quelle devastanti che albergano nell’animo dei sopravvissuti all’Olocausto nazista. Sotto la superficie della vita quotidiana il passato è avvolto da un sottile velo di nebbia e il ricordo delle sofferenze, delle persecuzioni, dell’angoscia e dell’ingiustizia subita non svanisce con il passare degli anni. Anzi per i sopravvissuti alla Shoah sembra accada proprio il contrario. Quella che l’autrice ci restituisce è un’umanità che, pur essendo scampata all’orrore del lager, non è riuscita a salvare l’anima. Pubblicato nel 1992 con il titolo Spatfolgen e ora nella nuova collana Diaspora della casa editrice Giuntina, Conseguenze tardive è una raccolta di cinque racconti che si chiude con un testo di riflessione di particolare interesse in quanto costituisce il testamento letterario di Grete Weil. In questo libro, i cui protagonisti cercano di rimuovere dalla memoria ogni ricordo del dramma vissuto, l’autrice si confronta con gli effetti a lungo termine del “morbo di Auschwitz” raccontando storie e vicende, ambientate in Europa e negli Stati Uniti, di superstiti della Shoah che, a vario titolo, dovettero affrontarne le conseguenze come “una ferita che non si sana più”. Nei racconti “Guernica” e “La casa del deserto” l’autrice con una prosa controllata ma efficace costringe i protagonisti, ebrei americani, a guardare in faccia la realtà svelando memorie sepolte o facendo emergere il rimpianto e il senso di sradicamento dell’esule. Nel racconto “Don’t touch me” attraverso il racconto di Esther, superstite del lager, e della cugina Rosa che vive a Monaco a suo tempo salvatasi in clandestinità, l’autrice ripercorre il proprio destino potenziale e riflette sulla difficoltà di integrazione in Germania per gli ebrei sopravvissuti all’Olocausto. “La cosa più bella del mondo” è il racconto più breve della raccolta e forse il più struggente. Il dolore per la perdita della sua famiglia trucidata ad Auschwitz hanno lasciato in Ben, pilota dell’aviazione britannica, una cicatrice indelebile che ha condizionato tutta la sua vita. Scampato alla deportazione, Ben è colpito dagli effetti devastanti del trauma causato dalla perdita dei propri cari e non riuscendo a ricostruirsi una vita preferisce darsi la morte con un colpo di pistola. Autrice di romanzi di impronta autobiografica come “Mia sorella Antigone” (1980) e “Il prezzo della sposa” (1988), Grete Weil non ha mai percepito il vincolo religioso ebraico eppure “essere ebrei per la Weil e per Jean Améry significa soprattutto portare in sé la memoria di quella catastrofe avvenuta ieri”. “Conseguenze tardive” è un tassello prezioso nell’ambito della letteratura tedesca: un libro da leggere per non dimenticare e nella speranza che tutto questo non sia successo invano.

Giorgia Greco


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