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La Stampa Rassegna Stampa
22.07.2009 L'articolo incredibile di Trombetta da Beirut
Perchè non va in una sede più tranquilla ad occuparsi di argomenti meno seri ?

Testata: La Stampa
Data: 22 luglio 2009
Pagina: 9
Autore: Lorenzo Trombetta
Titolo: «Beirut,fermati dieci terroristi, volevano colpire Unifil»

L'articolo di Lorenzo Trombetta sulla STAMPA di oggi, 22/07/2009, a pag.9, dal titolo " Beirut,fermati dieci terroristi, volevano colpire Unifil ",si presta a diverse critiche. Nelle prime righe, Trombetta  chiama " presunti fondamentalisti islamici " gli aggressori delle truppe franco-italiane dell'Unifil. Definiti peraltro dallo stesso esercito libanese " pronti a colpire diversi obiettivi tra cui i caschi blu ". Presunti ? Beh, lo stile di Trombetta è all'acqua di rose, come quando dei soldati italiani scrive "non sembrano poter più dormire sonni tranquilli" , una definizione per lo meno curiosa trattandosi di soldati costantemente sotto il pericolo di un attacco.  Le armi degli Hezbollah sono poi " eventuali ", anche se poi saltano in aria nei depositi illegali, ma per Trombetta sono "eventuali ". Deposito che era, secondo Trombetta, " saltato in aria accidentalmente ". Accidentalmente ? E chi lo ha detto a Trombetta ?  L'umorismo involontario, il più micidiale, raggiunge il massimo quando Trombetta scrive " I caschi blu - fa sapere l’esercito - non sarebbero però nel mirino di Hezbollah e dei suoi seguaci sciiti, bensì di non meglio identificati terroristi ". Non meglio identificati terroristi ? Se Trombetta scrive degli articoli simili, pieni di riserve,ipotesi,paura di chiamare le cose con il loro nome, che ci sta a fare a Beirut, non proprio una sede tranquilla ? I suoi articolo disinformano i lettori della STAMPA, siamo stupiti che, dopo averlo letto, sia stato pubblicato.  Chiediamo ai nostri lettori di segnalarlo al direttore del quotidiano torinese.

Prima presi a sassate dagli abitanti filo-Hezbollah del sud del Libano, poi tornati nel mirino di presunti fondamentalisti islamici: i soldati dell’Unifil, la missione schierata a ridosso del confine provvisorio con Israele e di cui fanno parte circa 2.400 italiani, non sembrano poter più dormire sonni tranquilli. L’esercito di Beirut ha annunciato ieri di aver smantellato una rete di aspiranti attentatori: «in tutto dieci persone di varie nazionalità arabe ma non libanesi», operativi nel sud del Libano, vicini a sigle dell’estremismo sunnita e pronti a colpire diversi obiettivi tra cui i caschi blu.
Quattordici di loro, di cui tre italiani, erano già stati accolti sabato scorso da ripetute sassaiole da parte degli abitanti di Kherbet Selem, località a pochi km dalla Linea Blu di demarcazione con lo Stato ebraico. I residenti sciiti, che costituiscono la base popolare della milizia anti-israeliana, si erano opposti all’ingresso dei militari francesi e italiani. I soldati Onu erano giunti sul posto per indagare sulla presenza di eventuali armi di Hezbollah, la cui presenza esplicita nell’area è bandita dalla risoluzione Onu n.1701, che nell’agosto 2006 aveva interrotto le ostilità tra il Partito di Dio e Israele. L’attenzione dei soldati Unifil a Kherbet Selem era stata attirata lo scorso 14 luglio, quando in un edificio abbandonato era esploso accidentalmente un deposito di armi proprio del movimento sciita. I caschi blu - fa sapere l’esercito - non sarebbero però nel mirino di Hezbollah e dei suoi seguaci sciiti, bensì di non meglio identificati terroristi, affiliati a gruppuscoli ispirati ad al Qaeda, la madre del fondamentalismo sunnita, e basati nei campi profughi palestinesi del sud del Libano.
«Le relazioni tra l’Unifil, la popolazione e l’esercito, così come con la Resistenza (sinonimo dell’ala armata del Partito di Dio) sono buone», ha assicurato ieri il deputato di Hezbollah, Hussein Hajj Hasan, che ha poi però soffiato sul fuoco della polemica scatenatasi nei giorni scorsi sul ruolo della missione Onu: i caschi blu «hanno agito in modo provocatorio» a Kherbet Selem perché, ha detto, «perquisire edifici ed erigere posti di blocco non rientra nelle loro prerogative previste dalla risoluzione n.1701». Sui mezzi militari Unifil sono ancora ben visibili le ammaccature causate dalle pietre e la seconda parte del messaggio, affidato da Hezbollah al suo deputato, è sicuramente giunto al mittente.

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direttore@lastampa.it

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