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L'Opinione Rassegna Stampa
06.08.2009 40000 razzi di Hezbollah pronti per essere lanciati su Tel Aviv
se Israele attaccherà gli impianti nucleari dell'Iran. L'Onu che fa?

Testata: L'Opinione
Data: 06 agosto 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Hezbollah pronto al secondo round armato contro Israele»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 06/08/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Hezbollah pronto al secondo round armato contro Israele ".

I terroristi islamici di hezbollah sono pronti a un secondo round di guerra contro Israele. 40 mila razzi iraniani di nuovo nel carniere, verosimilmente tutti molto più letali e tecnologicamente precisi di quelli sparati nell’estate del 2006, ed eccoli pronti di nuovo. Hanno atteso che Bush se ne andasse e si insediasse Obama per capire con chi avevano a che fare. Ora lo sanno. Hanno deciso che si può ricominciare la baldoria, sulla pelle di tutti gli altri libanesi. Lo scrive il Times, citando fonti israeliane, dell'Onu e dello stesso Hezbollah. Secondo il generale di brigata israeliano Alon Friedman, vicecomandante della regione settentrionale di Israele, la pace che ha faticosamente retto negli ultimi tre anni “potrebbe esplodere a ogni minuto”. Le sue preoccupazioni nascono in parte dalle minacce della leadership di Hezbollah: lo sceicco Hassan Nasrallah, capo del movimento, ha avvertito che se verranno colpiti i sobborghi meridionali di Beirut, come accadde nel 2006, la risposta sarebbe colpire direttamente Tel Aviv. Immagini ottenute dal Times mostrano combattenti di Hezbollah che tentano di recuperare razzi ed altre armi da un ampio deposito esploso il mese scorso nel villaggio di Khirbet Slim, 12 miglia dal confine con Israele. Quando gli uomini dell'Unifil si sono avvicinati per investigare, sono stati bloccati. Il riarmo, fanno notare dall'Onu, è in violazione della risoluzione 1701, che impose il cessate il fuoco e un bando alle armi nel 2006. Ma quella risoluzione, come la precedente del 2000, non è stata mai rispettata dai terroristi sciiti. E l’Unifil è intervenuto solo per minacciare gli aerei di Gerusalemme che compievano sorvoli spia. Gli incidenti diplomatici, sin da quando D’Alema era ministro degli esteri e andava a braccetto con i ministri hezbollah sulle macerie di Beirut con la faccia molto compresa del ruolo, li ricordano tutti. Però non è che anche l’attuale governo con Frattini abbia mai spinto sull’accelleratore per il disarmo di hezbollah. Che infatti non c’è stato. I soldati italiani e francesi, senza parlare dei vertici di Unifil 2 che hanno fatto dichiarazioni anti israeliane da fucilazione nella schiena (almeno se fosse successo ai tempi di Carlo Alberto), hanno sempre fatto finta di non vedere o girato direttamente la testa dall’altra parte. E adesso la situazione è precipitata. Gli hezbollah d’altronde sanno di non avere nulla da perdere: se attacherranno ci dovranno per forza essere altre reazioni “sproporzionate” di Israele e loro vinceranno la guerra mediatica del politically correct. Un giochetto inventato da Arafat negli anni ’60 e che ancora funziona con l’Europa ma anche con l’America di Obama e della Clinton. “Il riarmo di Hezbollah è nel nome della resistenza contro Israele. Probabilmente, tuttavia, la vera ragione è collegata al suo alleato Iran - si legge sul “Times” – e se Israele concretizzerà la minaccia di attaccare gli impianti nucleari dell'Iran, la principale rappresaglia potrebbe venire da Hezbollah in Libano”. Il giornale ricorda quindi quanto avvenuto lo scorso 14 luglio nel Sud del Libano, vicino al confine con Israele, quando è esploso un deposito di armi e munizioni, pubblicando anche un filmato che mostrerebbe miliziani di Hezbollah intenti a portare in salvo razzi e munizioni dal sito. Di sicuro il mondo starà un’altra volta immobile a guardare. Pronto a deprecare lo stato ebraico se per sopravvivere dovrà usare la forza. Ancora più di sicuro Hezbollah è oggi più forte di quanto fosse nel 2006, quando è scoppiata la guerra che è costata la vita a 1.191 libanesi e 43 israeliani. Guerra che il movimento di Nasrallah ha sempre celebrato come una “vittoria divina”.

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