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Sergio Romano, altre bugie. Risponderà ? 22/07/2009

Due lettere inviate a Sergio Romano al Corriere della Sera:

la prima:

Rispondendo al signor Calabrese, Lei afferma che Gerusalemme, negli intenti dell'Onu con la risoluzione 181 avrebbe dovuto essere una città aperta, ma che  in seguito alla guerra dei 6 giorni, fu proclamata capitale di Israele. Mi permetto di ricordarle che Gerusalemme è stata da sempre la capitale di Israele, anche quando era divisa da una linea di cessate il fuoco  e agli ebrei veniva impedito, in violazione degli accordi armistiziali, di recarsi in preghiera al Muro del Pianto, due particolari che non hanno mai scandalizzato nessuno né suscitato la benché minima protesta.
La possibilità di proclamare Gerusalemme capitale di due stati era stata offerta da Barack a Camp David nel 2000, ma la proposta per quanto imperfetta e discutibile venne subito respinta da Arafat.
Dato che lei se ne intende di storia, mi stupisco che non abbia fatto presente al signor Calabrese che Gerusalemme non è menzionata come "città santa dell'Islam" nel Corano, ma lo  è divenuta a parole  nel 1917, dopo l'occupazione inglese. Nel 1948 però venne occupata dai giordani senza che nessuno si prendesse la briga di proclamarla capitale della Giordania o della Palestina, e solo dopo il 1967 ricominciò ad interessare, in funzione antiisraeliana. La città che fu sede del Tempio di Salomone, viene invocata da venti secoli dagli ebrei che alla fine della cena pasquale, dicono "l'anno prossimo a Gerusalemme", ed è  a maggioranza ebraica fin dal 1835 nella proporzione di circa 2/3 - 1/3.
Se poi vogliamo parlare in arabo, Al Quds è l'abbreviazione di "Madinat Bait Al Maqdis" che vuol dire "Città della Casa del Tempio" dove per Tempio si intende quello di Salomone.
Cordiali saluti
Ester Picciotto

la seconda:

Signor Romano, anche oggi, come spesso, le scrivo per correggere alcuni suoi
gravi errori.
Tralascio qualsiasi osservazione su quanto avrebbe potuto succedere, secondo
lei, se...
La situazione mi sembra già sufficientemente complessa senza bisogno di
aggiungere nuove
ipotesi di lavoro.
Lei scrive poi che nel 67 " la città venne immediatamente proclamata
capitale dello
Stato ebraico". Lei non può certo ignorare che Gerusalemme era da sempre
capitale dello
Stato di Israele, e sede del Parlamento, e non solo dal 67.
Quanto all'imputare, come lei fa, a Netanyahu, sull'argomento del futuro di
Gerusalemme, idee
più estremiste di quelle degli altri primi ministri, si scontra con la
realtà dei fatti: per tutti i primi
ministri che Israele ha avuto non c'è mai stato nessun dubbio sul fatto che
Gerusalemme era,
e sarebbe rimasta, la capitale dello Stato.
Infine lei parla di Gerusalemme "città santa" per i Paesi musulmani; ancora
lei dimentica che
Gerusalemme è così santa per gli islamici che non è mai nominata nel Corano,
e che, tranne
siriani e libanesi (per ragioni puramente geografiche), tutti gli altri
pregano voltando le spalle
a Gerusalemme. Un po' strano per essere una città santa.
In una situazione così complessa, ripeto,  sarebbe bene se almeno chi scrive
sui grandi
quotidiani fosse attento alla precisione delle proprie affermazioni.
Saluti
Emanuel Segre Amar



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