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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.08.2009 Moussavi: le confessioni dei manifestanti contro Ahmadinejad sono state estorte con la tortura
Perciò il processo a loro carico è truccato e incostituzionale. Cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 agosto 2009
Pagina: 10
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Le confessioni estorte con torture medievali»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2009, a pag. 10, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Le confessioni estorte con torture medievali ".

 Mohammad Atrianfar, giornalista e politico moderato, «confessa» al maxiproces­so di sabato a Teheran

Processo «truccato» e «inco­stituzionale ». I leader dell’op­posizione in Iran non si fanno intimidire dal procedimento iniziato sabato contro un centi­naio di politici, intellettuali e gente comune che ha protesta­to per le presidenziali del 12 giugno definendole una truffa. L’ex presidente riformista Mohammad Khatami e il candi­dato moderato Mir Hussein Mousavi (che si dichiara il legit­timo vincitore del voto) accusa­no le autorità di aver violato i diritti degli imputati e di aver estorto le confessioni con la tor­tura. E al coro delle critiche si uniscono conservatori come Mohsen Rezai, un altro ex sfi­dante di Ahmadinejad alle ele­zioni.
La seconda seduta del pro­cesso è prevista giovedì. Nella prima, alcuni imputati hanno «confessato» che le elezioni so­no state regolari e che i riformi­sti hanno usato i brogli come scusa per attuare una rivoluzio­ne contro il governo con l’aiu­to dei «nemici occidentali». «Le confessioni fanno pensare a torture medievali», ha denun­ciato Mousavi. «Quello che ho sentito sono i gemiti che fanno capire ciò che hanno subito in questi cinquanta giorni». Diver­si imputati sono in isolamento da settimane, senza accesso ai legali e alle famiglie. Già a giu­gno
Amnesty International ave­va pubblicato testimonianze sulle torture inflitte in carcere a tre ex membri del governo Khatami — Mostafa Tajzadeh, Abdollah Ramezanzadeh, Moh­sen Aminzadeh — che erano sa­bato tra gli imputati. «Le con­fessioni non sono valide — ha detto ieri Khatami - . Quello che viene chiamato processo è una violazione della Costituzio­ne... Danneggia il sistema e la fiducia del popolo». Khatami ha criticato l’assenza di avvoca­ti difensori (solo uno in aula, non è chiaro chi rappresentas­se; negato l’accesso agli altri). E il principale partito riformi­sta, Moshrekat, ha affermato che «anche un pollo arrosto ri­derebbe » di quelle «confessio­ni », che coinvolgerebbero nel complotto gli stessi Khatami e Rafsanjani (anche quest’ultimo ha condannato il processo). Il quotidiano ultraconservatore Kayhan ha infatti chiesto ieri al­le autorità di arrestare Khatami e Mousavi per aver agito con­tro Dio (accusa di «mohareb», che implica la pena di morte), mentre l’agenzia di Stato Isna dava notizia di un nuovo pro­cesso a porte chiuse contro al­tri 10 dimostranti.
Organizzazioni come l’ Inter­national Human Rights Cam­paign in Iran hanno documen­tato casi di torture su detenuti (appesi a testa in giù, bruciati con sbarre incandescenti). Il di­rettore Hadi Ghaemi è citato del documento letto in aula sa­bato. Più che una vera incrimi­nazione, che forse verrà formu­lata giovedì, spiega Ghaemi al Corriere , è «un quadro teori­co » che individua tre «attori» nel «complotto»: gli intellettua­li, i media e l’esecutivo. Oltre ai politici riformisti, ne farebbero parte attivisti per i diritti uma­ni come Shirin Ebadi e Ghae­mi, che non sono in carcere, e l’avvocato Mohammad Ali Da­dkha che lo è.
Khatami ha sostenuto che il popolo non vuole processi far­sa, ma che il governo «affronti le tragedie avvenute in alcuni centri di detenzione, che appa­rentemente hanno portato ad omicidi». Lo appoggia il conser­vatore Rezai: ha chiesto alla ma­gistratura di incriminare chi ha «attaccato e ucciso» i manife­stanti nei dormitori universita­ri e «chi ha picchiato prigionie­ri come Mohsen Ruholamini», il figlio di un suo consulente, arrestato in una protesta il 9 lu­glio. Due settimane dopo tornò a casa il cadavere, con la ma­scella rotta. Critiche e conflitti interni al fronte ultraconserva­tore crescono alla vigilia dell’in­sediamento di Ahmadinejad (oggi è prevista l’approvazione formale della Guida Suprema, mercoledì l’incarico). Ieri il suo consigliere per i media Ali Ak­bar Javanfekr si è dimesso.

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