Sulla STAMPA di oggi,26/07/2009, a pag.27, Alain Elkann intervista Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane. il titolo è " L'Italia, miglior amico di Israele ", detto in questi termini da Gattegna "Nell'attuale momento politico il legame di amicizia tra lo Stato d'Israele e lo Stato italiano è molto forte e lo stesso primo ministro israeliano ha riconosciuto che l'Italia è il Paese europeo che intrattiene con Israele i migliori rapporti." Ci auguriamo che l "attuale momento " continui.
Renzo Gattegna
Dopo tre anni di presidenza come valuta la situazione degli ebrei in Italia? «Per la prima volta nella loro plurisecolare storia vivono un lungo periodo, che dura da 65 anni, in una condizione di completa libertà e uguaglianza e nel rispetto dei diritti fondamentali. Non c'è dubbio che essere nati e aver vissuto in uno Stato nel quale il rispetto dei diritti delle minoranze è regolato e garantito dalle leggi, ha avuto l'effetto di liberare gli ebrei da ataviche oppressioni, dalla tradizionale riservatezza e da qualsiasi forma di chiusura difensiva che, in passato, derivava dall'isolamento culturale e fisico rappresentato, sia simbolicamente che concretamente, dalla chiusura nei ghetti. La nostra esperienza passata ci pone in una condizione privilegiata per dare, all'interno della società italiana, l'apporto della nostra cultura e della nostra civiltà nel rispetto dei diritti delle minoranze». Come si posiziona la comunità ebraica italiana nei confronti di Israele? «I vincoli che legano gli ebrei allo Stato d'Israele non sono solo di carattere religioso o di carattere nazionale ma sono costituiti da diverse componenti storiche, culturali e di natura emozionale. Questi vincoli, proprio per la loro complessità, non sono in competizione o in conflitto col senso di appartenenza che gli ebrei italiani sentono verso l'Italia. L'Italia, a differenza di altri Paesi, non è mai stata considerata una terra di transito o di residenza temporanea; ciò è dimostrato dal fatto che quella italiana è la più antica comunità europea, presente fin dai tempi dell'antica Roma e quindi elemento integrante e fondante della società e della nazione italiana. La creazione dello Stato d'Israele, nel 1948, e la contemporanea rinascita dell'ebraico come lingua viva e parlata sono percepiti e vissuti dagli ebrei, a qualsiasi nazione appartengano, come la riscoperta di un patrimonio comune e la rinascita di un centro di vita culturale e civile». Come valuta i rapporti fra il governo italiano e quello israeliano? «Nell'attuale momento politico il legame di amicizia tra lo Stato d'Israele e lo Stato italiano è molto forte e lo stesso primo ministro israeliano ha riconosciuto che l'Italia è il Paese europeo che intrattiene con Israele i migliori rapporti. Il contributo dell'Italia, sia in campo politico sia in campo militare, è molto importante. Basti pensare alla presenza del contingente di 2500 militari, inquadrati nelle forze Onu, che stanno dando un aiuto fondamentale per il mantenimento del cessate il fuoco al confine tra Israele, Libano e Siria». Crede che la politica di Obama cambierà qualcosa in Medio Oriente? «Ritengo che la politica di Obama si stia differenziando notevolmente da quella del predecessore e soprattutto ritengo che sia alla ricerca di un nuovo tipo d’approccio alle aree più critiche e in particolare al Medio Oriente. Credo tuttavia che sia soprattutto l'inaugurazione di un nuovo stile nella politica internazionale, che non comporterà un allentamento dei tradizionali rapporti di amicizia e di collaborazione fra Usa e Israele». Perchè quest'anno per la Giornata europea della cultura ebraica, il 6 settembre, è stata scelta, come città capofila in Italia, Trani? «Si tratta del lancio di una sfida, difficile e impegnativa, che è finalizzata alla riscoperta di un capitolo, quasi sconosciuto, della storia d'Italia. Nel Meridione nel corso del XVI° secolo molte famiglie per sopravvivere decisero di convertirsi al cattolicesimo ma ancora oggi, dopo 500 anni, esistono nuclei che conservano tradizioni di matrice ebraica. Si tratta di fenomeni limitati ma che ai nostri occhi appaiono meritevoli di interesse e approfondimento». Esiste ancora l'antisemitismo in Italia? «Secondo i nostri sondaggi ci sono piccoli gruppi che si ispirano ideologicamente e politicamente ai principi della discriminazione razziale. Emerge tuttavia dalle statistiche che il numero e la gravità degli episodi di antisemitismo sono in Italia inferiori a quelli di altri Paesi europei. Quando questi episodi si verificano la reazione dello Stato e dell'opinione pubblica dimostrano l'esistenza degli anticorpi necessari a combattere questa tendenza». Come sono i rapporti con la Chiesa? «Dal Concilio Vaticano II si è aperta una nuova stagione molto positiva nei rapporti con la Chiesa cattolica. Esiste un dialogo, sono in corso contatti a vari livelli e inoltre la Chiesa ha fermamente condannato tutte le posizioni antisemite o negazioniste della Shoah emerse, anche recentemente, all'interno del clero». L'Iran fa paura? «In queste ultime settimane sta sorprendendo il mondo con l'emersione di una forte opposizione interna. Nessuno sospettava che potesse esistere, all'interno di un sistema oppressivo e teocratico, la possibilità di sviluppi tali da indebolire una classe dirigente che da anni mette in pratica una politica minacciosa nei confronti di Israele, Usa e tutto il mondo occidentale».
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