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Ugo Volli
Cartoline
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A pensar male, cari amici, si fa peccato, ma spesso ci si acchiappa 27/07/2009

 Yehuda Shaul, responsabile di Breaking the silence

Seguite i soldi, amici miei, follow the money. Non mi stancherò di spedirvi cartoline su questo tema un po' sordido, ma certamente rivelativo. Per esempio: avete certamente letto nei giorni scorsi delle "nuove denunce" che alcuni soldati avrebbero fatto delle solite "atrocità" dell'esercito israeliano durante l'operazione "Piombo fuso" a Gaza all'inizio di quest'anno. I soldati sono naturalmente anonimi, ma quando viene fuori qualche elemento di identificazione, le smentite fioccano. Il dossier di queste denunce è stato messo insieme da un'organizzazione chiamata "Breaking the silence", che descrive il suo modo di operare in questa maniera: i suoi membri contattano i soldati che hanno partecipato alle operazioni e cercano di convincerli a raccontare delle "atrocità". Se ci riescono, il che è molto raro, inseriscono la "testimonianza" nel dossier a patto che i "testimoni" delle "atrocità" siano almeno due nello stesso reparto. Cioè non partono da fatti o sospetti specifici che si propongono di chiarire, ma da testimoni sollecitati in partenza a parlare in una certa maniera e selezionati su questa base, con la garanzia dell'anonimato e una verifica fatta solamente dalla coincidenza dell'episodio narrato e del reparto (se ho capito bene, non deve trattarsi necessariamente di una testimonianza oculare, basta aver "sentito dire" qualcosa, magari una storia raccontata da qualcun altro che entrambi i "testimoni" avrebbero sentito senza verificarla): una pratica che in qualunque tribunale comune squalificherebbe la testimonianza anche se riguardasse un tema comune e non controverso come un incidente stradale.
Perché mettersi su questa strada, dunque? Qual è la ragione di un'organizzazione del genere, a parte il solito odio di sé della sinistra ebraica? Follow, the money, cari amici, seguite i soldi. Il Jerusalem Post ha rivelato che nel 2008 "Breaking the silence" ha ricevuto dall'ambasciata britannica 226.589 shekel, cioè circa 50.000 euro, quella olandese 19.999 euro, la comunità europea 43.000 euro. Può sembrare poco per le abitudini delle ONG europee, assai più ricche di quelle israeliane, ma è un terzo dell'intero bilancio dell'organizzazione, che nel 2008 era intorno ai 300 mila euro. "Non abbiamo nulla da nascondere," ha dichiarato al giornale Yehuda Shaul, uno dei capi dell'organizzazione. Certo, il signor Shaul è uomo d'onore e sul bilancio della sua organizzazione non nasconde niente, se no, che silenzio romperebbe?
Ma qualcuno invece sì, deve nascondere qualcosa. E' l'ambasciata olandese che ha finanziato il rapporto, come rivelava ieri "Haaretz", che pure non è lontana dalle posizioni dell'organizzazione. Il ministero degli esteri olandesi, interpellato sull'interferenza politica del suo paese nella politica israeliana, ha dichiarato all'ambasciatore israeliano di non essere stato a conoscenza del finanziamento. Anche lui, uomo d'onore, certo non mente. La ragione è che le regole amministrative olandesi richiedono che le spese dell'ambasciata siano autorizzate sopra i 20 mila euro; ma il finanziamento a "Breaking the silence" per compilare il suo rapporto era, guarda un po' di 19.999. Un euro sotto l'autorizzazione. Un trucco? Ma no, l'ambasciatore olandese, uomo d'onore anche lui e appassionato di narrativa di guerra, era curioso di conoscere i racconti dei soldati israeliani e il signor Shaul, forse, ha un'irragionevole passione per il numero 9, sicché la fattura è venuta così...
O piuttosto i soldi, seguiti a dovere, ci parlano di una piccola furbizia euraraba dell'ambasciatore olandese (o magari del suo governo: gettare il sasso e nascondere la mano è una pratica comune in diplomazia): far confezionare a cottimo i materiali  che squalificano Israele, in modo da poter protestare dopo, con la buona coscienza di basarsi su "rivelazioni" israeliane (degli israeliani buoni, naturalmente, quelli "pacifici" e "morali"). A pensar male, cari amici, si fa peccato, ma spesso ci si acchiappa. E' una delle affermazioni preferite di quella vecchia volpe di Andreotti, che di Eurabia si intende molto.

Ugo Volli


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