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La Stampa Rassegna Stampa
04.08.2009 Man(zella) farnetica di golpe e fa propaganda islamista
Mentre è solo la rivoluzione di Khomeini che continua

Testata: La Stampa
Data: 04 agosto 2009
Pagina: 9
Autore: Igor Man
Titolo: «L'ultimo atto del golpe»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 04/08/2009, a pag. 1-9, l'articolo di Igor Man dal titolo " L'ultimo atto del golpe ".

La propaganda sottile di Igor Man(zella) si svela in questo articolo che può sembrare equilibrato, ma in realtà non lo è.
Per prima cosa, in Iran non c'è stato nessun golpe. E' la dittatura di Khomeini che continua senza cambiamenti.
Non c'è mai stata un' "
illusione: la «distribuzione coranica» del petrolio al popolo ". Man(zella), che non è un ignorante, sa benissimo che l'Iran non è in grado di raffinare il petrolio per trasformarlo in benzina, per cui quando questa arriva alla popolazione il prezzo è altissimo.
La rivolta popolare che Man(zella) definisce essere stata sedata da "
un’abile valanga di dichiarazioni conciliatorie, del vertice in turbante " se l'è sognato, o è l'islam che a lui piace tanto, ma non esiste. Il popolo fu minacciato e colpito  violentemente,  il risultato è ancora sotto i nostri occhi.
"
E qui va riconosciuta al vertice religioso una abilità dialettica non da poco: i media han lasciato che crescesse la convinzione di una possibile nuova tornata elettorale «in zone controverse del paese» per infine proclamare, a sorpresa, la legittimità d’un voto contestato ". Anche questo Man(zella) se l'è sognato, non essendo possibile partecipare in Iran a libere elezioni. L'ipotesi di nuove elezioni non è mai stata presa in considerazione.
Quando scrive dei basji, li descrive come dei Robin Hood, come quando scrive dei pasdaran, chiamati da lui "
Volontari della morte, Pasdaran volontari della vita".  Visto che il loro compito è ammazzare, ci vuole un bella faccia tosta chiamarli volontari della vita ! Aggiunge poi : " Se veramente sono scesi in piazza ". Se Igor Man(zella) non ha più una vista buona, gli consigliamo di andare dall'oculista. Pasdaran e basji hanno dimostrato la loro violenza nelle strade e le immagini hanno fatto il giro del mondo, ma Man(zella) mette in dubbio che siano scesi in piazza.
Per non parlare delle citazioni laudative di Khomeini, fatte senza alcuna presa di distanza.
Insomma, un altro articolo di sostegno del Vecchio Cronista che continua a disinformare i lettori della Stampa, come ha fatto per tutta la sua vita professionale. Ecco l'articolo:

 Igor Man(zella)

E’ un golpe freddo, in turbante. La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha proclamato presidente il suo pupillo, il primo ministro Ahmadinejad.
Giurerà mercoledì in Parlamento, ma oramai i giochi son fatti e svanisce la grande illusione: la «distribuzione coranica» del petrolio al popolo. Va subito detto che alla cerimonia dell’investitura non hanno assistito (per protesta, per prudenza) gli ex presidenti della Repubblica Rafsanjani e Khatami e i leaders della opposizione Moussavi e Karroubi.
La sollevazione popolare contro il voto-truffa (la rielezione del delfino Ahmadinejad) fu sedata dalle forze di polizia e da presunti patrioti dal grilletto facile e dal manganello pronto. Ma fu, in definitiva un’abile valanga di dichiarazioni conciliatorie, del vertice in turbante, a far riprendere la via di casa al popolo dei dimostranti, lasciando sul terreno un numero imprecisato ma robusto di morti. E qui va riconosciuta al vertice religioso una abilità dialettica non da poco: i media han lasciato che crescesse la convinzione di una possibile nuova tornata elettorale «in zone controverse del paese» per infine proclamare, a sorpresa, la legittimità d’un voto contestato, a prezzo di sangue, un po’ in tutto l’Iran. In queste ore di sconforto invero popolare si riaccendono qua e là focolai di protesta ma a domarli - è qui la notizia - sono personaggi che sembrano usciti, con mazza e pistola, dalle fila dei volontari della Rivoluzione, i famosi Basij. La loro presenza nelle strade dell’Iran si coniuga con l’allineamento dei Pasdaran, decisivi al tempo della presa del potere da parte delle forze popolari guidate da Khomeini. Volontari della morte, Pasdaran volontari della vita: giovani e giovanissimi educati al culto del suicidio che uccide in forza del martirio. Se veramente sono scesi in piazza ha vinto Khamenei. La visibilità dei cosiddetti kamikaze islamici, l’allineamento dei Pasdaran significano una cosa sola: il vertice in turbante è forte abbastanza per affrontare il martirio. Khomeini a suo tempo spiegò che il suicidio che uccide il nemico è un atto nobile, benedetto dall’Altissimo, poiché materializza il martirio.
Al termine della cerimonia che ieri ha consacrato Presidente Ahmadinejad costui ha cercato di baciare la mano di Khamenei che si è pudicamente ritratto, lasciando, però, che il «suo» Primo Ministro gli baciasse la spalla, secondo tradizione. Questa del bacio «pubblico» in fatto mafioso è un messaggio; tradotto rozzamente sancisce la volontà di dedicare se stesso al sacrificio supremo mai temuto, sempre auspicato.
Ora gli Stati Uniti prudentemente ammoniscono Teheran a evitare mali passi minacciando sanzioni durissime. Al vecchio cronista sembra impossibile pensare che sanzioni durissime o quant’altro possano mettere la mordacchia ai Mullah. E allora? Sembra difficile che Israele (minacciato d’estinzione dalla cupola iraniana) possa sopportare la spada di Damocle, atomica, che è il minaccioso Iran sciita. Siamo solo agli antipasti.
Nel fatale 1919 Lord Curzon scrisse in un suo rapporto che la Gran Bretagna doveva temere in Persia «i bolscevichi rossi». Se è vero, come scrive Paul Vielle, che «il culto del martirio in Iran ha il senso di una protesta irreversibile contro tutti gli ordini del mondo», dovremmo forse concludere che la rivoluzione sciita voluta e guidata da Khomeini è destinata comunque - con Khamenei o altro compagno di strada -, a destabilizzare aree nevralgiche, alterando equilibri indispensabili.
In un paese dove all’incirca metà della popolazione ha meno di vent’anni certamente non tutti i «volontari» finiranno in paradiso. Ma quelli che resteranno su questa terra, nella sconfinata prateria irrorata dal petrolio, non è improbabile che siano più terribili di Khomeini o del mistico Primo Ministro che bacia la mano al suo padrino. Siamo solo agli antipasti.

Invitiamo i lettori a scrivere al direttore della Stampa per protestare cliccando sull'e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

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