Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 30/07/2009, a pag. 10, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo " In Iran tante prigioni come Guantanamo ".
Il giorno dopo l chiusura del carcere segreto di Kahrizak, il "garage Olimpo" di Teheran, il centro di torture in versione iraniana, i riformisti dell'Onda verde di Mir-Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi costretti a rifugiarsi all'estero per sfuggire alle squadracce basji, accusano il regime di Ahmadinejad di aver aperto altre prigioni segrete dove sono rinchiusi i detenuti politici più importanti.
"Una di queste Guantanamo iraniane è nei sotterranei del ministero degli Interni a Teheran, un centro di detenzione illegale dove i magistrati e la polizia non sono ammessi e gli arrestati subiscono abusi di ogni genere, come essere costretti a leccare i gabinetti o vedersi strappare le unghie ", racconta un espatriato che vuole rimanere anonimo. "Ma ci sono altre prigioni segrete gestite dalle Guardie rivoluzionarie, dalle milizie basji e da altre forze non meglio identificate dove i prigionieri vengono torturati" afferma sempre la fonte.
Il mondo degli espatriati racconta su siti come roozonline.com e gooya.com come i 20 morti ufficiali siano ormai vicini a 200 visto che ogni giorno si hanno notizie indirette del recupero di cinque o sei corpi martoriati riconsegnati in silenzio alle famiglie. Notizie non verificabili per le restrizioni che la stampa internazionale deve subire in Iran.
La rabbia esplosa dal campo conservatore dopo la morte del giovane Mohsen Ruholamini, figlio 25enne del consigliere Mohsen Rezai, candidato presidenziale di area ultra radicale ed ex capo dei pasdaran, ha messo Ahmadinejad con le spalle al muro, contringendolo ad una cauta apertura. Il sito Ansar che rappresenta un gruppo di estremisti conservatori, ha addirittura minacciato il presidente di "defenestrazione". Non solo. Le notizie sugli abusi ai detenuti hanno galvanizzato i riformisti che hanno deciso di raccogliersi domani, aggirando il divieto di commemorare le vittime della repressione post-elettorale, alla Moschea Grande, sulle loro tombe. Moussavi e Karroubi andranno oggi alle 16, nel quarantesimo anniversario della morte di Neda, la studentessa simbolo della protesta, nel cimitero di Behesht-e Zahara, nel sud di Teheran, dove la studentessa è sepolta con altri giovani uccisi nella manifestazione del 20 giugno. La sfida è stata subito raccolta dagli indomiti giovani iranini e su Twitter si rincorrono appelli a recarsi in massa al cimitero.
Ieri, a una settimana dall'insediamento di Ahmadinejad (5 agosto), il regime ha annunciato che una ventina di contestatori saranno processati per " attentato alla sicurezza nazionale". Sono accusati di aver "disturbato l'ordine e la sicurezza, di avere legami con gli ipocriti (termine con cui vengono chiamai i Mujaheddin del popolo". Mujaheddin sotto attacco anche in Iraq, secondo quanto detto da Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, che ha rivelato che da due giorni, dopo un accordo con il primo ministro iracheno Nouri al Maliki che ha trasmesso l'ordine d'attacco su pressione dell'ayatollah Ali Khamenei, reparti antisommossa della polizia irachena stanno compieno raid contro i residenti della base Ashraf, provocando cinque morti e centinaia di feriti.
Anche il grande ayatollah dissidente Ali Hossein Montazeri, intanto, è tornato a denunciare le autorità per le morti sospette in carcere, mentre dall'estero il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha chiesto a Teheran di "rilasciare i prigionieri politici e trattarli in modo umano e appropriato". Per ora rimangono dietro alle sbarre 200 persone, le migliori intelligenze dei riformisti, anche se il procuratore generale Ghorbanali Dori-Najafabati ha assicurato che una gran parte dei manifestanti arrestati saranno liberati entro domani.
Oggi vedremo se il pronte conservatore cercherà la prova di forza usando ancora il pugno di ferro. Un nuovo azzarlo potrebbe essere fatale per gli equilibri itnerni visto che in gioco c'è la soprravvivenza del regime.
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