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La Stampa Rassegna Stampa
03.08.2009 Due famiglie ebree riprendono possesso della loro casa a Gerusalemme
Ma per il quotidiano torinese si tratta di due famiglie palestinesi 'cacciate'

Testata: La Stampa
Data: 03 agosto 2009
Pagina: 14
Autore: La redazione della Stampa
Titolo: «Due famiglie palestinesi cacciate da Gerusalemme»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/08/2009, a pag. 14, l'articolo dal titolo "Due famiglie palestinesi cacciate da Gerusalemme ".

Dopo l'occupazione giordana (1948), gli ebrei furono costretti a lasciare la parte est della città. Quando Gerusalemme fu liberata nel 1967 (guerra dei sei giorni), molti ebrei fecero richiesta di ottenere le proprietà confiscate.
La maggior parte non ritornò a Gerusalemme est che era diventata in quegli anni a maggioranza araba, ma qualcuno che la pensava diversamente fece causa per riavere la proprietà. Le due famiglie che hanno ottenuto la riconsegna ne hanno ripreso possesso.
La questione è molto più semplice di come è stata presentata dalla redazione della Stampa. Niente pullman di coloni nè alberghi. Ecco l'articolo:

 Gerusalemme, capitale di Israele

La Corte suprema israeliana ha respinto il loro appello. E così, ieri mattina, due famiglie palestinesi che vivevano nel quartiere arabo di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, sono state allontanate con la forza dalle loro case. Secondo la tv araba Al jazeera su quel terreno ci sarebbe il progetto di costruire un albergo, secondo la Bbc venti appartamenti per i coloni israeliani.
Chris Gunness, un portavoce delle Nazioni Unite che ha visto tutta la scena con i suoi occhi, ha raccontato che la polizia è arrivata prima dell’alba, ha isolato interamente l’area e ha proceduto allo sgombero di una cinquantina di persone. Poco dopo è arrivato un bus carico di coloni ebrei, che hanno immediatamente preso possesso delle case. «Gli Hanun e gli al-Ghawi occupavano abusivamente quelle abitazioni» ha spiegato un portavoce della polizia israeliana.
Il provvedimento ha subito scatenato le proteste dei palestinesi. «Israele ha ignorato il diritto internazionale» ha accusato il negoziatore dell’Olp Saeb Erekat, che ha aggiunto: «Mentre le autorità israeliane hanno promesso all’amministrazione statunitense che le demolizioni di case, le espulsioni e altre provocazioni contro i palestinesi di Gerusalemme saranno fermate, sul terreno vediamo esattamente l’opposto. Questa notte ci saranno 19 bambini palestinesi che non sanno dove dormire».
Alle proteste si è unito anche il Consolato britannico di Gerusalemme est che ha affermato di essere rimasto «sbigottito» dalle espulsioni di ieri. Il consolato ha aggiunto di non poter accettare la tesi israeliana secondo cui è prerogativa delle corti giudiziarie o del municipio «l’imposizione di coloni estremisti ebrei in un antico quartiere arabo». «Queste azioni - secondo il consolato britannico - sono incompatibili con il proclamato desiderio di Israele per la pace. Chiediamo ad Israele di non consentire agli estremisti di fissare la sua agenda».
Sulla stessa linea, Robert Serry, inviato dell’Onu in Medio Oriente: «Tali azioni sono contrarie alla Convenzione di Ginevra sui territori occupati».
Nel frattempo il vicedirettore generale del ministero israeliano degli Esteri Rafi Barak ha convocato l’ambasciatore britannico in Israele Tom Philips per ricevere chiarimenti sulle dichiarazioni di un diplomatico inglese secondo cui il suo Paese finanzia costruzioni in rioni palestinesi di Gerusalemme Est allo scopo di contrastare l’ingresso di famiglie ebraiche. Un portavoce del ministero israeliano ha detto al quotidiano Maariv che si tratta di una ingerenza «sfrontata» da parte del governo britannico in questioni interne allo Stato israeliano.

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