namshik begaavà, continuiamo con orgoglio
Mentre sto scrivendo, mi chiedo quanti giornali, quanti Tg, quante agenzie stampa informeranno su un fatto che definire unico è poco, la presenza, con un discorso di grande respiro politico e civile, del Presidente di Israele Shimon Peres alla manifestazione di solidarietà dopo l´attentato al centro Lgbt di Tel Aviv, nel quale sono morti due ragazzi, Nir Katz, di 28 anni,e Liz Trobishi, di 17, con una quindicina di feriti. Il fatto è unico, perchè mai, nel mondo civile e democratico, un capo di stato ha sentito come suo dovere parlare ai concittadini per rassicurarli, per dirgli che le istituzioni erano dalla loro parte, che il crimine non solo viene condannato ma che sarà fatto di tutto per catturare il criminale che l´ha commesso. Siamo il paese del "Non Uccidere", ha dichiarato Peres, "l´attentato a colpito tutti noi, come ebrei e israeliani. Siamo nati per essere liberi e in libertà vivremo". Nella grande piazza Rabin, fra lo sventolare delle bandiere multicolore del movimento gay - da non confondere con quella dei pacifisti italiani che l´hanno copiata - una folla enorme, forse non saranno i 70.000 dichiarati dagli organizzatori, ma diverse decine di migliaia certamente si, non c´erano soltanto omosessuali, l´obiettivo era la solidarietà, che ha contribuito a riempire la garnde piazza di famiglie con bambini appresso, anziani, coppie gay, tantissime, come non ne avevo mai viste tante tutte insieme, mano nella mano,in atteggiamenti teneri ed affettuosi. Sul palco, fra gli interventi, molta musica, con cantanti famosi, come Ivri Lider, Rita, Corinne Alal,Dana International,Keren Peles, gente commossa nel sentire la canzone "einlì eretz acheret", non ho un´altra terra, uniti in un sentimento di comune partecipazione ad un lutto che è sentito da tutti come il proprio. Il messaggio politico è stato altrettanto importante, per la presenza di due ministri del Likud, Gideon Sa´ar, dell´istruzione, e Limor Livnat, della cultura, un segnale che anche il partito di maggioranza, di centro destra, si schiera apertamente dalla parte dei gay. Mi chiedo in quale paese, democratico e civile, sia possibile ascoltare il sindaco di una grande città, dei ministri, un Presidente, rivolgersi con queste parole, che non traduco nemmeno tanto sono comprensibili: " Omoim,lesbiot, transgenderim, bisexualim", parole che fino a non molti anni fa si pronunciavano sottovoce, mentre ieri sera erano rivolte ad un pubblico che chiedeva e otteneva rispetto. Quel rispetto che Bibi Netanyahu ha portato quando il giorno prima si era recato a visitare il centro Lgbt colpito, un premier conservatore che si fa portatore e difensore di quei diritti civili e umani che sono l´essenza stessa di Israele, oggi condivisi anche da quella parte politica che finora non aveva mai preso una posizione netta al riguardo. Forse è questo il successo della manifestazione, aver riunito destra e sinistra - sono intervenuti anche ministri laburisti, come Itzak Herzog del Welfare, il deputato del Meretz Nitzan Horowitz, gay dichiarato, Yael Dayan, laburista, il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, molto applaudito, che ha trasformato la città in un luogo aperto a tutte le differenze sessuali, e con loro molte testimonianze, sulle difficoltà che comunque ci sono per arrivare ad una integrazione completa, che cancelli la cultura dell´odio, quella che ha armato, forse, la mano dell´assassino. " Certo, in Israele accade sovente che il legislatore sia più avanti della mentalità comune, che è ancora molto condizionata dal fattore religioso ", mi dice Yosh Amishav, un giovane diplomatico che lavora in un organismo internazionale, il Keren Hayesod, e che incontro mentre sta applaudendo l´intervento di Peres. Sul palco il messaggio, scritto a grandi caratteri " namshik begaavà", continuiamo con orgoglio, la strada sarà ancora lunga, ma la società nella quale viviamo ci è vicina, l´odio sarà sconfitto.
Angelo Pezzana