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Ugo Volli
Cartoline
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Stati e Stadi, la differenza è minima, no ? 26/07/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Stati e Stadi, la differenza è minima, no ? "

La differenza linguistica è molto scarsa, una consonante occlusiva dentale che da sorda diventa sonora. Volgarmente, una T che diventa D. Ma sul piano politico si tratta di due cose opposte: la teoria dei "due stati" e quella dei "due stadi". Sto parlando della pace in Medio Oriente, naturalmente. Tutto il mondo crede che i palestinesi si battano per i due stati, invece il loro programma, neanche troppo nascosto, è quello dei due stadi: prima la costruzione di uno stato palestinese, poi in un modo o nell'altro, con le armi o con la demografia e con l'appoggio internazionale, la "liberazione" di quel che resta.  Il progetto della "liberazione per stadi" risale ad Arafat e alla sua interpretazione degli accordi di Oslo, come un "primo passo" della riconquista araba dell'"intera Palestina". Il preteso estremismo di Hamas rispetto alla pretesa moderazione dell'OLP sta solo in questo, che Hamas ha sempre rifiutato la teoria degli stadi (ma adesso ci sta arrivando anche lei). Tutto il resto, islamismo, lotta armata, obiettivo della "liberazione totale" come tappa per la rinascita dell'Islam, è più o meno condiviso.
L'ennesima dimostrazione è arrivata nei giorni scorsi da un'intervista di Rafik Natsheh, membro del comitato centrale di Al Fatah molto vicino al presidente Abu Mazen e presidente della sua corte disciplinare interna, al quotidiano Al-Quds Al-Arabi. Rispondendo a una domanda sulla necessità per Hamas di riconoscere Israele prima di entrare nel governo palestinese, Natsheh ha risposto esattamente come aveva fatto l'uomo forte (si fa per dire) di Fatah a Gaza, Dahlan:
"Fatah does not recognize Israel's right to exist, nor have we ever asked others to do so." [Fatah non riconosce il diritto di esistere di Israele e non ha mai chiseto ad altri di farlo]. "All these reports about recognizing Israel are false. It's all media nonsense. We don't ask other factions to recognize Israel because we in Fatah have never recognized Israel." [Tutti questi discorsi sul riconoscimento di Israele sono falsi, pure chiacchiere dei media. Non chiediamo ad altre fazioni di riconoscere Israele, perché non lo facciamo noi di Fatah]. A una domanda sulla richiesta di togliere dallo statuto di Al Fatah il riferimento alla lotta armata, ha risposto:  "Let all the collaborators [with Israel] and those who are deluding themselves hear that this will never happen. " [Sappiano i collaborazionisti e quelli che si illudono che questo non averrà mai.] Né Fatah né i palestinesi abbandoneranno mai l'opzione della lotta armata, "fin quando durerà l'occupazione", cioè, nel gergo palestinese, l'esistenza di Israele, ma nella prossima conferenza di Betlemme ribadiranno la loro adesione a "tutte le forme di lotta armata".
Chiaro, no? Come la differenza fra la T e la D.

Ugo Volli


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