Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/08/2009, a pag. 15, l'articolo di Gabriela Jacomella dal titolo " Gli islamici contro lo Schalke: 'L’inno insulta Maometto' ".
Tifosi dello Schalke
Un altro esempio dell'assenza di libertà d'espressione in Turchia. Il verso incriminato recita : "Maometto era un profeta che non capiva niente di calcio, eppure tra tutto lo splendore dell’iride si è inventato il blu e il bianco". Niente di particolare. Ma non è la prima volta che la Turchia lancia accuse a chi "offende il Profeta". I processi agli scrittori come Nedim Gursel ne sono un esempio. Turchia in Ue? No, grazie. Ecco l'articolo:
BERLINO — «Maometto era un profeta che non capiva niente di calcio, eppure tra tutto lo splendore dell’iride si è inventato il blu e il bianco». Dove blu e bianco sono i colori dello Schalke 04, la squadra di Bundesliga gloria e simbolo di Gelsenkirchen, ex città del carbone e dell’acciaio nel Nordreno-Westfalia, che già dieci anni fa contava un 14% di immigrati (due terzi dei quali di origine turca). Il caso è esploso ieri, a meno di una settimana dal calcio d’inizio del campionato di serie A, sulla prima pagina della Süddeutsche Zeitung : negli ultimi giorni il club tedesco sarebbe stato travolto da email di protesta e minaccia, con al centro un unico soggetto — la terza strofa dell’inno «Blu e bianco, quanto ti amo». Colpevole di mancare di rispetto al Profeta, come accusano i media turchi, che hanno dato la stura agli attacchi e alla richiesta di un boicottaggio nei confronti della squadra.
«Voi maledetti figli di puttana cambierete presto il vostro inno di merda! Che c’entra il nostro Profeta con la vostra canzone da infedeli?», si legge in una mail riportata dal quotidiano bavarese. Un’esplosione di rabbia che in molti, anche sui siti musulmani, ritengono quantomeno tardiva: il testo dell’inno, la cui partitura risale al 1924, è stato rielaborato da Hans J. Koenig nell’ormai lontano 1963. Potenza della comunicazione globale? Forse. Sta di fatto che il problema, oggi, c’è. E trovare una soluzione sembra tutto fuorché semplice: molti tifosi musulmani hanno fatto capire che prenderanno sul serio l’ipotesi di disertare gli stadi. A meno che quella strofa non venga stralciata, o sostituita da frasi meno offensive. Il punto è che — per dirla con il presidente del Consiglio d’onore dello Schalke, il pastore (in pensione) Hans-Joachim Dohm — anche una cancellazione «porterebbe presumibilmente a controreazioni emotive molto forti ». Un modo diplomatico per ricordare che il fuoco dell’intolleranza, in Germania, si è spesso riacceso per scintille molto più deboli. Certo, prima di intraprendere qualsiasi mossa bisognerà «chiarire se si tratta di un’indignazione costruita ad arte, oppure un’autentica convinzione ». Anche se poi, sugli stessi forum che sostengono il boicottaggio, c’è chi riporta tutto nell’alveo dell’ironia, ricordando come lo Schalke non sia nuovo agli «scandali religiosi»: dallo striscione «Nessuno può passare davanti a Dio, tranne Libuda » (il riferimento è al dribbling del mitico attaccante che nulla poté, poi, contro l’Italia di Messico ’70), contestato dai Testimoni di Geova, al giornale della tifoseria intitolato Schalke unser, «Schalke nostro ». Perché in fondo, come puntualizza sul sito Muslim Markt Akhan, musulmano e «fan da quando avevo 7 anni», è tutta questione di interpretazione: «Non solo Maometto viene riconosciuto come un profeta, ma gli viene anche attribuita la teoria dei colori della squadra. Più che un insulto, un inchino ». Con buona pace dei media turchi.
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