Riportiamo da PANORAMA n°33 del 13/08/2009, a pag. 96, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Manovre pericolose di Hezbollah ".
Hassan Nasrallah
Solo pochi giorni fa gli Usa hanno dichiarato che le sanzioni contro la Siria saranno prolungate di un anno. Le aspettative, all'inizio delle numerose visite a Damasco dell'inviato per il Medio Oriente George Mitchell, non erano queste. Barack Obama voleva convincere Bashar al-Assad ad abbandonare l'asse del male capeggiato dall'Iran, a porgere la mano a Israele, e soprattutto a evitare che la Siria, tramite gli hezbollah, tenti di minare la sovranità del Libano trasformando il Paese dei cedri in un'appendice dell'iran. Non è andata così, com'era prevedibile: la Siria ha più da perdere che da guadagnare da una rottura con gli ayatollah e da un contrasto con Hezbollah. Obama ha, dunque, indicato la necessità di sanzionare «certe persone» che «minano la sovranità del Libano», i suoi «processi democratici» e «le sue istituzioni». Dopo la sconfitta alle elezioni il Partiro di Dio, sull'onda oltranzista degli eventi iraniani, si è riproposto con molta durezza, tanto da sottoporre la missione Unifil, il cui mandato scade ad agosto, a nuove sfide. Qualche giorno fa il generale Claudio Graziano, che guida il contingente Onu, ha incontrato membri dell'esercito libanese e alcuni esponenti di ezbollah e di Amal, l'altro movimento sciita, eletti in parlamento. Gli israeliani si sono risentiti di fronte a quello che è stato un evidente tentativo da parte di Graziano di lasciare tranquillo il territorio su cui l'Unifi agisce dal 2006 in base alla risoluzione 1701. Il documento Onu prevede il disarmo delle milizie irregolari, ma non ha fornito i mezzi ai caschi blu per affrontare un gruppo, come quello guidato da assan Nasrallah, armato fino ai denti e presente su un vasto territorio. L'esercito libanese che dovrebbe, secon do le regole, essere il punto di riferimento e di appoggio dell'Unifil, di fatto non ha mai dimostrato di voler prendere le distanze da Hezbollah. Ultimamente il movimento sciita ha mostrato particolare agitazione e aggressività, visto che la sua strategia di conquista del potere nelle istituzioni si è arenata, a causa della vittoria elettorale del gruppo sunnita Futuro di Saad ariri, figlio dell'ex premier assassinato Rafik. Hariri, tuttavia, non riesce a formare un governo benché abbia i numeri, perché ezbollah pretende il diritto di veto e un gran numero di ministeri, pena una possibile guerra civile. Nei giorni scorsi una grossa esplosione nel villaggio di Khirbat a-Silm ha spaventato metà Libano del Sud: il tetto di un edificio, segretamente adibito a casa- matta, è stato colpito incidentalmente da missili di corto raggio. I soldati Unifil hanno tentato di verificare di che cosa si fosse trattato, e sono stati accolti con forconi e spari in aria dalla popolazione, sostenuta dall'esercito. Nel frattempo un gruppo di civili, amici degli ezbollah, aveva attraversato con le bandiere il confine libanese-israeliano. L'esercito israeliano non ha reagito ma ha piazzato due carri armati sul confine. Israele ha scoperto che gli hezbollah stanno addestrando circa 150 uomini dell'esercito libanese all'uso di missili iraniani di breve e media gittata, e che ci sono cinquanta missili schierati sul suo confine puntati su Israele. Il messaggio di Nasrallah pare chiaro: potremmo scatenare una nuova guerra se non fate come diciamo noi. Una minaccia per i politici moderati che sperano nella formazione di un governo democratico in Libano. Hariri non desidera finire nel conflitto regionale che l'Iran sogna. Nasrallah sì.
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