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La Repubblica Rassegna Stampa
04.08.2009 Strage di Bologna: la Procura lavori sulla pista palestinese
Intervista a Valerio Fioravanti di Concetto Vecchio

Testata: La Repubblica
Data: 04 agosto 2009
Pagina: 7
Autore: Concetto Vecchio
Titolo: «Ora la Procura lavori sulla pista palestinese trascurata per 29 anni»

Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/08/2009, a pag. 7, l'intervista di Concetto Vecchio a Valerio Fioravanti dal titolo " Ora la Procura lavori sulla pista palestinese trascurata per 29 anni ".

 L´ex Nar Valerio Fioravanti

ROMA - «Sarebbe stato più comodo ammettere che fummo noi, che fu un incidente, ci avrebbero pure pagato. Questa storia sarebbe finita cento anni fa, e avremmo fatto contenta un sacco di gente. Ma non fummo noi, e il fatto che una sentenza definitiva lo stabilisca, che la gente lo pensi, mi dà una punta di angoscia. Perciò dico: si continui ad indagare sulla strage di Bologna». L´ex Nar Valerio Fioravanti, 51 anni, cinque ergastoli, un certificato penale di 27 pagine, esce dal dentista, zona Nord di Roma. Ora è un uomo libero: entrò in carcere nel febbraio 1981, vi rimase 20 anni difilato, più quattro di semilibertà e altri cinque di libertà condizionale. Non nega 26 pagine e mezzo del suo curriculum terroristico: salvo la mezza paginetta, ma pesantissima, su Bologna.
Se non siete stati voi dei Nar, chi ha messo la bomba?
«La pista palestinese implica almeno quattro diverse ipotesi, tra cui quella indicata da Cossiga - "un incidente" - o quella del terrorista Carlos, il cui braccio destro Thomas Kram era a Bologna la sera prima della strage. Sono tutte molto suggestive e nessuna è provata. Mi chiedo: perché non si procedette già allora? Risposta: era interesse del governo e dei servizi segreti tenere nascosti una serie di accordi sottobanco che erano stati raggiunti con alcuni dei principali terroristi internazionali. La cosa era estremamente imbarazzante, lo è tuttora, visto che non abbiamo una conferma ufficiale. Carlos in due interviste ha ammesso che l´esplosivo era il loro, ma che la strage fu "un incidente provocato" dagli israeliani o dagli americani per danneggiare gli ottimi rapporti che coltivava con i nostri 007. Questi filoni d´inchiesta non furono presi in considerazione dalla magistratura. Si preferì da subito improvvisare, da parte dei nostri servizi segreti, una pista neofascista».
Ma due ufficiali del Sismi, Musumeci e Belmonte, e Licio Gelli, furono condannati per depistaggio nel vostro stesso processo. Non è una contraddizione?
«Quella fu una grave forzatura di quel processo. Del resto la sentenza di primo grado non stabilisce il movente, i mandanti, dove venne preso l´esplosivo, colui che lo collocò, riconosce che nessuno ci riconobbe alla stazione. Tutto questo sarebbe stato affermato da un´inchiesta bis, che però non è mai arrivata. In più noi Nar eravamo i più lontani dalla linea stragista. Non a caso la sentenza fu definita dal senatore Pellegrino "appesa nel vuoto". Ora ogni 2 agosto c´è il rito stanco per cui ci viene chiesto di rivelare i nostri complici, ma in tutti questi anni la Procura non è riuscita a trovare questi importanti elementi indicati allora dai giudici».
Veramente i magistrati stanno già indagando, è del 2005 un´inchiesta bis proprio sulla pista Carlos.
«Non mi faccio illusioni, capisco che una marcia indietro danneggerebbe troppe persone che hanno costruito la propria carriera su questo processo. Né mi pare ci sia un´enorme impazienza della Procura di Bologna di smentire se stessa, anche se le indagini sono state affidate ad un magistrato molto più serio e molto più scrupoloso, però senza la collaborazione di tutti non credo che possa fare più di tanto».
È un fatto che nessuno vi riconobbe in stazione, ma è anche vero che voi inizialmente non ricordaste dove eravate il 2 agosto, fornendo più versioni: tutti gli italiani ricordano dov´erano quel giorno.
«L´abbiamo spiegato più volte, invece. È la prova del resto che non c´eravamo costruiti un alibi. So che molti pensano che il mio sia un trucco, che voglia allontanare da me il sospetto dalla strage: non posso farci niente. So per converso che alcune delle vittime non sono affatto convinte che la sentenza abbia affermato la verità».
Un anno fa il presidente Fini disse che su Bologna c´erano "molte zone d´ombra". Si aspetta "una sponda" da questo governo?
«No, non credo che il governo abbia interesse a farlo. Né la destra né la sinistra hanno intenzione a rivelare i termini di quel lontano accordo con l´Olp. Le aggiungo anche che sono freddo sull´amnistia: chi è stato in carcere ha già pagato, e la punizione è stata severa ma giusta, i latitanti avranno le loro prescrizioni, chi è stato in Francia ha vissuto bene».
Secondo Bolognesi, il rappresentante dei familiari delle vittime, è stato un errore concederle il beneficio della libertà condizionale.
«Vorrei che avesse più rispetto per le sentenze che non gli piacciono, e non applaudire solo quelle che fanno comodo a lui. Il nostro sistema prevede delle garanzie, e io, da uomo di destra, dopo tanti anni sono fuori grazie a una Costituzione scritta da persone che erano considerate dal regime dei terroristi. Garanzie che loro hanno votato, forti della loro esperienza».
A 51 anni la sua vita ricomincia. Cosa vede se si guarda indietro?
«A vent´anni ero disperato, pensavo che ce l´avessero tutti con noi, e quindi che fosse necessaria la lotta armata: non lo penso più ovviamente. Vivo con Francesca Mambro, abbiamo una figlia di otto anni, lavoriamo a "Nessuno tocchi Caino", una vita tranquilla, serena».

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