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L'Opinione Rassegna Stampa
24.07.2009 Il mistero della morte di Arafat
La cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 24 luglio 2009
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Il mistero della morte di Arafat»

Sull'OPINIONE di oggi, 24/07/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Il mistero della morte di Arafat ".

 Arafat en route verso l'ospedale di Parigi

 Come morì veramente Arafat? Di Aids come si sono fatti sfuggire alcuni medici dell’ospedale francese in cui spirò nel novembre del 2004? O di veleno israeliano come si è sempre voluto far credere alle popolazioni di Gaza e della West Bank? Oppure a causa di un complotto in cui insieme a Israele giocò di sponda lo stesso Abu Mazen, come ha raccontato al Jazeera qualche giorno fa in una trasmissione di approfondimento, “Uara al akbar”,cioè “dietro la notizia”, cosa che è costata all’emittente la immediata chiusura della propria redazione a Ramallah? A oggi l’ipotesi più accreditata rimane la prima. In una biografia del leader palestinese uscita nel 2002, lo storico Ephraim Karsh aveva descritto fin nei particolari le abitudini sessuali del rais, con descrizioni accurate di quello che avveniva di notte nell’albergo in Romania, dove Arafat e i suoi fedayin venivano addestrati al terrorismo all’epoca non ancora islamico. Tra una giornata di esercitazione e l’altra, c’erano di mezzo le notti, che le fotocellule segrete, installate in ogni camera dai servizi di Ceausescu puntualmente registravano. Sulla sua morte a Parigi, in un ospedale privato, dopo un viaggio organizzato direttamente dal presidente Chirac, molti hanno ricamato, la tesi più suggestiva è stata quella dell’avvelenamento, responsabili naturalmente gli israeliani. La storia però è andata un po’ diversamente. Ad Ashraf al-Kurdi, suo medico personale per 18 anni, non fu più permesso di visitare il suo paziente dopo che venne diagnosticato il virus. Proprio al-Kurdi, in una intervista al Al-Jazeera, aveva dichiarato apertamente che Arafat aveva contratto l’hiv, ma la dichiarazione ebbe vita breve, perché venne censurata determinando anche una temporanea chiusura della sede di Al Jazeera nei Territori. Allora non ancora divisi tra Gaza e la Cisgiordania. La novità nell’odierno dibattito che coinvolge la “non libera” società palestinese e che adesso il tabù sulla morte di Arafat si è spostato dall’aids ad Abu Mazen. Nel senso che poi questo “outing” al Al Kurdi fu imitato anche da Ahmed Jibril in un’altra intervista, stavolta per la tv dei terroristi hezbollah (Al Manar) molti dei quali palestinesi anche se rigidamente irregimentati dall’Iran. Era il 2007 e tutti nei territori palestinesi sentirono cosa disse Ahmed Jibril a proposito della malattia che aveva portato alla tomba Arafat. Negli anni si sono succeduti almeno due pamphlet sulle presunte responsabilità di Israele che lo avrebbe avvelenato “poco a poco” per ucciderlo senza disobbedire agli Usa che non volevano morisse sotto i bombardamenti dello stato ebraico. Nel 2004 il primo di questi libelli fu creato dalla stessa Autorità nazionale palestinese. Poi ce ne fu un altro nel 2009, di pamphlet, che ha allargato il complotto allo stesso Mahmoud Abbas, cioè Abu Mazen, che sapeva e non disse niente perché voleva succedere al raiss storico dei palestinesi. Questo pamphlet prese a circolare liberamente in Gaza e molto meno liberamente nella West Bank. Resta il mistero quindi sulla morte di Arafat. Ma forse resterà tale: difficilmente la popolazione palestinese potrebbe accettare il fatto che il loro eroe, il leader guerrigliero, è morto come tanti della malattia dei “luti”. Che in arabo significa “quelli che sono come Lot”, cioè il sodomita dell’episodio biblico di Sodoma e Gomorra. Da quelle parti li chiamano ancora così i gay.

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