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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
03.08.2009 Antisemitismo in aumento in Gran Bretagna
L'analisi di Elena Lattes

Testata: Agenzia Radicale
Data: 03 agosto 2009
Pagina: 1
Autore: Elena Lattes
Titolo: «Antisemitismo in aumento in Gran Bretagna»

Riportiamo da AGENZIARADICALE.COM l'articolo di Elena Lattes dal titolo "Antisemitismo in aumento in Gran Bretagna ".

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Nei primi sei mesi di quest'anno è stato rilevato in Gran Bretagna un numero più che raddoppiato, rispetto allo stesso periodo del 2008, di attacchi antisemiti. Con oltre seicento (609 per la precisione) aggressioni, molte delle quali solo verbali (minacce dirette, e-mail cariche d'odio, graffiti razzisti e altro ancora) ma tra cui ben 77 sono consistite in violenze fisiche (in Francia se ne sono verificate 96), incluso un tentato omicidio, si è superato il record precedente risalente al 2006, quando nell'arco dell'intero anno si verificarono 598 attacchi, raggiungendo il più alto numero in assoluto negli ultimi 25 anni. I dati sono stati resi noti dal Community Security Trust (CST), un'associazione non governativa che si occupa della sicurezza e della salvaguardia delle Comunità ebraiche del Regno Unito e che ogni anno stila un rapporto sulla situazione nel Paese. Il picchio più alto delle aggressioni è stato registrato all'inizio del 2009 durante l'operazione israeliana "Piombo fuso" condotta per difendere le cittadine del centro sud dai missili di Hamas a Gaza. Solo nel mese di gennaio, infatti, si sono verificati 286 incidenti, in media più di 9 al giorno, un livello che si è mantenuto comunque alto fino a tutta la primavera. Diversi analisti hanno individuato la causa principale nella demonizzazione di Israele da parte dei media, in particolare il Guardian e la BBC, ma anche l'Indipendent, che hanno paragonato lo Stato di Gerusalemme alla Germania nazista. La maggior parte degli attacchi, infatti, proviene da arabi o musulmani, ma la situazione non è così semplice e netta. Nella demonizzazione di Israele o comunque nella diffusione dell'odio verso gli ebrei, sono attivi anche le ONG, la Chiesa anglicana e le organizzazioni cristiane, oltre a destare preoccupazione anche la recente alleanza per il Parlamento Europeo tra i conservatori britannici e un politico polacco che ha strette relazioni con estremisti di destra e neonazisti. Una delle più forti condanne per l'aumento dell'antisemitismo, invece, è arrivata proprio dalle comunità islamiche, i cui leaders hanno emesso un comunicato congiunto in cui si esprimeva il timore che questi attacchi provenissero proprio da elementi interni e in cui Shahid Malik, uno dei due ministri musulmani di Sua Maestà, affermava che: "l'aumento dell'antisemitismo non riguarda solo le comunità ebraiche, ma tutti coloro che si considerano degli esseri umani onesti. La lotta all'antisemitismo dovrebbe coinvolgerci tutti. Questo Paese non tollererà coloro che cercano l'odio diretto verso una parte della nostra società. È legittima la critica o irritarsi per le azioni compiute dal governo israeliano, ma non dobbiamo mai permettere che questa rabbia giustifichi l'antisemitismo". E la condanna è arrivata anche dal Ministro degli Esteri Ivan Lewis che ha affermato: "Sono profondamente preoccupato per l'aumento del numero di incidenti antisemiti... Il governo britannico è fermamente impegnato a combattere e ridurre tutte le forme di razzismo compreso l'anti-semitismo. Non possiamo tollerare coloro che cercano di utilizzare i conflitti esteri per giustificare razzismo e atti criminali nei confronti di qualsiasi cittadino del Regno Unito... la comunità ebraica... deve essere in grado di vivere libera dalla paura dell'attacco verbale o fisico". Anche altri leaders hanno espresso le loro preoccupazioni, Robin Shepherd, per esempio ha ammonito che le tenebre si stanno avvicinando, così come David Weinberg, consigliere di Nathan Sharansky, ha affermato che i record britannici sono particolarmente irritanti, visto che il Regno Unito è un Paese amico di Israele e il suo governo prende l'antisemitismo in seria considerazione. Altri invece tendono a sminuire come Vivian Wineman, presidente del Board of Deputies of British Jews e Presidente del Jewish Leadeship Council, nonché ex presidente dell'Associazione degli amici inglesi del movimento pacifista israeliano "Peace Now", che sul Jerusalem Post, fa il confronto tra la situazione inglese e quella di altri Paesi, ricordando che il Regno Unito è il primo in Europa a proporre sanzioni per l'Iran; che il Primo Ministro Gordon Brown è stato il promotore di una partnership per scambi accademici e che nel suo Paese, per esempio, Ahmadinejad non è mai stato invitato a parlare come è successo invece per la statunitense Columbia University; che è vero che il boicottaggio del sindacato dei docenti universitari UCU (University and College Union) ha causato problemi, ma ciò non vuol dire che tutti gli accademici inglesi odino Israele e infine che l'antisionismo del Guardian non è molto differente da quello di altri giornali di estrema sinistra. Qualunque sia la situazione, sta di fatto, che il tasso inglese di emigrazione ebraica verso Israele è, in Europa, secondo solo a quello della Francia, Paese che detiene attualmente il triste record degli attacchi contro obiettivi ebraici.

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