C'è una connessione tra internet e il Muro Occidentale, il Kotel ? Lo racconta Susanna Nirenstein, su REPUBBLICA di oggi, 23/07/2009, a pag.34, in un articolo dal titolo " Caro Dio ti scrivo via Twitter, così si prega al Muro del Pianto "
Kotel, alcune immagini
Twitter messaggero del cielo. Dopo esser stato il filo rosso che, sorprendendo tutti, ha attraversato - traversa - e tessuto la protesta in Iran, ecco che riappare nel web con un obiettivo ambizioso e stravagante: parlare a Dio. Tweet Your PrayerTheKotel recita il nuovo sito web, ovvero "Connettiti con il Kotel", il Muro del Pianto di Gerusalemme, l´unica parte superstite del Tempio distrutto dai romani nel 70 d. C., un luogo di pellegrinaggio per milioni di fedeli e non solo, ritenuto quasi un canale diretto col Signore degli ebrei, che a centinaia, ogni giorno, lì depositano la loro supplica, il loro pensiero, il loro messaggio (l´ha fatto anche Barack Obama durante il suo ultimo viaggio). Normalmente il foglio va piegato e ripiegato in modo da ficcarlo, con difficoltà, tra molti altri, nelle fenditure millenarie delle pietre. Ora, dall´altra parte del web, a Tel Aviv, c´è qualcuno che riceve e stampa la breve preghiera, la ritaglia e la ripone, con l´aiuto di altre persone che vivono nella capitale ebraica, tra le fessure del Kotel. E così, Twitt Your Prayers, e la velocità dell´idea, fa pensare al rapporto intenso che gli ebrei hanno con la modernità, in una sorta, come ha scritto recentemente David Bidussa, di un "corpo a corpo con la storia" che si manifesta sia nel mondo secolare (nella filosofia, le scienze, il cinema...), sia nella vita religiosa in fondo, con tutti quei marchingegni elettronici che permettono di rispettare più comodamente le rigide regole del Sabato. Dunque Tweet (o meglio www.twitter.com/TheKotel), Your Prayers, e se la preghiera è lunga, mandatela invece a The Kotelymail. com per mail. Per informazioni: www.tweetyourprayers.info Il "servizio" è venuto in mente poche settimane fa a un ragazzo israeliano di 25 anni, assolutamente laico (l´ultima volta che è stato in sinagoga è stato per la sua maggiore età, il Bar-miztvah dei 13 anni), uno studente che vuol mantenere l´anonimato: dopo aver visto l´uso di twitter durante la rivolta di Teheran, si è chiesto cosa poteva fare di uno strumento così potente. La risposta è stata collegare la gente di tutto il mondo a Gerusalemme, e rendere il Kotel accessibile a tutti: mandare una preghiera nel luogo più sacro degli ebrei gli sembra possa aiutare le persone ad essere più ottimiste, più consapevoli dei propri desideri. Il sito è stato messo in rete il 6 luglio e ha già avuto centinaia di adesioni dai cinque continenti (molta America del Nord, del Sud, e Australia). E non solo da ebrei: il che, dice, può portare a una maggiore tolleranza. I brevi messaggi, ovviamente il servizio è gratuito, possono essere privati, o pubblici. Noi su internet possiamo vedere solo quelli "open", alcuni incomprensibili ("Preghiamo per chi è rinchiuso in casa, per i prigionieri, per la libertà, ora", o "Perché la situazione si risolva nel modo che vuoi tu, nel nome di Gesù"), o chiari "Che Gilat Shalit (il soldato rapito tre anni fa da Hamas a Gaza, ndr) viva", così come benedizioni su Gerusalemme, lodi al Signore, piuttosto che "manda la tua pioggia su di noi, su Israele", o "refu´ah shlema" per una guarigione completa. Tra quelli "segreti", ci viene detto, molte preghiere per la pace, e quelle di padri in attesa di un bimbo fuori dalla sala parto: due di loro, nato il bambino, hanno twittato un ringraziamento al Kotel.
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