Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
John Brennan, consigliere di Obama, spiega la strategia del presidente contro il terrorismo Come al solito non conta la sostanza, ma le definizioni
Testata: Il Foglio Data: 07 agosto 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «L’uomo ombra di Obama aggiusta il tiro»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/08/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo "L’uomo ombra di Obama aggiusta il tiro ".
John Brennan, consigliere di Obama per il Controterrorismo e la sicurezza interna
Ieri, in uno dei think tank di Washington meglio connessi con l’Amministrazione democratica, il Center for Strategic and International Studies, John Brennan è uscito fuori dall’ombra per la prima volta dalla sua nomina. Per un’ora, il consigliere di Obama per il Controterrorismo e la sicurezza interna ha spiegato la strategia del presidente. Ha iniziato duro, ricordando gli amici e i colleghi dell’intelligence morti o mutilati nella lotta e il fallimento dell’11 settembre, quando lui lavorava nella Cia: “Esattamente la mattina di otto anni fa leggevo l’avvertimento che Osama bin Laden intendeva colpire dentro gli Stati Uniti. Ma il governo non è stato capace di prevenire l’attacco che poi arrivò l’11 settembre”. Poi s’è infilato nei vapori dell’obamismo ortodosso, dove conta la sostanza ma i nomi contano anche di più. Quella contro al Qaida non è una “guerra globale al terrore”. Non è globale perché gli Stati Uniti non combattono contro il mondo, non è contro il terrore perché si tratta di una mera tattica, e una tattica non si combatte, non è nemmeno una guerra contro il jihad perché il conflitto non è morale o religioso. E nessuno pensi, ovviamente, che l’America sia in guerra contro l’islam. Brennan è andato controvoglia sui temi pratici. Quando l’ha fatto ha detto che al Qaida sta progettando altri attacchi dall’Afghanistan e dal Pakistan, e per questo motivo la guerra nel primo paese dev’essere intensa e l’azione nel secondo pure: riferimento cristallino ai bombardamenti mirati, “la leadership di al Qaida è ora tremendamente sotto pressione e già indebolita”. Ma l’obiettivo finale è ambiziosissimo, quasi metafisico: “Un futuro dove un giovane non considererà mai la possibilità di unirsi a un gruppo terroristico”. Per questo l’Amministrazione modellerà le condizioni altrui di prosperità economica e sociale, fino a che non saranno quelle giuste. Obama avrebbe voluto Brennan capo della Cia: ma lui, che su questo ieri ha glissato, è troppo “compromesso” con il vecchio programma di interrogatori dell’era Bush.
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