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Ugo Volli
Cartoline
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Le radici di Eurabia anche fuori dall'Europa 22/07/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Le radici di Eurabia anche fuori dall'Europa "

 Un abbraccio fra simili

C'è un'altra storia israeliana che voglio raccontarvi oggi. E' particolarmente significativa, perché vi si incrociano alcune delle linee di contraddizione della società israeliana contemporanea: religione, genere, colore, classe, potere, giustizia. Dunque un paio d'anni fa accade che una donna immigrata dall'Etiopia, povera, dalle origini religiosamente incerte come accade spesso ai fuggitivi dall'Etiopia di origine ebraica, ma regolarizzata sul piano religioso con una conversione, trova lavoro come custode di un parcheggio. Un bel giorno un tipo cerca di uscire senza pagare. Lei fa il suo dovere: si pianta davanti alla macchina reclamando il pagamento, ma lui la travolge trascinandola per una decina di metri sul cofano e poi lasciandola a terra ferita e scappando senza curarsi di lei. Ci sono però le telecamere che identificano la macchina e l'autore del  reato. E' un haredì, studente di yeshivà in possesso di titolo rabbinico che sta studiando per dayan, cioè per giudice religioso (immaginate che bel giudice ne verrà fuori).
Viene sottoposto a processo e chiede di non essere condannato per non avere una macchia che gli impedirebbe di proseguire la sua carriera. Presenta fortissime raccomandazioni dall'establishment rabbinico. Assicura di essere pentito e di voler risarcire la donna. Il giudice, che è uno degli esponenti del mondo religioso nella magistratura che aspira a sua volta a entrare nella Corte Suprema, lo accontenta e sottopone la donna a una forte pressione perché accetti il risarcimento e lo perdoni, il che accade. Nella sentenza scrive anche qualche frase razzista su di lei (qualcosa come "dovrebbe essere contenta, perché in questa vicenda è maturata ed ha avuto il privilegio di essere trattata come una cittadina uguale alle altre"). Al giovane rabbino assegna l'obbligo di un certo numero di giornate di servizio sociale e nessuna condanna formale.
Il caso sembra chiuso, ma intervengono due meccanismi della società israeliana, in senso opposto. Da un lato il caso viene all'attenzione della Corte suprema, che condanna molto duramente l'abuso del giudice, stroncando (si spera) la sua carriera e riaprendo il processo contro lo studente rabbinico, che (si spera) vedrà stroncata anche la sua. Nel frattempo si scoprono dei piccoli precedenti per furto. Dall'altro un tribunale rabbinico haredì, non si capisce con quale motivazione, comunque ufficialemente non al processo, decide di annullare la conversione della giovane etiope, come oggi purtroppo usano fare i tribunali religiosi. La ragazza ricorre.
Non si sa come finiranno i due casi giudiziari, quello civile e quello religioso. Ma una cosa è certa. In questo caso, come in quello della donna haredit che è stata arrestata nei giorni scorsi per aver denutrito volontariamente suo figlio (di cui vi ho raccontato), come dell'altra "donna taliban", coperta da un super-burka di dodici strati, il cui caso di maltrattamenti ai figli era esploso due anni fa e che ora è stata condannata, come per il problema del parcheggio di Gerusalemme aperto di sabato, contro cui gli ultraortodossi hanno protestato in maniera violentissima, spaccando tutto quel che trovavano sulla loro strada, emerge la contraddizione fra uno Stato con la sua legge uguale per tutti e un gruppo che pretende di farsi giustizia da sola, rappresentando valori che lo Stato non ha.
Vogliamo dirla tutta? Ogni tanto questi signori così pii e timorosi del cielo, che si indicano da soli come i soli veri custodi della tradizione religiosa ebraica, a me ricordano i meccanismi sociologici della mafia, almeno di quella tradizionale, che viveva fino a qualche decennio fa: separazione dalla società, uso spregiudicato di tutti i mezzi di ricatto per ottenere il proprio vantaggio, idolatria dei capi, divisione in bande separate ma abituati a riconoscersi a vicenda una legittimità che negano agli altri, pretesa di controllo assoluto del proprio territorio e di non interferenza dello Stato, obbligo degli associati a non usare i meccanismi pubblici della giustizia, riproduzione intergenerazionale dei propri "valori" sottraendo i giovani all'influenza dell'istruzione pubblica, morale privata molto tradizionale, subordinazione assoluta delle donne, ostentazione di simboli religiosi.
Israele è una democrazia moderna, pluralista, sensibile ai diritti delle minoranze, delle donne, di ogni tipo di diversità. E' insidiato da due nemici che non ne riconoscono il diritto, gli arabi e (in diversa misura) gli ultraortodossi dall'altra

Ugo Volli

PS. Qualcuno penserà che esagero, che sono vittima di pregiudizio ideologico. Per convincervi che il problema della lotta degli haredim contro Israele è reale, vi copio qui una notizia tratta dal Jerusalem Post dell'altro ieri. Riguarda Naturei Karta, una delle sette estremiste (insieme a Satmar, a Eda Haredit ecc.) che combattono l'esistenza dello Stato di Israele. La donna che affamava il suo bambino è stata descritta come aderente a questo gruppo. Se andate su Youtube e digitate il nome del gruppo, trovate il filmato del loro incontro con Ahamadinedjad:
" Neturei Karta representatives paid a brief visit to the Gaza Strip on Thursday on a solidarity mission with Hamas leaders. It was the first time envoys from the anti-Zionist, ultra-Orthodox sect have visited the territory since Hamas seized control in June 2007. The sect denounces Israel's existence and traditionally embraces its enemies - including Iranian President Mahmoud Ahmadinejad, whom Neturei Karta members famously hugged at a Holocaust denial conference in December 2006.
Four sect representatives from the US sat down with Hamas Prime Minister Ismail Haniyeh on Thursday, after crossing into the territory through Egypt the night before with dozens of other pro-Palestinian activists. Israel, which maintains a strict blockade of Gaza, would not let them cross through its passages with the territory. "We feel your suffering, we cry your cry," said Rabbi Yisroel Weiss upon arriving Wednesday night. "It is your land, it is occupied, illegitimately and unjustly by people who stole it, kidnapped the name of Judaism and our identity," said Weiss, wearing the black hat, black coat and long side-curls typical of ultra-Orthodox Jews. His delegation left early Thursday. Hamas seeks the destruction of the state of Israel and has killed more than 250 Israelis in suicide bombings. Israel, along with the US and European Union, considers Hamas a terrorist group. During their Thursday meeting, Haniyeh told them he held no grudge against Jews, but against the state of Israel, according to a Hamas Web site.
Neturei Karta, Aramaic for "Guardians of the City," was founded some 70 years ago in Jerusalem by Jews who opposed the drive to establish the state of Israel, believing only the Messiah could do that. Estimates of the group's size range from a few hundred to a few thousand. Representatives of the sect had previously visited Gaza when it was ruled by Fatah. One acted as Yasser Arafat's adviser on Jewish affairs, and a delegation traveled to Paris in 2004 to pray for the Palestinian leader's health as he lay dying in a hospital. Months later, a group participated in a conference in Lebanon with Hamas and Hizbullah militants."

Lascio a voi ogni commento. (uv)


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