Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/08/2009, a pag. 13, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Charlotte punita per gli spot dei cosmetici israeliani ".
La Ong OXFAM non è nuova a questo genere di boicottaggio. Già nel 2003 aveva promosso una campagna contro i prodotti agricoli israeliani e nel 2004 aveva stampato una "guida turistica" nella quale suggeriva, tra gli altri luoghi, un viaggio in Israele. Ma nella cartina, Israele non era considerato. Tutta la zona, dalle rive del fiume Giordano al Mediterraneo, era indicata come Stato palestinese. Non ci stupiamo, perciò della sua decisione di non avere più Kristin Davis come testimonial. L'attrice, ha dichiarato: " Le mie convinzioni personali, incluso trattare con rispetto sia gli animali che l’ambiente, sono ugualmente importanti per Ahava " e per questo continuerà a pubblicizzare i prodotti Ahava. Oxfam sostiene di voler combattere povertà e ingiustizia, ma vista la campagna di boicottaggio che manda avanti da anni contro Israele, qualche dubbio sulla sua sincerità ce l'abbiamo.
Ecco l'articolo:

Kristin Davis
GERUSALEMME — Cosmetici israeliani prodotti in Cisgiordania e diritti umani universali. L’attrice di Sex and the City Kristin Davis voleva essere il volto di entrambi. Ma non ha funzionato: l’organizzazione umanitaria Oxfam, per la quale da anni la Davis è «ambasciatrice globale », ha deciso di smettere di usarla come sponsor.
L’interprete 44enne di Charlotte York, che nel telefilm Sex and the City si converte all’ebraismo per amore, non è ebrea ma è molto popolare in Israele. Da due anni fa pubblicità al gigante israeliano dei cosmetici Ahava (che in ebraico significa «amore»). A Natale invitava a comprare i regali dal catalogo Oxfam, per aiutare i poveri in Africa: «Con 18 dollari contribuirete all’acquisto di tre bidoni di acqua potabile ». E vendeva i sali da bagno alla mela verde da 17 dollari di Ahava: «Kristin adora rilassarsi in questi sali dal dolce aroma dopo una lunga giornata di riprese».
Oxfam lo ha ritenuto un «conflitto di interessi». I laboratori di Ahava hanno sede sul Mar Morto, oltre la Linea Verde, nel Kibbutz Mitzpe Shalem. In passato Oxfam ha dichiarato che «le colonie in Cisgiordania sono illegali secondo la legge umanitaria internazionale » .
L’altro ieri l’organizzazione ha ribadito d’essere «contraria alle attività commerciali delle colonie, in cui Ahava è coinvolta» e in un comunicato ha annunciato una «pausa » nei rapporti pubblicitari con la Davis. Secondo un attivista che conosce bene l’attrice, «lei era completamente ignara del conflitto di interessi ed è dispiaciuta di questa pausa dal lavoro con un gruppo cui ha dato tanto tempo, denaro e appoggio».
Ma le attiviste pacifiste dell’associazione americana Code Pink, che in bikini, imbrattate di nero, hanno lanciato quest’estate una campagna per il boicottaggio di Ahava, dicono di aver consegnato alla Davis una lettera per convincerla a lasciare una compagnia che l’avrebbe assunta «per coprire i propri crimini con la sua bella faccia».
In visita in Israele per la prima volta l’anno scorso, Davis aveva rifiutato di parlare del conflitto israelo-palestinese.
Ma una sua frase pubblicata sul sito web di Ahava ha scatenato critiche online. «Le mie convinzioni personali, incluso trattare con rispetto sia gli animali che l’ambiente, sono ugualmente importanti per Ahava», dichiara l’attrice. «L’oppressione dei palestinesi e la negazione dei loro diritti umani — scrive un blogger — apparentemente non rientrano nelle sue priorità».
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